lunedì 12 gennaio 2015

Intervista a Riccardo Gavioso

Quattro chiacchiere con Riccardo Gavioso, autore di Numeri a perdere (vedi recensione)

1. Ciao Riccardo, benvenuto su Chiacchiere e distintivo. Due parole su di te per il lettori?
Uso il risvolto di copertina per presentarmi: nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere e torna a vestire i confortevoli panni del lettore, che, pungolato da alcuni amici, abbandona saltuariamente. 

2. In passato hai condotto un blog di grande successo.
Ci vuoi parlare di questa esperienza?
Il blog nacque nel 2007 per dare visibilità a un libro di racconti autopubblicato:  erano i tempi pionieristici del self. Dopo una settimana contavo un dozzina di visite, probabilmente di utenti sperduti nella ragnatela del web. Non poteva funzionare, così  lo trasformai in un cattivissimo blog di taglio satirico e giornalistico, che, grazie agli aggregatori come OKNOtizie, in grado di moltiplicare i lettori assicurando visibilità sui principali mezzi d'informazione, crebbe molto, arrivando a picchi di ventimila persone al giorno. Morì una sera che, arrivato a casa tardi dal lavoro, mi ritrovai con oltre trecento commenti a cui rispondere: feci le cinque del mattino e, a malincuore, decisi di smettere.

3. Numeri a perdere, come nasce?
Nasce dal fatto che il mio editore voleva provare a fare qualcosa di assolutamente innovativo e, per certi versi, provocatorio: una collana, poi chiamata Hybrida, destinata a raccogliere opere in cui si fondono generi diversi. Mi ha chiesto se mi sentivo d'inaugurarla e mi ricordo che gli risposi che se lui si sentiva di pubblicarla, non potevo certo tirarmi indietro io...

4. Come valuti il rapporto con il tuo editore?
Un aneddoto che sembra inventato, ma va tenuto conto che, al tempo, con Arpeggio avevo già pubblicato due volte in antologica. Il libro era già stato stampato, e una sera ci trovammo con Fabio a una presentazione multimediale dei poeti della casa editrice:  gli dico, poi ricordati di mandami il contratto, lui guarda in una cartellina e lo tira fuori, invitandomi a leggerlo con calma e a rispedirglielo. Mi faccio dare una penna da mia moglie, lo apro all'ultima pagina, lo firmo e glielo restituisco. Lui sorride, e mi dice: bene, ora metti sul tavolo le chiavi di casa e quelle della macchina e vai a cercare un paio di birrette per festeggiare...

5. Ho letto alcuni tuoi racconti su mEEtale, un sito in cui gli autori pubblicano i loro manoscritti, mettendoli a disposizione gratuitamente per la lettura. Ritieni che sia una buon metodo per diffondere le proprie opere?
Riporto cosa mi ha confidato l'amico Nicky Persico, ormai affermato autore da migliaia di copie: quando andò a firmare per la pubblicazione da un importante editore, gli dissero che il romanzo era piaciuto molto, come, del resto, le altre cose che aveva scritto... le altre cose, al tempo, erano solo su MEEtale e Nicky fu molto sorpreso. Ma una spiegazione esiste: in momenti difficili, gli editori preferiscono andare a colpo sicuro e hanno delegato alla rete il lavoro di selezione e scrematura che un tempo affidavano alle agenzie... il web lavora meglio e soprattutto lavora gratis. Quindi, a un autore consiglierei di farsi notare sui siti vetrina o su Amazon: quando potrà dimostrare di avere un pubblico, gli editori arriveranno come piccioni a spartirsi le sue briciole letterarie.

6. La dimensione del racconto, è quella in cui ti esprimi al meglio? Perché non un romanzo?
Ho sempre pensato al racconto come a un distillato della narrativa e ho sempre amato i gusti persistenti. Il romanzo è un punto d'arrivo... so di dovermi impolverare ancora un po' la scarpe...

7. Come vedi il futuro dell’editoria in Italia?
Diecimila leghe più in basso di quello dell'arte e della cultura.

8. Facebook lancia “A year of book”… Social network e letteratura, è vero amore o è solo un matrimonio d’interesse? 
Quando vedo che a lastricare la strada sono gli operai del Dio Mammone, mi viene il sospetto che, invece che in Paradiso, porti dritta all'Inferno.

9. Stai lavorando a qualcosa di nuovo in questo periodo?
Qualche raccontino tanto per prevenire  la ruggine sul pennino, ma niente d'impegnativo: la priorità è promuovere il libro e dare un minimo di soddisfazione a chi ha deciso di puntare sui miei Numeri, pur sapendo che sono a Perdere.

Grazie per la chiacchierata, Riccardo. Ci puoi indicare come procurarci Numeri a perdere? Librerie, store sul web ecc.
Con mia sorpresa, è in corso la seconda ristampa, ma a brevissimo sarà di nuovo disponibile. Consiglio di acquistarlo sul sito dell'editore, in modo da dare una mano alla piccola editoria. In ogni caso, si può ordinare in qualsiasi libreria, di catena o indipendente, e in tutti i principali store online.

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