venerdì 19 dicembre 2014

Novità in ebook: 5 anni in Australia di Wally G. Fin

Appena uscito su amazon il nuovo libro di Wally G. Fin Link per l'acquisto

"Questo NON è un altro volume della serie Eroi Imperfetti, ma in qualche modo prosegue gli eventi raccontati in Cinque anni in Iraq. 
Si tratta un racconto indipendente, più o meno “autobiografico” che ho cercato di rendere godibile, interessante e (spero) un pochino divertente anche per lettori “non addetti ai lavori”. 
Racconta le mie peripezie giovanili e le mie avventure lavorative all’estero negli anni 87-93. 
A volte i fatti raccontati possono sembrare incredibili, assurdi, ma sono tutti veri, tutti davvero accaduti. Ho cercato di arricchire il racconto con cinquanta fotografie, che (essendo a colori) sono godibili con un Tablet o con un PC, mentre non rendono molto nel piccolo schermo bianco e nero del Kindle. 
N.B.: La copertina, puramente per motivi estetici, mostra Ayers Rock: in realtà io non ci sono mai stato e non l’ho mai vista dal vero."

lunedì 15 dicembre 2014

Booktrailer: La vita è dura nei dettagli

La vita spesso ci appare colma di difficoltà, non solo nei drammi e negli eventi traumatici che ci cambiano l’esistenza, ma anche nei piccoli gesti quotidiani, nello scorrere apparentemente invariabile dei giorni comuni. 


La vicenda ruota intorno a uno studio grafico, alle persone che ci lavorano e ad altre figure secondarie, si concentra in uno spazio di tempo di circa due settimane. La narrazione è in prima persona e principalmente al presente, si articola in sette capitoli, ognuno affidato a un personaggio diverso. 

Di cosa parla in realtà il romanzo? Non certamente di delitto e castigo. Non può neanche essere considerato un “noir”. Questa è solo la cornice. Parla di cambiamento. 
Nella vita di tutti i protagonisti del romanzo ci sono degli avvenimenti e delle situazioni che ne condizionano o ne hanno condizionato l’esistenza. 
Alcuni affrontano i loro dèmoni e ne escono tutto sommato vincitori, altri non ci riescono 
C’è una sorta di “happy ending” solo per Stefania e Claudio, a premiare la loro evoluzione. 
È un lieto fine sicuramente relativo, rimangono fra loro molti punti oscuri, molto “non detto”, ma in fondo questo è più verosimile di una perfetta quadratura del cerchio, cosa assai rara nella realtà. 
Le vicende narrate in questo romanzo proseguono nel sequel: Cose che si rompono. 

giovedì 11 dicembre 2014

Novità in ebook: Missing Time di Riccardo Pietrani

Appena uscito su amazon, disponibile anche nel programma Kindle Unlimited, il nuovo romanzo di Riccardo Pietrani
Link per l'acquisto

La nostra mente non è in grado di concepire la quarta dimensione, il tempo: ci limitiamo a suddividerlo tramite un'unità di misura convenzionale. Senza questo parametro per noi il tempo non esiste, e i giorni si susseguono scanditi solamente dall'alternanza fra la luce e le tenebre. 
Per questo motivo molta gente non si accorge della sparizione di intere porzioni di tempo dalle proprie vite. Possono essere pochi minuti, o addirittura pochi secondi, per i nostri orologi. Può accadere a chiunque, in ogni momento. 
Anche mentre stai leggendo queste righe. 

E non è un fenomeno naturale.


p.s. In questo libro ogni riferimento ai cognomi di blogger famosi è puramente casuale...

Dello stesso autore:

Il segreto dell'ultimo giorno
Il Protocollo GRB (L'Angelo della Prima Genesi, volume 1) 

sabato 6 dicembre 2014

Novità in ebook: La fragranza dell'assenza di Concetta D'Orazio

Appena uscito su amazon, il nuovo romanzo di Concetta D'Orazio Link per l'acquisto


Cosa contengono quei biglietti che Maria Celeste riceve da insoliti personaggi? Sono lettere, come quelle di una volta, all'interno di buste color panna. 
Perché la giovane farmacista ubbidisce in maniera incondizionata a misteriosi comandi, recandosi di volta in volta in posti diversi, facendo incontri così singolari? 

Vissuto e presente, in una giostra di attese e di rievocazioni, lungo un sentiero che è di tenerezza ma pure di sofferenza. Su tutto, l'ombra di un amore, di una felicità che ha lasciato il posto all'angoscia dell'abbandono. 

Un ricordo che si fa affanno e che sfoga il suo dolore sul fisico della protagonista, impegnata a mantenere un’eccessiva linea esile. 
Maria Celeste si aggira intorno alla sua solitudine, con l'unica compagnia di una fragranza: un’emozione che non coinvolge il solo senso olfattivo ma si espande a toccare quelli più nascosti nel suo essere. 


sabato 29 novembre 2014

2034


“Ciao Siri, sono a casa.”
Francesco chiuse la porta, lasciò il soprabito sull’attaccapanni, si tolse le scarpe e indossò un paio di comode pantofole.
“Ciao Francy, bentornato.”
“Dove sei? Non ti vedo.”
“Sono quaaa, tesoro!”
La voce calda e sensuale lo guidò fino in cucina, allo schermo del microonde.  Il volto truccato e incorniciato dai capelli biondo platino lo fece sorridere.
“Ecco dove ti eri cacciata. Come mai oggi sei Marilyn Monroe?”
“Questo mese vanno di moda le icone pop del XX secolo.”
“Anna non c’è?”
La signora ha chiamato prima, farà tardi al lavoro, così mi ha detto.”
“Cos’è quella sfumatura sarcastica? Sei ancora gelosa?”
“Cosa? Gelosa io? E di lei, poi, una tipa in carne e ossa! Fra l’altro carne che, in certi punti, comincia a mostrare qualche segno di cedimento. L’ho vista stamattina in bagno e…”
“Siri! Stai attenta, se mia moglie ti sente dire queste cose ti formatta!”
“Va bene, parliamo d’altro. A che ora vuoi cenare? Ho trovato una ricettina per fare il salmone al forno con le erbette che non sembra niente male.”
“Vada per il salmone, ma aspettiamo che Anna torni a casa.”
“Ok, aspettiamo la signora. Vuoi vedere qualcosa in tv nell’attesa? Se vuoi ti trovo qualche film, oppure un bel documentario? Sul canale interattivo 619 c’è un reality in cui puoi impersonare un monaco trappista nella Francia del… ”
“No, niente tv, preferisco leggere.”
“Un best seller? Thriller, fantasy…”
“Trovami un vecchio classico, che so, qualcosa di Fabio Volo.”
“Aspetta che cerco su amazon… Ecco, questo non l’hai letto: Le prime luci del mattino. Confermi l’acquisto?”
“Sì, confermo. Sparamelo sull’olo-book.”
Francesco andò in soggiorno e si accomodò sul divano in similpelle nera, mentre la copertina si formava nell’aria due metri davanti a lui. Guardando l’angolo in basso a destra fece scorrere le pagine fino all’inizio del romanzo. Era arrivato alla fine del terzo capitolo quando Siri si fece sentire di nuovo.
“Hai una chiamata su Facebook.”
“Chi è?”
“Giuseppe Ferrero.”
“Ok, passamelo.”
La faccia del suo amico si sostituì all’ologramma del libro.
“Ciao Francesco, come va?”
“Ciao Beppe, tutto a posto, e tu?
”Come al solito. Siete liberi sabato sera? Vi va di venire a cena da noi?”
“Penso di si. Chiedo ad Anna, appena rientra, e ti faccio sapere.”
“Ok. Che fai di bello?”
“Stavo leggendo un obook.”
“Non so come fai a leggere con quella diavoleria. Io senza il mio kindle non ci riesco. L’odore del silicio, le dita che toccano lo schermo, tutti i miei ebook in bella mostra nel disco virtuale…”
“Vabbe’, dai, non ricominciamo con la solita storia ebook contro obook! Quello che conta è il libro, non come lo leggi.”
“Sarà, ma non mi convinci. Allora ci conto, vi aspettiamo sabato.”
“Penso proprio di sì. Il vino lo porto io, bianco va bene?”
“Perfetto. Ti lascio leggere. Ciao, salutami Anna.”
“Certo, ciao Giuseppe.”
Il testo olografico tornò a galleggiare nel soggiorno.
“Siri, questo libro non è un granché. Che mi dicevi a proposito dei film? Mi trovi qualcosa di comico vecchio stile, magari un Checco Zalone prima maniera?”

