mercoledì 28 gennaio 2015

Novità in ebook: La grande menzogna di Antonella Sacco


Esce oggi su amazon il nuovo romanzo di Antonella Sacco Link per l'acquisto

Hank, cameriere in un bar di periferia, sogna di cambiare vita. 
Non può immaginare che la morte di un cliente, avvenuta proprio nel bar, possa offrirgli l'occasione tanto sperata. Quando se ne rende conto cerca in tutti i modi di coglierla, ma niente si ottiene senza dare qualcosa in cambio. 

Una storia nella storia, un romanzo in cui si narra di scrittura e scrittori, di successo e amore sotto un velo di ambiguità e di mistero. 

sabato 24 gennaio 2015

Recensione: 5 anni in Australia di Wally G. Fin


Come nel precedente “5 anni in Iraq” Wally G. Fin ci racconta dei suoi anni da ingegnere trasfertista, questa volta impegnato nella costruzione di un mega-impianto di liquefazione gas in Australia, alla fine degli anni ottanta. L’ironia, il disincanto e la profusione di particolari rendono la lettura molto piacevole, l’autore pone l’accento sui rapporti umani della sua avventura lavorativa, pur senza tralasciare le necessarie spiegazioni tecniche, utili per inquadrare la difficoltà e la portata del lavoro necessario alla realizzazione di tale impianto. Così, fra contrasti insanabili con qualche dirigente, turni di lavoro massacranti e interminabili, approccio creativo ai problemi di costruzione, difficoltà di adattamento a clima e fauna inclementi, battute di pesca e barbecue pantagruelici, la prosa lineare, precisa e dettagliata di Wally ci accompagna dalla prima all’ultima pagina di questo ebook che mi è piaciuto molto, forse anche più del precedente. Molto interessanti le foto che accompagnano il testo. Lo consiglio assolutamente.

lunedì 19 gennaio 2015

Aggressività social


State guidando, un altro automobilista non vi da la precedenza alla rotatoria. Nove volte su dieci lavate l’affronto a colpi di clacson, gestacci e insulti. Nei casi estremi ci scappa la rissa, alcune volte, purtroppo, si va anche oltre... (continua a leggere su Books Hunters Blog)

lunedì 12 gennaio 2015

Intervista a Riccardo Gavioso

Quattro chiacchiere con Riccardo Gavioso, autore di Numeri a perdere (vedi recensione)

1. Ciao Riccardo, benvenuto su Chiacchiere e distintivo. Due parole su di te per il lettori?
Uso il risvolto di copertina per presentarmi: nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere e torna a vestire i confortevoli panni del lettore, che, pungolato da alcuni amici, abbandona saltuariamente. 

2. In passato hai condotto un blog di grande successo.
Ci vuoi parlare di questa esperienza?
Il blog nacque nel 2007 per dare visibilità a un libro di racconti autopubblicato:  erano i tempi pionieristici del self. Dopo una settimana contavo un dozzina di visite, probabilmente di utenti sperduti nella ragnatela del web. Non poteva funzionare, così  lo trasformai in un cattivissimo blog di taglio satirico e giornalistico, che, grazie agli aggregatori come OKNOtizie, in grado di moltiplicare i lettori assicurando visibilità sui principali mezzi d'informazione, crebbe molto, arrivando a picchi di ventimila persone al giorno. Morì una sera che, arrivato a casa tardi dal lavoro, mi ritrovai con oltre trecento commenti a cui rispondere: feci le cinque del mattino e, a malincuore, decisi di smettere.

3. Numeri a perdere, come nasce?
Nasce dal fatto che il mio editore voleva provare a fare qualcosa di assolutamente innovativo e, per certi versi, provocatorio: una collana, poi chiamata Hybrida, destinata a raccogliere opere in cui si fondono generi diversi. Mi ha chiesto se mi sentivo d'inaugurarla e mi ricordo che gli risposi che se lui si sentiva di pubblicarla, non potevo certo tirarmi indietro io...