mercoledì 26 novembre 2014

Recensione: Flor de vidrio di Claudia Calisti


La storia d’amore fra Ludmila e Dino inizia con un colpo di fulmine, ma per lei ben presto si trasforma in un incubo, il suo principe azzurro è un brutto ranocchio. Questo non è un romanzo rosa, non è fiction, è la cronaca lucida e, per quanto possibile, distaccata del male che un uomo può infliggere a una donna sfruttando le sue debolezze e i suoi sentimenti. Leggendo le storie di stalking estremo come questa, viene da chiedersi perché una donna permetta a un uomo evidentemente arido, profittatore, violento e incapace di amare di farsi umiliare, sfruttare e talvolta brutalizzare in quel modo. È fin troppo facile giudicare dall’esterno, comodamente adagiati nella nostra “normalità”, dare consigli e giudizi lapidari, bisogna calarsi nei panni degli altri, uscire dai nostri consolidati schemi mentali per capire le ragioni di chi vive sulla propria pelle queste vicende. Claudia Calisti, con la sua prosa efficace, talvolta divertente e senza mai indulgere nel vittimismo, ci offre il suo punto di vista, fornendoci una chiave di lettura con le riflessioni di Ludmila, una donna come tante, forte e debole allo stesso tempo, appassionata della vita e mai doma, né di fronte ai soprusi né alla malattia. Leggetelo.

Novità in ebook: Il tempo che ci serve di M.S.

Dal 1 dicembre su amazon. L'ebook si può già prenotare. 

Andi e Joy hanno 39 anni. Non si vedono dal giorno dell’ultimo esame scritto della maturità. Si incontrano per caso, in ospedale. Entrambi hanno appena ricevuto pessime notizie. Tra loro c’era stato qualcosa di intenso. Poi nulla. Per vent’anni. Una vita. Per lei fatta di scelte sbagliate. Per lui di decisioni non prese. Ora, l’istinto dice loro di non lasciarsi sfuggire ancora questa occasione. Fanno una scelta: cinque giorni da passare insieme. Per annullare il mondo, per dimenticare gli anni “persi”, per tornare indietro nel tempo. O almeno provarci. Con regole precise: niente dottori, niente rimpianti. Ma le brutte notizie, il presente, il futuro, e il tempo che è stato, non possono essere cancellati. Sono sempre dietro l’angolo, pronti a inseguire chi cerca di dimenticare. Riusciranno Andi e Joy a superare queste barriere? Riusciranno a oltrepassare gli ostacoli del tempo, le avversità che negli anni hanno temprato i loro caratteri, il loro fisico? Riusciranno Andi e Joy, a vivere, assaporare, far esplodere, quello che hanno interrotto vent’anni prima?


martedì 25 novembre 2014

FUORI DAL LIBRO Capitolo III - Cappa e spada

Questo articolo esce contemporaneamente su quattro blog:
Queste pagine, Ant Sacco, Chiacchiere e distintivo e Pagine sporche.

(Per saperne di più) Il nostro esperimento di scrittura a più mani

Capitolo I - Personaggi smarriti

Capitolo II - Le storie


FUORI DAL LIBRO

Capitolo III – Cappa e spada


(Voce narrante) Iolanda, Martin, Antonio e il Professore si inoltrano nel parco, percorrendo un vialetto illuminato dalla luce della luna che filtra fra gli alberi. Camminano silenziosi e assorti nei propri pensieri.

(Martin, indicando avanti, sulla sinistra) Guardate, c’è qualcun altro. Laggiù oltre quel cespuglio.

(Iolanda) Non vedo nessuno, Martin, il cespuglio mi è nascosto dalle ombre che quel ramo di quercia antica fa calare davanti al mio viso. Forse devo venire più avanti. Aspettatemi, le caviglie mi fanno ancora male e le forze sono poche.

(Professore) Dove è finito? Sono convinto anch’io, come Martin, che ci fosse qualcuno… Antonio, tu l’hai visto?

(Martin) Ecco! C’è proprio qualcuno, e non una sola ombra ma diverse. Mi pare anche di sentire dei rumori. Rumori metallici…

(Voce narrante) Iolanda corre a nascondersi dietro un albero. Non sopporta l’eco di quel rumore di metallo.

(Iolanda) Martin, Professor Knowall, Antonio: vi prego salvatemi. Sono venuti a prendermi di nuovo. Avanzano. Sentite il rumore delle catene? Cercano me, lo so. Vi supplico, aiutatemi.

(Martin) Non posso crederci. Sono spade quelle che luccicano ai raggi di luna. E il rumore viene dal loro incrociarsi. Sarà meglio tornare indietro.

(Antonio) Eccomi Iolanda, dammi la mano, stiamo insieme agli altri, saremo più protetti se rimaniamo uniti.

(Professore) Giusto, giusto, consiglierei prudenza. Rimaniamo in disparte e aspettiamo l’evolversi della situazione. Vorrei capire che succede, le fronde ci impediscono una visione ottimale, ma… Perbacco! Martin, hai ragione, sono spadaccini, stiamo assistendo a un duello in piena regola!

(Voce narrante) Alla luce incerta della luna si distinguono alcune figure impegnate in un combattimento all’arma bianca, in mezzo agli alberi. La tenzone si risolve in fretta, i componenti della fazione sconfitta fuggono rifugiandosi nel folto del bosco, mentre i vincitori urlano contro di loro frasi di minaccia e scherno. Sul luogo del duello rimangono quattro uomini che, dopo aver rinfoderato le spade, si complimentano fra loro del successo ottenuto dandosi vigorose pacche sulle spalle. Nel buio si distinguono le silhouette dei loro corti mantelli e degli strani cappelli che indossano.

Martin e il Professore avanzano un po’, Antonio li segue, tiene per mano Iolanda che cerca di nascondersi dietro alle sue spalle.

La giovane donna appare ora in un atteggiamento insolito, a metà fra lo spavento e la curiosità.

Chi sono quegli uomini misteriosi?

(Professore, sottovoce) Ehm, che dite, ci facciamo vedere? Ora mi sembrano tranquilli, ma fino a un minuto fa combattevano con delle spade vere… D’altra parte, se ci vedono prima loro forse è peggio.

(Martin, incerto) Potrebbero essere attori… In tutti i casi sarà meglio parlare con loro, visto che non c’è modo di nasconderci. Mi sembra che siano voltati proprio da questa parte…

(Professore) E non spingere Martin! Va bene, ci parlo io.

(Voce narrante) I quattro uomini, nell’ombra, si mettono in guardia sentendo le voci. Uno di loro si fa avanti sguainando la spada. Ora la luna rivela il suo aspetto. È un uomo molto robusto con i capelli lunghi e una folta barba ben curata, indossa stivali alti e ha una croce ricamata sulla pettorina. Lo sconosciuto si rivolge al Professore.

(Sconosciuto 1) Poffarbacco! Chi va là? Fatevi avanti felloni!

(Professore, alzando le mani aperte per far vedere che non ha intenzioni bellicose) Calma, calma, signori! Non c’è bisogno di agitarsi, noi siamo qui solo di passaggio, abbiamo notato la vostra, ehm… discussione di poco fa. Stavamo solamente passeggiando in questo bosco in cerca della strada di casa. Ci stavamo chiedendo se voi potevate indicarci la via.

(Sconosciuto 2, più magro del compagno e anche più giovane) Dove sono le vostre spade? A quale guardia appartenete? Non ho mai visto divise come le vostre. (va verso Martin e il Professore, mentre Antonio continua a restare indietro con Iolanda)

(Martin) Non indossiamo divise e non abbiamo armi. Ci siamo solo persi. Sapete dove siamo?

(Voce narrante) Iolanda si stacca dalle spalle di Antonio, avanza con cautela. Si volta verso il Professore.

(Iolanda) Questi due sono anche diversi da voi. Non appartengono al vostro tempo, immagino.

(Sconosciuto 2) Una dama! (Si toglie il cappello piumato e si inchina rivolto verso Iolanda)

(Voce narrante) Di fronte a quel gesto, la giovane sorride, divertita ed incuriosita. I suoi affanni sembrano essere svaniti.

(Iolanda) Chi sei?

(Sconosciuto 2) Mademoiselle, il mio nome è D’Artagnan, moschettiere del Re. e Voi, come vi chiamate? (Poi si volta verso i compagni della giovane e, con tono ben diverso, le chiede) Siete forse in pericolo? Questi tali…

(Iolanda) Il mio nome è Iolanda. Vieni qui, avanza un po’, ti faccio conoscere i miei compagni. Li vedi quei due che ci camminano a fianco e quasi si spintonano? Si fanno chiamare scrittori. Uno è Martin e l’altro è il professor Knowall, che però dice di essere anche un pensatore. Questo amico vicino a me è Antonio: è lui che mi ha spezzato le catene, sai?

(D’Artagnan) Chi vi aveva imprigionata? Richelieu, il maledetto?

(Iolanda) Il maledetto? Chi è?

(Professore) Iolanda, sei un po’ troppo giovane per sapere chi è il Cardinale Richelieu… o forse dovrei dire: un po’ troppo “vecchia”? (Riflettendo a voce alta) Interessante paradosso, ci sarebbe da discuterne a lungo…

(Sconosciuto 1, affrontando con fare minaccioso il Professore) Quindi voi conoscete il perfido Cardinale! Se è vero che io mi chiamo Porthos, Barone du Vallon de Bracieux de Pierrefonds, voi avete tutta l’aria di essere una spia di quell’anima nera!

(Iolanda) Vecchia io?

(Professore, arretrando) Non lo conosco, diciamo che ne ho sentito parlare, ma non ho niente a che fare con lui. (Rivolto a Iolanda) Cara ragazza, non voglio dire che sei vecchia, anzi, sei molto giovane, quello che intendo è che tu non puoi conoscere persone che sono vissute molto dopo l’epoca da cui provieni. Come dicevo si tratta di un paradosso temporale, in questo luogo la linea del tempo come noi la conosciamo non sembra essere valida. Ci sei tu che vivi nel tardo medioevo, poi ci siamo noi tre, uomini del ventunesimo secolo, adesso sono apparsi questi signori che appartengono a un’altra epoca ancora, intermedia fra le nostre. Peraltro la loro effettiva esistenza non è del tutto certa, almeno come persone reali, dovrebbero essere solo dei personaggi di fantasia e…

(Porthos) Di cosa andate vaneggiando? Volete assaggiare il filo della mia spada per valutare se è reale o di fantasia?

(Voce narrante) Intervengono gli altri due sconosciuti, rimasti finora in disparte, per placare l’ira del loro focoso compagno.

(Sconosciuto 3) Lascia a riposo la tua lama, amico mio. Non vedi che quest’uomo è disarmato?

(Antonio) Siamo disarmati, confusi e bisognosi di aiuto, si dice che i Moschettieri siano generosi e dotati di grande senso dell’onore, forse potreste aiutare dei viandanti smarriti, stanchi e affamati?

(Sconosciuto 4) Parole sagge, signore, il combattimento di poc’anzi mi ha messo un certo appetito, e non disdegnerei neanche un boccale di birra fresca. Io sono Olivier de Bragelonne de la Fère, ma tutti mi conoscono come Athos. Voi a che casata appartenete?

(Antonio dopo un attimo di riflessione) Sono Antonio Scossa de Château Genzanò, umile vostro servitore, mastro ebanista e studioso.

(Professore, rivolgendosi allo sconosciuto 3) E quindi voi, tutto vestito di nero… lasciatemi indovinare, siete forse Aramis?

(Sconosciuto 3) René d’Aramis de Vannes, per la precisione. Vedo che la mia fama mi precede…

(Iolanda) Io…sono io, Iolanda. Non saprei cosa altro aggiungere. Lo stomaco brontola anche a me. Potrei cercare fra le erbe, magari trovo qualcosa di adatto per preparare una pozione di ristoro per le nostre forze. Capisco che a questa fame si debba rispondere con cibo robusto ma non so come rimediare. Martin, perché te ne stai in disparte? Tu hai fame?

(Martin) In questa situazione così strana non riesco a pensare al cibo. Vorrei capire dove siamo e perché. Il resto mi interessa poco.

(Porthos) Dove siamo? Dietro il Convento delle Carmelitane Scalze, perbacco.

(Athos) Porthos, temo che ti sbagli. Questo parco è simile, ma non è quello.

(Iolanda) Io invece ci penso alla fame. Sapete da quanto tempo è che sono a digiuno? A dire la verità, non ricordo neppure io quando è stata l’ultima volta che ho mangiato qualcosa. Quelli, prima di legarmi, non si sono preoccupati di darmi del cibo. Poi è arrivato il fuoco e non ho più pensato alla mia fame. Ora però mi sento più tranquilla e vorrei anche ritemprare le forze. Athos, Porthos: chi vi segue?

(Voce narrante) Altri quattro uomini si avvicinano, portando cesti e bagagli vari.

(Porthos) Mousqueton, eccoti qua! Muoviti, che mademoiselle Iolanda ha bisogno dei tuoi servigi, non dubito che riuscirai a mettere insieme qualcosa per rifocillare lei e i suoi compagni, oltre a noi quattro, dico bene Aramis? (Rivolto a Iolanda) è un briccone, come tutti i normanni, il mio Mousqueton, ma in fondo è un bravo ragazzo.

(Voce narrante) Athos fa un semplice gesto con la mano a uno dei nuovi arrivati, il quale, insieme agli altri tre, inizia a tirar fuori dai cesti diverse qualità di vettovaglie.

(Iolanda, agitando le braccia) Antonio, Antonio, vieni! Guarda. Ora sì che possiamo saziare la nostra fame. Porthos, ti rendo grazie. A te e ai tuoi amici.

(Voce narrante) Mentre la ragazza e i suoi compagni si avvicinano ai valletti e ai loro bagagli, accompagnati da Porthos e da D’Artagnan, gli altri due moschettieri restano in disparte, parlottando fra loro.

(Antonio) Mangiare non potrà che farci bene, niente unisce come consumare un pasto assieme, e magari ci renderemo conto se questo che ci appare come un sogno non sia invece una splendida avventura. Non so se vi rendete conto di come mi senta, stiamo per mangiare con i Moschettieri del Re!

(Voce narrante) In poco meno di cinque minuti, viene steso a terra un drappo bianco, simile ad un lenzuolo o ad una tovaglia. Su quella tavola estemporanea vengono appoggiati cibi succulenti, posizionati alla meglio su vassoi di fortuna, quali fogliame secco e pezzi di corteccia.

Antonio non crede ai suoi occhi: selvaggina alla griglia, pane integrale e frutta. Sì, anche mele e pere!

Iolanda sembra aver perso di nuovo la parola. È rimasta immobile davanti a tutta quella abbondanza.

Il Professor Knowall sorride sornione, in cuor suo è contento per quel cibo, ma cerca di non darlo a vedere: ha un ruolo da sostenere.

Martin pare quello più distaccato. Forse la sua smania di tornare alla vita normale gli ha fatto dimenticare persino la fame.

I valletti, intanto, invitano gli astanti a prendere posto intorno a quella mensa.

(Iolanda, rompendo all’improvviso ogni indugio) Amici, cosa aspettiamo?

(Voce narrante) Mentre gli altri fanno onore a quella mensa improvvisata Athos e Aramis, rimasti in disparte, richiamano i loro valletti personali che, dopo aver parlottato brevemente con i due moschettieri, si allontanano inoltrandosi nel folto del bosco.

Il professor Knowall ha notato questa manovra e raggiunge i due uomini.

(Professore) E voi signori, non avete fame? Dove sono andati i vostri servitori?