4. Come valuti il rapporto con il tuo editore?
Un aneddoto che sembra inventato, ma va tenuto conto che, al tempo, con Arpeggio avevo già pubblicato due volte in antologica. Il libro era già stato stampato, e una sera ci trovammo con Fabio a una presentazione multimediale dei poeti della casa editrice:  gli dico, poi ricordati di mandami il contratto, lui guarda in una cartellina e lo tira fuori, invitandomi a leggerlo con calma e a rispedirglielo. Mi faccio dare una penna da mia moglie, lo apro all'ultima pagina, lo firmo e glielo restituisco. Lui sorride, e mi dice: bene, ora metti sul tavolo le chiavi di casa e quelle della macchina e vai a cercare un paio di birrette per festeggiare...

5. Ho letto alcuni tuoi racconti su mEEtale, un sito in cui gli autori pubblicano i loro manoscritti, mettendoli a disposizione gratuitamente per la lettura. Ritieni che sia una buon metodo per diffondere le proprie opere?
Riporto cosa mi ha confidato l'amico Nicky Persico, ormai affermato autore da migliaia di copie: quando andò a firmare per la pubblicazione da un importante editore, gli dissero che il romanzo era piaciuto molto, come, del resto, le altre cose che aveva scritto... le altre cose, al tempo, erano solo su MEEtale e Nicky fu molto sorpreso. Ma una spiegazione esiste: in momenti difficili, gli editori preferiscono andare a colpo sicuro e hanno delegato alla rete il lavoro di selezione e scrematura che un tempo affidavano alle agenzie... il web lavora meglio e soprattutto lavora gratis. Quindi, a un autore consiglierei di farsi notare sui siti vetrina o su Amazon: quando potrà dimostrare di avere un pubblico, gli editori arriveranno come piccioni a spartirsi le sue briciole letterarie.

6. La dimensione del racconto, è quella in cui ti esprimi al meglio? Perché non un romanzo?
Ho sempre pensato al racconto come a un distillato della narrativa e ho sempre amato i gusti persistenti. Il romanzo è un punto d'arrivo... so di dovermi impolverare ancora un po' la scarpe...

7. Come vedi il futuro dell’editoria in Italia?
Diecimila leghe più in basso di quello dell'arte e della cultura.

8. Facebook lancia “A year of book”… Social network e letteratura, è vero amore o è solo un matrimonio d’interesse? 
Quando vedo che a lastricare la strada sono gli operai del Dio Mammone, mi viene il sospetto che, invece che in Paradiso, porti dritta all'Inferno.

9. Stai lavorando a qualcosa di nuovo in questo periodo?
Qualche raccontino tanto per prevenire  la ruggine sul pennino, ma niente d'impegnativo: la priorità è promuovere il libro e dare un minimo di soddisfazione a chi ha deciso di puntare sui miei Numeri, pur sapendo che sono a Perdere.

Grazie per la chiacchierata, Riccardo. Ci puoi indicare come procurarci Numeri a perdere? Librerie, store sul web ecc.
Con mia sorpresa, è in corso la seconda ristampa, ma a brevissimo sarà di nuovo disponibile. Consiglio di acquistarlo sul sito dell'editore, in modo da dare una mano alla piccola editoria. In ogni caso, si può ordinare in qualsiasi libreria, di catena o indipendente, e in tutti i principali store online.