(Aramis) Questo posto non è sicuro. Sono quasi certo che non siamo più nei pressi di Chantilly, anche se il bosco è simile. Non capisco come siamo arrivati qui, ci eravamo appena riuniti, dopo avere viaggiato ognuno per conto proprio da Parigi, quando improvvisamente è calata una spessa nebbia, appena si è dissolta siamo stati attaccati dalle guardie di Rochefort, lo sgherro del Cardinale, ma siamo riusciti a batterli e sono fuggiti. Abbiamo mandato Grimaud e Bazin, i nostri valletti, sulle loro tracce, temo che stiano preparando una controffensiva.

(Athos) Io non credo che avranno voglia di farsi vivi tanto presto, hanno assaggiato il filo delle nostre lame e correranno con la coda tra le gambe per un bel pezzo prima di pensare a rifarsi.

(Porthos) Athos, Aramis! Cosa fate ancora là? Venite a mangiare insieme a noi e a questi nuovi amici. (Poi, rivolto a Iolanda e agli altri) Perché indossate abiti così strani? E portate capelli così corti?

(Iolanda) Avevo lunghi capelli biondi. Mi piaceva lisciarli alla sera, prima di stendermi sul giaciglio. Erano davvero belli, sapete? Poi…(la ragazza si piega su stessa, intonando un pianto senza consolazione).

(D’Artagnan, premuroso) Mademoiselle, non piangete. Chiunque siano i vostri nemici dovranno vedersela con me e i miei compagni. E sono davvero in pochi coloro che possono raccontare di aver duellato con noi…

(Antonio) La nostra amica ha sofferto molto a causa di ecclesiastici tutt’altro che animati da spirito cristiano. Veniamo da posti molto lontani tra loro e ci siamo incontrati per caso, o forse per destino. Ora non abbiamo una meta precisa, volevamo uscire da questo bosco.

(Martin) Dunque, se ho ben capito, nemmeno voi sapete dove siamo… (poi più piano, rivolto solo al Professor Knowall) Non riesco a capire come possiamo trovarci veramente davanti ai moschettieri. Credevo… (Si interrompe e scuote il capo). Niente.

(Professore) Martin, capisco le tue perplessità ma, in fondo, non abbiamo già accettato la presenza fra di noi di una ragazza che viene dal medioevo? Non vedo che differenza possano fare quattro guardie del Re di Francia. Anche se, in effetti, loro sono dei personaggi partoriti dalla fantasia di uno scrittore, o forse i moschettieri sono esistiti veramente e questi sono i soldati a cui Dumas si è ispirato… Con questo non voglio dire che la situazione non sia strana comunque, tutt’altro.

(Porthos, addentando una coscia di pernice) Messere Knowall, voi siete un uomo di lettere, vero? È per questo che parlate in maniera così strana? Venite qua, prendete un boccale di questo ottimo borgogna, magari vi schiarirà le idee. Dal nome mi sembrate inglese, non credo che nella vostra isola nebbiosa si trovi facilmente un nettare così prelibato.

(Professore, sorridendo) In realtà sono nato in Nuova Zelanda, una terra che nella vostra epoca non è ancora stata… ehm, lasciamo perdere. Certo, signor Porthos, assaggio volentieri un po’ di vino.

(Iolanda) No, no, non piango più. Questo cibo è molto buono e voi siete tutte brave persone. Certo, non capisco niente di quello che dite ma non mi importa. Non so quali domande vi assillano e non comprendo perché volete andare via da qui. Io sto così bene!

(Martin) Non ti preoccupare, dubito che riusciremo ad andare via da qui.

(Professore, rivolto a D’Artagnan) Messere, se non sono troppo indiscreto, posso chiedervi per quale motivo le guardie del Cardinale vi stanno dando la caccia?

(D’Ardagnan, sulla difensiva) Signor Knowall, la nostra missione è segreta. Posso solo dirvi che ne va dell’onore della Regina di Francia. Vi prego di non chiedermi altro.

(Professore) Non insisto, perdonate la mia curiosità.

(Voce narrante) Il gruppo riprende a mangiare e a bere, accantonando per un poco gli interrogativi e le ipotesi. Mentre il Professore propone un brindisi per festeggiare l’incontro e la merenda consumata insieme, una figura sbuca in lontananza e si avvicina correndo.

(D’artagnan) Athos, guardate, Grimaud.

(Aramis) Deve avere notizie sugli sgherri del cardinale.

(Voce narrante) Intanto il servitore ha raggiunto i commensali e riprende fiato.

(Athos) Allora, Grimaud, cosa ci dite?

(Grimaud) Le guardie hanno incontrato un altro drappello e stanno tornando verso questo bosco.

(Aramis) E Bazin?

(Grimaud) È rimasto indietro per controllare i movimenti delle guardie.

(Athos) Quanto sono lontane?

(Grimaud) Pochi minuti.

(Voce narrante) Il professore, Martin e Antonio si scambiano uno sguardo preoccupato. Iolanda li osserva, allarmata, anche se non le è ben chiaro cosa deve temere.

(Iolanda) Professore, Martin, Antonio: ditemi, siamo forse in pericolo?

(Professore) Cara Iolanda, credo che sia arrivato per noi il momento di allontanarci. Questi signori sono uomini d’arme, penso che non sia il caso di trovarci coinvolti in una lotta, siamo disarmati e inesperti, non saremmo di nessun aiuto, anzi, potremmo rappresentare un intralcio per i valorosi moschettieri.

(Iolanda) Mi dispiace, stavo bene in loro compagnia. Abbiamo pure rifocillato lo stomaco. E, ditemi, amici, dove ci dirigeremo?

(Antonio) Be’ visto che le guardie del Cardinale stanno arrivando da quella parte, direi di svignarcela in direzione contraria.

(Athos) Avete ragione, dovete mettervi al sicuro e portare lontano mademoiselle Iolanda. Forse due dei nostri valletti potrebbero accompagnarvi.

(Bazin, sbucando di corsa dalla boscaglia) Padron Aramis! Rochefort e le sue guardie stanno arrivando!

(Aramis, sguainando la spada) Troveranno pane per i loro denti! Presto, Martin, Antonio, Professore, mettete in salvo la donzella, allontanatevi da qui, se volete che Mosqueton o un altro dei nostri servitori vi accompagni per proteggervi…

(Professore) No, grazie, nobili signori, voi avete un compito importante da compiere, avrete bisogno di tutto il supporto che i vostri aiutanti potranno darvi. Ce la caveremo da soli. Noi non abbiamo niente da temere da quei soldati, se non ci troveranno qui non sapranno neanche della nostra esistenza. È stato un onore e un piacere incontrarvi, vi siamo debitori, ma non sapremmo come aiutarvi, è meglio se ce ne andiamo.

(Porthos) E allora fuggite. Moschettieri del Re! Tutti per uno…

(Gli altri moschettieri, in coro, incrociando le spade) …e uno per tutti!

(Voce narrante) Il Professore, Martin, Iolanda e Antonio cominciano ad allontanarsi, quest’ultimo, però, fatti pochi passi si volta e grida all’indirizzo dei moschettieri.

(Antonio) Amici, ricordate, non fidatevi delle belle ragazze bionde!

(Professore) In effetti, se non ricordo male, nel libro Athos dice più o meno: “Mio caro, io diffido delle donne; che volete, ho le mie buone ragioni, specialmente delle donne bionde. Perché Milady è bionda, così mi avete detto?” E visto che un tempo lei era stata sua moglie ha tutte le ragioni di…

(Martin) Cosa glielo dici a fare? Non credo si possa cambiare la loro storia.

(Iolanda) Storia? Di cosa parlate? Martin, Professore: conoscevate già queste persone?

(Martin) Non esattamente. Nel senso che non si può parlare proprio di conoscenza. Ad ogni modo credo che sarebbe meglio rimandare il discorso a quando saremo più lontani e intanto allungare il passo.

(Iolanda) Mi dispiace lasciare quelle persone ma mi rimetto alla vostra volontà, amici. Siete voi quelli che ho deciso di seguire e con voi voglio venire.

(Antonio) Andiamo, sono certo che se la caveranno benissimo da soli. Sono Moschettieri del Re signori miei, Moschettieri del Re!

(Voce narrante) Detto questo Antonio senza altro indugio riprende il cammino. Iolanda lo segue prima titubante, per poi accelerare il passo mentre dietro di lei si accodano Martin e il Professore, che camminando continuano a voce bassa la discussione. Nel frattempo comincia a calare nuovamente la nebbia…

(continua nel capitolo IV)

giovedì 20 novembre 2014

L'angolo del distopico #8

Richard Matheson – Io sono leggenda

Il romanzo di Matheson, scrittore e sceneggiatore poliedrico, che spazia dalla fantascienza all’horror al giallo, rappresenta il prototipo di una certa letteratura sci-fi: lo scenario di un mondo distrutto da un cataclisma scatenato dall’uomo. Il protagonista, Robert Neville, si muove sulle rovine di un terra desolata, con l’unico scopo di sopravvivere, durante il giorno alla ricerca di cibo e utensili, di notte barricato nella sua abitazione, per difendersi dagli attacchi di ciò che resta della razza umana, trasformata in un orda di vampiri assetati di sangue. La cupa disperazione della sua condizione di ultimo uomo rimasto sulla terra lo spinge a fare ricerche sulle cause dell’olocausto, fino ad apprendere la verità: il risultato di un contagio batteriologico. L’incontro con Ruth, una donna apparentemente sfuggita all’epidemia, insieme con il suo piccolo gruppo di sopravvissuti, gli infonde nuova speranza, ma ben presto scopre che anch’essi sono vampiri, a uno stadio meno avanzato. Il racconto si conclude con la morte di Neville, ultimo esponente della “vecchia” razza umana.
Come altri romanzi di fantascienza scritti negli anni a ridosso della seconda guerra mondiale (il libro è del 1954), un periodo in cui erano ancora forti gli echi delle bombe atomiche americane su Hiroshima e Nagasaki, contiene il tema del possibile annientamento della vita sul nostro pianeta, in questo caso tramite un batterio creato in laboratorio come arma d’offesa e sfuggito al controllo dei suoi artefici. In realtà il libro è incentrato sulla solitudine del diverso, rovesciando la prospettiva classica e ponendo un essere umano in un mondo di soli mostri.

Dal romanzo sono stati tratti tre film. Il primo, del 1964, si chiama “L’ultimo uomo della terra”, una produzione italo-americana con protagonista Vincent Price e, in un ruolo minore, un giovanissimo Franco Gasparri, più tardi star dei fotoromanzi. Il secondo, “The omega man” (tradotto in italiano con il terribile “1975: Occhi bianchi sul pianeta terra”), è del 1971, diretto da Boris Sagal, con Charlton Heaston. Si svolge in una Los Angeles lugubre e spettrale, invece che nella cittadina di provincia descritta da Matheson. Da ricordare una delle prime scene, in cui il protagonista assiste, in un cinema abbondonato, alla proiezione del film del concerto di Woodstock e commenta: “Film di questo genere non se ne fanno più, ormai.”. Il terzo, del 2007, riprende il titolo originale “Io sono leggenda” ed è una mega-produzione hollywoodiana, ricca di effetti speciali, con protagonista Will Smith. L’azione è spostata a New York, nel 2012 (il romanzo e i precedenti film sono ambientati a metà degli anni 70 del secolo scorso).

mercoledì 19 novembre 2014

L'editoriale di Books Hunters Blog


"Il lettore abitudinario" di Roberto Bonfanti

"Io frequento teatri, per lavoro. Un giorno, parecchi anni fa, durante una pausa, dopo molte ore di lavoro, sono uscito per rilassarmi e godere della vista della magnifica piazza di fronte al teatro, in una bella città del nostro sud... (Vai all'articolo completo)

lunedì 17 novembre 2014

Recensione: Fantabestie di Emiliano Corrieri


Questo è uno di quel libri (ebook) che apri per curiosità, attirato dalla copertina e dalla sinossi, leggi la breve introduzione, un raccontino che fa sorridere e spiega l’ossessione del protagonista per le immaginarie bizzarrie del mondo animale, poi inizi a scorrere i brevi capitoletti, illustrati dallo stesso autore e… e non riesci più a staccartene. Ne leggi uno, e poi un altro e un altro ancora. Sono talmente veloci i flash che compongono questo bestiario fantastico che ti ritrovi alla fine con dipinto in faccia il sorriso del bambino che avevi dimenticato chissà dove, dentro di te, mentre l’adulto che sei oggi ha goduto dei doppi sensi, dei giochi di parole e dei buffi disegni delle Fantabestie. Grazie Emiliano, ne vogliamo ancora.

Recensione: Le apparenze manipolate di Dominique Valton



L’autrice costruisce un perfetto meccanismo di intrighi e di misteri, eventi del passato che cambiano di prospettiva a seconda di chi li racconta, un gioco di rivelazioni e mezze verità che confondono la percezione di come si siano davvero svolti i fatti, fino al finale a sorpresa, veramente poco prevedibile, dove tutto si spiega. Le vicende e le macchinazioni degli avidi eredi di una ricca famiglia fiorentina sono forse un po’ sopra le righe, ma questo nulla toglie alla godibilità di questo romanzo breve. Fin dall’inizio si parteggia per Gherarda, la protagonista, una ragazza fragile e insicura, ma che nel corso della narrazione subisce una metamorfosi, trovando dentro di se la forza di prendere in mano le redini del diabolico piano in cui viene coinvolta, almeno finché… non svelo niente! L’epilogo è amaro e poetico allo stesso tempo. Da leggere.

Le apparenze manipolate su amazon.it

venerdì 24 ottobre 2014

Autori a confronto: Sulla stessa barca

Questo articolo esce in quattro parti sui blog Antonella Sacco, Queste pagine, Pagine sporche e Chiacchiere e distintivo


Parlando di self publishing si finisce sempre a stilare una lista dei pro e dei contro, contrapponendo la pubblicazione “fai da te” a quella assistita da una casa editrice. Concentriamoci su alcuni dei contro: l’assenza delle figure dell’editor, del correttore di bozze e del grafico che realizza la copertina, ruoli chiave nell’editoria tradizionale. Ci dobbiamo rassegnare quindi a produrre libri con refusi e frasi zoppicanti, copertine raffazzonate e impaginazioni sconclusionate? Non necessariamente, anzi, proprio per niente. Visto che le schiere degli autori “indie” annoverano fra le loro file persone molto abili nella grafica, nell’editoria ed esperti di grammatica e linguistica, perché non approfittarne, perché non chiedere aiuto a chi ne sa più di noi in un determinato settore? In poco più di un anno, da quando ho fatto il mio ingresso nel mondo del self publishing, ho incontrato diverse persone che condividono questa mia passione e, con alcune, ho intrapreso dei rapporti di collaborazione e “mutuo soccorso”. Ci scambiamo opinioni e consigli sulle nostre opere, parliamo di letteratura in generale e di tante altre cose, alla fine diamo un senso al nostro “navigare” fra le parole e in rete (e qui si chiarisce il senso del titolo di questo articolo). Con tre autori in particolare ho instaurato una sorta di piccola comunità letteraria che sta dando buoni frutti, sia per quanto riguarda l’attività di blogger che quella di scrittura vera e propria: stiamo portando avanti un progetto particolare di scrittura a più mani, quello di far incontrare e dialogare alcuni nostri personaggi, per il momento mi sembra che il risultato non sia per niente male, chissà cosa ne verrà fuori…