mercoledì 7 gennaio 2015

Recensione: Numeri a Perdere di Riccardo Gavioso


Nel rutilante universo mediatico in cui tutti siamo ormai immersi, sottoposti a un continuo bombardamento di immagini e nozioni, ci sono notizie, articoli di giornale, reportage televisivi, che dovrebbero richiamare la nostra attenzione, farci soffermare a riflettere più a lungo dei canonici cinque minuti che dedichiamo loro, prima di passare a qualche nuovo sensazionale avvenimento, ma… La capacità media di emozionarsi, provare indignazione, sgomento o pietà, è ormai livellata al punto tale da non distinguere più l’ordine di grandezza delle cose: le stragi dei conflitti dimenticati in qualche sperduto paese del terzo mondo vanno sullo stesso piano della sconfitta della squadra di calcio preferita, la morte di un senzatetto interessa meno del nuovo flirt dell’attricetta di turno.
Fortunatamente non per tutti è così.
Riccardo Gavioso compone una galleria di temi che meritano attenzione e ce ne dà una duplice lettura. Una più giornalistica, di quel giornalismo “alto”, che non si limita a fornire notizie e dati, “numeri”, appunto, ma che osserva con occhio critico e ci porta nel cuore dei fatti, scavando fra le pieghe di storie di cui non cogliamo che la grezza superficie. L’altra, più letteraria, con racconti che rimettono umanità in dimensioni che spesso l’hanno dimenticata. E lo fa con una prosa di altissimo livello, spaziando all’occorrenza fra i vari registri narrativi, dal drammatico, all’ironico, al poetico, al surreale. 
Un sentito grazie a Riccardo, per aver scritto un libro che ridimensiona le nostre comode certezze, che dà voci e volti agli ultimi, agli esclusi, ai dimenticati, a chi cerca di sopravvivere ai margini del mondo cosiddetto “civile”. Numeri a Perdere è un ricostituente per le nostre coscienze indebolite.


domenica 4 gennaio 2015

Intervista a Riccardo Pietrani

Quattro chiacchiere con Riccardo Pietrani, che ha appena fatto uscire Missing Time, di cui trovate la mia recensione in calce all’intervista. In passato aveva pubblicato Il segreto dell’ultimo giorno e Il Protocollo GRB (L'Angelo della Prima Genesi, volume 1).

1. Ciao Riccardo, benvenuto sul mio blog. Due parole per dirci qualcosa di te.
Ciao a tutti! Intanto grazie, Roberto, per questo spazio. Ad un primo sguardo, la gente valuta il sottoscritto come un trentenne svogliato e forzosamente spensierato, amante del mangiare di qualità e delle belle macchine, con un’attitudine spiccata al contatto fisico e questo strano pallino della scrittura. In realtà, io rappresento solo l’esecutore materiale di volontà che vanno ben oltre le limitate capacità di comprensione della mente umana.
Ma non ditelo troppo in giro, eh!

2. Il tuo nuovo romanzo, Missing Time, parla di abduction (rapimenti alieni). Un tema che ti è caro, a quanto pare…
Molto più di quanto si possa pensare. C’è un episodio, in particolare, che ha stimolato la mia curiosità verso questa tematica. Avevo circa tre o quattro anni. Ai tempi vivevo, assieme ai miei genitori, in un microscopico monolocale di 25 mq. Dormivo nella loro stessa stanza. Ebbene, una notte ricordo di essermi svegliato e di aver visto un’immagine assurda: in camera erano presenti degli esseri, umanoidi e di colore marrone scuro, che io descrissi a mia madre come “fatti di bistecca masticata”. Nonostante volessi urlare e chiamare i miei genitori, ero di fatto immobilizzato e dalla mia bocca non usciva alcun suono. Ovviamente ai tempi i miei racconti furono presi per baggianate, ma col senno di poi ho ritrovato tutto quello che viene normalmente descritto nelle casistiche degli episodi di abduction. Non dico di sicuro “sono stato rapito dagli alieni”, ma è strano che un ricordo così lontano nel tempo sia così fresco nella mia memoria. Chissà…

3. Ci saranno sviluppi futuri legati a questo romanzo?
Sì, l’opera è un romanzo indipendente ma è parte di un ciclo chiamato “Progetto Abduction”, dove i vari racconti-romanzi condividono lo stesso universo narrativo. Andrà avanti per un po’, fin quando non scriverò una sorta di capitolo finale che chiuderà alcuni percorsi e farà un po’ di chiarezza.