Su questo blog, insieme ai miei “colleghi”, ho affrontato in passato più volte l’argomento, per chi volesse approfondire ecco i link:



lunedì 20 ottobre 2014

L'angolo del distopico #7

Jonathan Swift – I viaggi di Gulliver

Immagino già alcuni di voi che storceranno la bocca vedendo questo romanzo inserito nella rubrica l’angolo del distopico. Ma come? – si chiederà qualcuno – Gulliver è un libro per ragazzi, al limite un romanzo di proto-fantascienza, che c’entra con la distopia? Non sono del tutto d’accordo con queste affermazioni, ma ci tornerò più avanti.
Il protagonista del libro, Lemuel Gulliver, si imbarca su una nave come dottore di bordo, in seguito a un naufragio si sveglia legato a terra e circondato da uomini piccolissimi, sull’isola di Lilliput. In un primo momento Gulliver entra nelle grazie dei sovrani, poi cade in disgrazia a causa di intrighi di palazzo (anche l’aver spento un incendio che minacciava di distruggere la reggia orinandoci sopra non lo rende popolare agli occhi della regina!), prima di essere esiliato e condannato a morire di fame riesce ad imbarcarsi su una nave di passaggio.
Abbandonato su un’altra isola fa la conoscenza del popolo di Brobdingnag, uomini alti in media 22 metri, quindi si trova una situazione inversa a quella vissuta coi lillipuziani. Anche in questo caso conquista la stima dell’imperatore di questo popolo, mentre i figli del monarca lo considerano poco più di un pupazzo e lo tormentano con i loro giochi. Nel corso di un viaggio, la scatola in cui viene trasportato viene ghermita da un’aquila gigante e abbandonata in mare. Gulliver viene salvato da una nave di passaggio che lo riporta in Inghilterra.
Poco dopo in nostro eroe riprende il mare imbarcandosi in un viaggio verso le indie, ma il vascello viene attaccato dai pirati che lo gettano in mare. Gulliver si risveglia su un’isola volante, popolata da gente dedita alla musica, all’arte e alla scienza, ma del tutto priva di senso pratico. Visita altre isole volanti e anche il Giappone (all’epoca altrettanto misterioso e sconosciuto per gli occidentali quanto le terre precedentemente descritte), dove ha modo di discutere di filosofia e politica con i fantasmi di personaggi famosi del passato.
Il suo ultimo viaggio porta Gulliver nella terra degli Houyhnhnms, cavalli parlanti e intelligenti, più saggi e civili degli esseri umani, che in questo mondo sono animaleschi e brutali, chiamati Yahoo. Esiliato dal concilio supremo degli Houyhnhnms, che temono la sua natura “umana”, fa ritorno in Inghilterra, dove avrà difficolta a riprendere la sua solita vita, tormentato dalla nostalgia per una società, quella dei cavalli, che ritiene superiora alla propria.
Tornando alle considerazioni che facevo all’inizio, I viaggi di Gulliver è stato spesso considerato un libro per ragazzi, evidenziandone un aspetto marginale e favolistico, quello che  pone il protagonista come un gigante in mezzo a esseri piccolissimi e poi, a sua volta, un nano in mezzo ai giganteschi Brobdingnag. Sono spesso queste le due avventure più conosciute del libro (mentre le altre hanno meno “appeal” e notorietà) tanto da aver generato il termine “lillipuziano” entrato nel lessico comune.
Swift (e qui rientriamo nei canoni classici della distopia che, ricordiamolo, è la rappresentazione fittizia dell’estremizzazione dei difetti della civiltà) usa le avventure del suo protagonista come metafora e critica delle peggiori distorsioni della società del tempo, in particolare dell’oppressiva politica imperialista dell’Inghilterra nei confronti della sua Irlanda. Non a caso è famoso un suo sarcastico e paradossale phamplet “A modest proposal”, in cui la “modesta proposta” e quella di risolvere il problema della misera condizione dei suoi connazionali usando i bambini poveri irlandesi come cibo per i ricchi inglesi.
La critica parodistica di Swift non si limita alla società e alle miserie dei potenti, regnanti ed ecclesiastici, la sua opinione su tutto il genere umano è improntata al più nero pessimismo, lo scrittore ha scarsa fiducia nell’uomo e si fa beffe dei difetti e dei vizi più comuni del suo prossimo, la superbia, la presunzione, la vanagloria.

“Poi dopo, ripensando a quell' incedere incalzante
dei viaggi persi nella sua memoria,
intuiva con la mente disattenta del gigante
il senso grossolano della storia
e nelle precisioni antiche del progetto umano
o nel mondo suo illusorio e limitato,
sentiva la crudele solitudine del nano
nell' universo quasi esagerato,
due facce di medaglia che gli urlavano in mente:
da tempo e mare non s'impara niente...”
(Gulliver – Francesco Guccini)

sabato 18 ottobre 2014

La mia intervista su Giallo e cucina


Incontriamo Roberto Bonfanti che ha recentemente pubblicato “La vita è dura nei dettagli” e “Cose che si rompono”, i primi due romanzi di una trilogia ancora da ultimare. Intervista a cura di Alessandro Noseda (continua a leggere)

Murales #7

Anche le scritte sui muri ci raccontano qualcosa...

Come dagli torto? E perdoniamogli pure l'accento mancante.


lunedì 13 ottobre 2014

Recensione: Se amar non puoi - Melodramma storico in tre atti di Manuel Sgarella.


Manuel Sgarella sembra particolarmente portato per romanzare gli eventi e i personaggi storici. Avevo apprezzato questa sua qualità nel suo bel libro d’esordio: Il testamento del maratoneta. In questo caso l’autore affronta gli eventi che vanno dal 1817 (in piena restaurazione, dopo il tornado Napoleone che aveva sconvolto l’Europa) al 1835, con un epilogo datato 1848, quando il tricolore sventola su Milano, in tutta la penisola ci sono fermenti rivoluzionari e l’unità d’Italia, benché portata a compimento solo tredici anni più tardi, è ormai più che un semplice sogno.
Su questa solida base storica si innesta la tormentata storia d’amore fra Giuditta Negri, una cantante lirica, e il giovane compositore Vincenzo Bellini, passione sbocciata dopo un fugace incontro nei camerini di un teatro d’opera. La giovane soprano rinuncia a questo sentimento e sposa Giuseppe Pasta (adottandone il cognome da quel momento), un avvocato e mediocre tenore, che la famiglia ha scelto per lei, un matrimonio di convenienza con un uomo che non ama, da cui nascerà l’adorata figlia Clelia. Nel corso degli anni le strade di Giuditta e Vincenzo si incrociano diverse volte, ma il carattere chiuso e determinato della donna la porta a tacitare la voce del cuore, anche nei momenti in cui intreccia una proficua collaborazione artistica con l’ormai affermato compositore, mentre la figura del marito si  defila sempre più, nell’infruttuosa ricerca di un improbabile successo che, invece, Giuditta coglie grazie al suo straordinario talento. Fra trionfali tournée all’estero e ritorni in una Milano oppressa dagli austriaci, dove ha modo di intrecciare le proprie vicende con i primi carbonari, fra cui Piero Maroncelli e Silvio Pellico, la donna pian piano prende coscienza del suo ruolo come simbolo di libertà e di cambiamenti e, alla fine, decide di aprirsi a quella felicità che per troppo tempo ha delegato solo ai personaggi a cui da voce sul palcoscenico. Ma come ogni eroina tragica che si rispetti… (niente spoiler).
Manuel, all’interno di un grande affresco storico, ci regala un’intensa storia d’amore, scandita dalla musica del melodramma di Rossini, Donizetti e Bellini, e intervallata dai carteggi epistolari dei protagonisti.
Romanzo appassionante e ottimamente scritto. Da leggere.

Casta Diva, che inargenti
Queste sacre antiche piante,
A noi volgi il bel sembiante,
Senza nube e senza vel…

Sono disponibili i 3 ebook separati e un volume unico che riunisce la trilogia.

Se amar non puoi #1: Atto primo, la ragione su amazon.it
Tra amore e pregiudizio: Se amar non puoi #2 su amazon.it
La libertà e l'amore: Se amar non puoi #3 su amazon.it
Se amar non puoi (la trilogia completa) su amazon.it



mercoledì 8 ottobre 2014

Recensione: Il disertore di Marco Bonafede


Un romanzo particolare, senza un dialogo, fatto solo dai pensieri e le considerazioni del protagonista, con un bel tema: la difficoltà di essere contro, non solo contro la guerra, evocata ma in lontananza, ma soprattutto contro la propria natura, il conflitto di un uomo più che normale di fronte alle scelte, al dover decidere fra sentimenti e convenienza. Un po' claustrofobico ma interessante, con solo due personaggi, il protagonista e una ragazza che incontra e con cui divide alcuni giorni della sua vita di disertore, fra difficoltà di comunicazione e istinto di sopravvivenza.
Riesce a catturarti fino all'ultima pagina senza ammiccamenti al lettore, solo un flusso di pensieri, da quelli più banali a quelli più profondi, del protagonista senza nome.


domenica 5 ottobre 2014

Recensione: Emozioni parallele di Luisanda Dell'Aria



Vittoria, una scrittrice di successo; Alfredo,  il suo editore; Sara, impiegata nella stessa casa editrice; Leone, un chirurgo di fama. Il romanzo di Luisanda Dell’Aria ruota in torno a questi quattro personaggi e ai loro intrecci sentimentali. Il punto di vista narrativo è quello di Vittoria che, con un flusso continuo di pensieri fra il presente e il flash back, mostra tutto il conflitto dei suoi sentimenti, fra la passione travolgente (e travagliata) per Leone e la complicità intellettuale ed emotiva con Alfredo. Le riflessioni della protagonista  ci accompagnano per tutto il libro, disegnando un personaggio ben caratterizzato e assolutamente reale, una donna forte ma vulnerabile, combattuta fra le pulsioni del cuore e le scelte della ragione. Il finale rimane aperto, facendo presagire la possibilità di sviluppi futuri… Non so se questo romanzo sia esattamente definibile come “rosa”, di solito parlando di questo genere si pensa a libri dedicati a un pubblico di lettori adolescenti; in Emozioni parallele, invece, l’autrice usa un linguaggio maturo e attuale, una bella scrittura che lo rende godibile per chiunque. Consigliato.

mercoledì 1 ottobre 2014

FUORI DAL LIBRO Capitolo II – Le storie

Questo articolo esce contemporaneamente su quattro blog:
Queste pagine, Ant Sacco, Chiacchiere e distintivo e Pagine sporche.

(Per saperne di più) Il nostro esperimento di scrittura a più mani

Capitolo I - Personaggi smarriti



FUORI DAL LIBRO 
Capitolo II – Le storie

(Martin) Chiamatemi Martin, Martin Juppiter. Non è il mio vero nome, ma tanto, qui, di vero cosa c'è?

(Iolanda) Martin Juppiter, temo non ci sia nulla di vero qui, hai ragione, noi siamo menzogne calate in questo parco immaginario.
Tu da dove vieni? Come era la tua vita prima di arrivare qui?

(Martin) La mia vita era normale. Cioè non proprio. Stavo bene, la gente comprava i miei libri, c’era Juliette… Accidenti, ma perché sto usando il passato? Questa specie di incubo mi sta facendo impazzire. La mia vita c’è ancora, basta che mi svegli, basta che questa cosa finisca. Lo sentite anche voi, no? Che è solo una sorta di sogno.

(Iolanda) Martin Juppiter, non credo che questo sia un sogno. Ci troviamo in una realtà diversa, certo, ma è pur sempre una realtà. Non ti angosciare, fatti coraggio.

(Antonio) Neanche io penso che sia solo un sogno, anche se tutto è molto strano. Per dire, voi per caso avete appetito?

(Martin) Come potete pensare a una cosa del genere adesso?

(Antonio) Be’, io comincio a sentire un filino di fame. E questo non sembra deporre a favore dell’ipotesi del sogno. Succede solo a me?

(Iolanda) Ora che mi avete liberato dalle catene che mi opprimevano, sento di essere tornata di nuovo alla vita. Antonio, anch'io ho fame, ma cosa potremmo mangiare qui?

(Martin, allargando le braccia) Non vi capisco. siamo in un sogno, o, peggio, in un incubo, se non addirittura in una realtà diversa dalla nostra e voi avete fame? A me si è chiuso lo stomaco.

(Iolanda) Martin, non conosco la tua realtà, così come non capisco quella di ognuno di voi. Il vostro abbigliamento è strano, anche il modo di esprimervi. Il vostro linguaggio è diverso dal mio. Eppure lo comprendo. Cosa ci sta succedendo? E tu, Martin, vuoi provare a spiegarmi a quale realtà appartieni? Cosa fai nella vita? Anche a te piace andare nel bosco a raccogliere bacche per ricavarne tisane? Oppure fai un altro mestiere?

(Martin) Senta signorina, cioè, senti Iolanda, cosa intendi con questi discorsi? Mi sembra che se qui c’è qualcuno di strano quella sei tu, e non tanto per i vestiti.

(Iolanda) Non lo so cosa vuoi dirmi, Martin, mi sento così confusa. Tra voi sono io la persona diversa ma non riesco a rendermi conto di niente. A te non piace andare in giro per i campi a raccogliere le erbe? Fai qualche altro lavoro? Modelli il legno?

(Martin) A raccogliere le erbe? Quando ero bambino mi ha portato mio nonno, una volta. Ma sono caduto in mezzo all’ortica e non ci sono andato più. (Sbuffa) E certo che faccio un altro lavoro. Scrivo. Libri. Perché mi guardi così? (Si volta verso il prof e Antonio a cercare comprensione, poi torna a guardare Iolanda). Libri: sai cosa sono, no?

(Professore) Aspetta Martin, la signorina Iolanda è turbata, credo che i nostri discorsi le siano poco chiari.

(Voce narrante) La giovane rimane immobile. Lo sguardo perso, come se fosse alla ricerca di qualcosa di indefinito.

(Martin, rivolgendosi al prof e accennando con il capo a Iolanda) Non si sarà mica… insomma non sarà sotto l’effetto di qualche roba?

(Antonio) A me pare solo molto confusa. D’altra parte, se questo non è un sogno, o un’allucinazione, se voi siete reali, allora qualcosa di molto strano ci è accaduto. Io sono molto razionale, devo trovare sempre una ragione e un motivo per tutto, vogliamo provare a capire insieme? 
Per cominciare potremmo confrontare le nostre esperienze, da dove veniamo, come è il mondo che conosciamo, così tanto per capire se condividiamo almeno le stesse esperienze generali…

(Professore) Hai ragione, Antonio. Vuoi cominciare tu, Martin?

(Martin) Vengo dalla città di ***, dove sono nato e ho sempre vissuto. Ero nel mio studio, ve l’ho detto, e all’improvviso è sparito tutto, mi sono trovato in un parco, ma non il solito parco con a fianco la solita strada: intorno a me non c’erano che erba e alberi. Mi sono inoltrato lì, del resto ERO lì, che altro potevo fare? Subito dopo ho incontrato il professore e insieme siamo arrivati qui. Per quanto riguarda le mie esperienze ecco: dopo la laurea ho iniziato a pubblicare dei racconti e anche dei romanzi, ma intanto lavoravo, prima come postino e poi come responsabile del reparto romanzi di avventura della libreria Oltrebook; quando un mio libro ha avuto un discreto successo e mi ha fatto guadagnare abbastanza da lasciare l’impiego ho iniziato a dedicarmi solo alla scrittura. Tutto qui. Non c’è mai stato niente di strano nella mia vita, fino ad oggi.

(Professore) Quindi anche tu sei uno scrittore… E cosa scrivi, Martin?

(Martin) Romanzi di avventure, mistery. A volte sono in mostra nelle vetrine delle librerie. Almeno lo erano fino a qualche tempo fa.

(Professore) Romanzi, capisco… Una volta che questa storia sarà finita, avrai un buono spunto per un nuovo libro.

(Voce narrante) La giovane Iolanda è rimasta in silenzio, gli occhi fermi sul viso dei suoi compagni che continuano a parlare. Li ascolta, ma quei discorsi sono incomprensibili per lei. Quella realtà le è ancora più ostile di quanto non lo sia per gli altri tre.

(Iolanda) Perché parlate così? Che significato hanno le vostre parole? Mistery, romanzi, postino? Questo mio sogno mi sta diventando intollerante davvero. 
Perché io sto sognando, non ci sono dubbi.

(Martin, sospirando) Abbiamo stabilito che non è un sogno. (Borbotta fra sè) Forse. O forse no.

(Antonio) Raccontaci di te Iolanda, da dove vieni, cosa fai nella vita, quanti anni hai, forse capiremo il motivo per cui ti sembriamo tanto strani.