4. Il tuo primo libro, Il segreto dell’ultimo giorno è autoconclusivo, mentre Il protocollo GRB fa parte di una serie: quanto farai aspettare i tuoi lettori per il secondo volume?
Mi spiace far soffrire chi ha speso i propri preziosi verdoni nell’acquisto del primo volume, quindi prometto di fare più in fretta possibile. C’è da dire che sono molto volubile e incostante: scrivo senza impormi una tabella di marcia a suon di parole, quindi possono capitare le giornate di 8 ore davanti al PC e le settimane intere in cui non scrivo per nulla. Ma anche quando non scrivo, la mia mente è sempre rivolta a partorire nuove storie… che magari non vedranno mai la luce.

5. Parliamo del self-publishing. Per i primi romanzi ti sei comportato da autore completamente fai-da-te, mentre per Missing Time ti sei avvalso di un editor. Parlaci di questa esperienza.
In realtà solo per il primo sono uscito senza un editor (salvo poi farlo rieditare in seguito dopo qualche mese), e ho fatto un pessimo errore dettato dall’inesperienza e dalla presunzione. Un romanzo va sempre editato, e un editor va sempre pagato. Solo così si può pretendere professionalità, tempi di consegna precisi e la facoltà di scassare le biglie se qualcosa non va bene J. Per Missing Time mi sono affidato a Vito Introna, che pur definendosi “editor dilettante” ha una grossa esperienza nella correzione di varie tipologie di testi e in particolare nell’ambito fantascientifico.

6. La tua produzione è legata alla fantascienza, anche se di tipo particolare e con molte contaminazioni da altri ambiti letterari. Ti consideri un autore di genere?
Io scrivo quello che mi piace. Se una persona mi chiedesse quale genere prediligo, gli risponderei il genere “leggitelo”. Non perché non sia chiaramente legato alla fantascienza, amando tutte le tematiche legate all’universo e alla sua esplorazione, l’esistenza di forme di vita aliene, i misteri sulla storia e l’evoluzione del pianeta; piuttosto per sfuggire ad un’immagine troppe volte precostituita del genere nella mente di scarso-medio lettori (i lettori forti di solito conoscono la materia), che praticamente assimila fantascienza a space opera, androidi e poco altro (con tutto il rispetto per la space opera, gli androidi e quant’altro, per carità di Dio). Negli ultimi anni la fantascienza si è ibridata molto, ed è il caso che certi schemi vadano aboliti. Senza contare gli iper-oltranzisti, per cui la fantascienza è solo Clarke o Dick, e “tutto il resto è noia”… le loro discussioni non mi hanno mai appassionato. Quindi che i miei romanzi siano più categorizzabili come “avventura”, “fantascienza”, “thriller” o altro è un problema che si dovrebbe porre giusto l’algoritmo di Amazon J

7. Come vedi il futuro dell’editoria? Pensi che l’ebook troverà un consenso significativo nel panorama italiano?
Non c’è alternativa, il percorso dell’evoluzione della nostra quotidianità si dirige verso una progressiva riduzione dei supporti fisici e una sempre maggiore digitalizzazione. Senza dubbio non sparirà mai il libro di carta, ed è un bene, ma è naturale che la maggior parte dei libri saranno letti in formato ebook. Come al solito in Italia siamo patologicamente indietro, e c’è ancora tantissima gente che disdegna l’ebook senza averne mai letto uno. La cosa triste è che sono per la maggior parte venti-trentenni, non persone di 70 anni, a fare discorsi ridicoli: paura di fare acquisti online di pochi spiccioli, affetto per le “care vecchie librerie” da parte di gente che passa giusto agli store Mondadori quando va al cinema, fastidio per la lettura su schermo quando tutto il giorno non fanno altro, in ufficio o a casa, come se non esistessero gli e-reader oltretutto. Prima o poi, comunque…

8. Tornando al self-publishing, cosa ti ha insegnato la tua esperienza? C’è qualcosa che oggi faresti in modo diverso?
Il self publishing rispecchia molto il mio modo di essere, quindi si è trattato di canalizzare nella giusta maniera quello che è sempre stato il mio istinto naturale: fare le cose per conto mio, senza rendere conto a nessuno. Certo, questo molte volte ha portato a degli eccessi e a conseguenti errori, dovuti soprattutto alla iniziale ignoranza del mondo editoriale. Tornando indietro farei editare da principio il segreto, e magari eviterei di prendermela per certi commenti negativi, anche quando non fossero del tutto disinteressati.