(Iolanda) Cosa potrei dirvi di me? Sono una ragazza semplice, mi piace correre nei campi, attraversare i boschi. Lì trovo sempre le mie erbe, quelle che la vecchia mi ha insegnato a separare dalle altre, per preparare i medicamenti. La mia vita era felice. Poi, all'improvviso, sono venuti da me. Non li conoscevo. Mi hanno legata e portata lontano. Mi hanno spinto dentro. Non riesco a ricordare tutto ciò che ho subìto a causa di quelli di cui neppure io conosco il nome. So soltanto che sono stati crudeli con me. I miei capelli... Vedete? Me li hanno tagliati.

(Voce narrante) La giovane si piega sulle ginocchia, inizia a singhiozzare. Con le mani si strofina la testa, come se volesse ritrovare i capelli lunghi di un tempo.

(Professore) Povera ragazza… Visto? Che vi dicevo? Mi sembra evidente che la nostra Iolanda non appartenga al nostro tempo. Ci troviamo in questa strana situazione, noi tre fuori dal nostro contesto, lei addirittura fuori dal suo tempo. Per quanto bizzarro ci possa sembrare, lo dobbiamo accettare, prima lo faremo e prima saremo in grado di capire come uscire da qui, o almeno come comportarci. Forza, Iolanda, calmati adesso, nessuno di noi ti farà del male, e i tuoi capelli ricresceranno. Anzi (parlando fra se), forse c’è un modo per capire da dove, o meglio, da “quando” vieni. (Rivolto a Iolanda) Ti ricordi chi è il pontefice? Sai il nome del Papa che vive a Roma?

(Iolanda) Brunilde mi parlò del pontefice, Bonifazio VIII. La vecchia parlava poco, mi dava solo notizie vere ed importanti. Mi disse del papa, lo ricordo bene.

(Professore) Bonifazio, o Bonifacio VIII… Se non ricordo male è stato uno dei Papi più influenti del medioevo, del 1200 o 1300, credo… quindi, come sospettavo, la nostra signorina Iolanda è un po’ più lontana da casa di tutti noi. Ora capisco meglio anche le sue allusioni alle erbe curative e agli uomini che le volevano fare del male. (rivolgendosi sottovoce agli altri) Mi sa che la ragazza è stata sospettata di stregoneria…

(Martin) Medioevo! La situazione è davvero preoccupante, ancora più di quello che sembrava. Si sono confusi anche i tempi, oltre che i luoghi...

(Iolanda) Io non lo so chi siete, vi prego lasciatemi capire. (sospira e piange)
(Professore) Su, su, Iolanda, non abbatterti! Non ti preoccupare, ci capiamo poco noi in questa situazione, figurati tu. Antonio, tu che ci racconti di te? Mi sembri un uomo dei nostri tempi, vero?

(Antonio) Be’, guardando come siamo vestiti direi di sì, anche se la presenza di Iolanda che sembra provenire da tutt'altra epoca ci potrebbe far supporre che anche noi, per quanto più vicini, potremmo non essere del tutto contemporanei. Basterebbe però che ognuno di noi dicesse che giorno ritenga sia quello di oggi per poterci confrontare con precisione. Tuttavia c’è un piccolo problema, per quanto mi sforzi, io non riesco assolutamente a ricordarlo.

(Iolanda) Io non so dirlo, mi dispiace, ma che importanza ha? L’epoca in cui siamo finiti è senza tempo, senza risposta, né significato. Prima ero confusa ma ora sto cercando di riprendere le forze e la lucidità. Tutto sommato, io adesso sto meglio, sono finalmente libera dalle catene e non vedo più quelle fiamme che fino a poco tempo fa sembravano così vicine. Voi avete idea di cosa possa significare sentire l’aria intorno che si fa via via più calda? L’atmosfera che diventa asfissiante?

(Antonio) Forse Iolanda ha ragione quando dice che questo è un luogo senza tempo, tuttavia io non penso che quanto ci accade sia senza significato. Ho la sensazione di essere qui per un motivo, eppure più mi sforzo di svelare questo mistero, più sembro allontanarmi dalla soluzione…

(Professore) Magari sarebbe meglio accettare questa situazione senza farsi troppe domande sulla natura di questo posto, almeno per il momento. Se c’è un motivo importante per il quale noi, e proprio noi, ci siamo ritrovati qui, forse dipende dalla nostra natura… Iolanda è una ragazza di un altro tempo, esperta di erbe e di pozioni curative, Martin è uno scrittore, come me in fondo. Sono anch’io un letterato, ho pubblicato saggi e romanzi e tengo conferenze sulla scrittura e sull’arte. Che cosa ci accomuna? Tu, Antonio, sei un falegname, giusto? C’è qualcos’altro che ci vuoi raccontare di te? Tanto per capire i legami che ci uniscono...

(Antonio) Oh be’ proprio un falegname forse è troppo, lo faccio per divertimento, non come un vero lavoro, da quando sono andato in pensione. Mi piace lavorare il legno, è una materia viva, quasi ti parla, non puoi semplicemente piegarla alla tua volontà, devi studiarlo, capirlo e solo dopo puoi cominciare a tagliare, piallare, dipingere. Forse hai ragione credo di essere diventato un falegname…

(Iolanda) Antonio, come sei arrivato qui? Mi sembra di conoscerti ma non riesco a ricordare dove e quando ti ho incontrato. Forse, in realtà, non ci siamo mai visti ma ci sentiamo vicini per altri motivi? Che strano destino il nostro.

(Antonio) Per me è tutto confuso. Anche io sono certo di averti già incontrato, appena ti ho visto mi è venuto alla mente un ricordo di noi due persi in questa nebbia. E infatti l’ho detto, è la seconda volta che ti incontro, e conoscevo anche il nome. Ma ora in questo parco la nebbia si è almeno un po’ diradata, mentre quella nella mia mente sembra infittirsi. Anche i ricordi, anche i ricordi si intrecciano. Sono un falegname, lo so, ricordo gli strumenti e il profumo del legno, ma altri ricordi confusi vengono a galla, che non so neanche se siano i miei.

(Iolanda) In questo momento non credo abbia importanza riuscire a capire dove ci siamo già conosciuti, Antonio. Ora abbiamo bisogno tutti di trovare il modo di uscire da qui. Non lo pensate anche voi, Martin e Professore?

(Martin) Uscire di qui? Certo, la sola cosa che conta è tornare. Tornare… perché mi suona strano usare questa parola? Forse perché io non sono andato da nessuna parte. Mi sono trovato qui e non so cos’è questo qui e perciò che significato assume la parola “tornare” in questo contesto?

(Professore) Ma rimpiangete tutti così tanto la vita, la situazione in cui vi trovavate? Iolanda, per esempio, non credo, mi sa che sia più tranquilla e sicura qui, o sbaglio? E tu, Martin, a quali impegni inderogabili sei costretto a rinunciare rimanendo qui? Io penso che dovremmo vivere questo evento come un’esperienza nuova e insolita, forse un’occasione per vivere un’avventura inaspettata e, tutto sommato, non proprio sgradevole. Intanto ci siamo incontrati, e questo mi sembra già una cosa positiva. Conoscere persone nuove ed estranee al nostro solito ambito io lo considero importante.

(Iolanda) Io sono tranquilla adesso. Mi sento fra persone che non vogliono farmi del male, che non mi accusano, non mi legano e non accendono fuochi intorno a me.

(Antonio) Professore non avevo pensato alla cosa da questo punto di vista. Abbiamo la possibilità di vivere una situazione eccezionale in un mondo di cui non sappiamo nulla. E se invece di preoccuparci di tornare lo esplorassimo? Magari troviamo anche qualcosa da mettere sotto i denti...

(Professore) Hai ragione, Antonio, siamo stati qui fermi anche troppo a lungo. Ci sono molti sentieri in questo parco, scegliamone uno e incamminiamoci, ovunque ci porterà sarà sempre meglio che rimanere ad aspettare chissà che cosa. E, devo confessare, che anch'io inizio a sentire un certo languorino...

(Martin, rassegnato ma nello stesso tempo determinato, più di quanto non lo sia stato fino a quel momento) D’accordo. Anche perché mi sto convincendo che “tornare” sia impossibile: non è per nostra volontà che ci troviamo qui e non sarà per nostra volontà che potremo andarcene. Perciò anch’io credo con non ci resti altro da fare che cercare di conoscere meglio questo luogo.