9. Che ne pensi dei tuoi colleghi scrittori indipendenti?
Devo dire di essere molto soddisfatto di (quasi) tutte le mie conoscenze in ambito self-publishing. Ho incontrato un sacco di validi scrittori e soprattutto un sacco di belle persone, pronte ad aiutarti, a fornirti consigli, a confrontarsi e anche a criticarti quando ce n’era bisogno. E’ grazie a molti di loro che sono cresciuto come autore e ho risolto diversi “inghippi” dovuti a una scarsa dimestichezza con portali e formati vari. 

Grazie per la chiacchierata, Riccardo. Ci puoi indicare qualche link dove trovare i tuoi libri?

Link di amazon.it:



Recensione: Missing Time


I “missing time” del titolo si riferiscono ai minuti, ore, talvolta giorni interi che scompaiono in maniera inspiegabile dal flusso della nostra esistenza. Stiamo controllando la posta elettronica, bevendo un caffè; un battito di ciglia e ci ritroviamo con il liquido nella tazzina ormai freddo e la luce dei lampioni che illumina la finestra, mentre un attimo prima ora pieno giorno. C’entrano qualcosa degli esseri provenienti da altrove? C’è tutta una tradizione letteraria fantascientifica legata ai rapimenti alieni, senza contare i numerosi film sull’argomento.  Ma un conto è relegare il tema in una dimensione per noi quasi altrettanto “aliena”, quella del mainstream a stelle e strisce, un altro è trasportarlo nella provincia italiana, in un contesto più comune e, per questo, più inquietante. Il protagonista del romanzo Missing Time, Federico Bonfanti (chiarisco subito che il cognome è un semplice caso di omonimia letteraria), un trentenne come tanti, giornalista freelance, intravede la possibilità di uno scoop intervistando un presunto esperto di abduction, ma si troverà catapultato in una situazione che non aveva previsto… Romanzo breve ma intenso, in cui quotidianità e incubi fantascientifici collidono in un incastro perfetto. L’autore sfodera uno stile maturo e fluido, anche superiore a quello mostrato nella già notevole produzione precedente. Il finale è inaspettato, ma fa presagire che la parola “fine” è in realtà un “continua”. Riccardo Pietrani conferma di essere una delle migliori “penne” del panorama degli scrittori indipendenti italiani.

sabato 3 gennaio 2015

Recensione: La fragranza dell'assenza di Concetta D'Orazio


Maria Celeste lavora in una farmacia ed ha un rapporto conflittuale con colleghi e titolare, vive con una coinquilina pasticciona e si trova impelagata in una relazione in cui non crede molto, con un uomo che le dà poco ma che vorrebbe troppo. Una donna come tante, tormentata dalla sgradita immagine mentale che ha di se stessa e consumata dal ricordo e dall’assenza di qualcuno che, solo lui, la rendeva completa. Un’assenza talmente forte da assumere anche un odore, una fragranza, appunto. 
La sua singolare ancora di salvezza, mentre il suo mondo cambia e si disgrega a poco a poco, è una specie di “caccia al tesoro” che le fornisce indizi, sotto forma di lettere consegnate a mano da sconosciuti, alla quale si aggrappa per ritrovare se stessa e la felicità di un tempo.
Un romanzo ben lontano dagli stereotipi e dai cliché del romance contemporaneo, fatto di riflessioni profonde sulla solitudine, sulla vita e sull’amore, di gustosi siparietti di quotidianità e di relazioni con gli altri. La scrittura leggera e intensa allo stesso tempo di un’autrice che non vi deluderà.


Aforismi #17