sabato 21 dicembre 2019

Imparare le lingue con libri ed e-book

Pensate a coniugare il piacere della lettura di classici con lo studio delle lingue straniere. Una casa editrice digitale, Kentauron, si è specializzata in questo campo, pubblicando delle edizioni specifiche, sia cartacee che per kindle (quindi anche per tutte le applicazioni gratuite di lettura su pc o smartphone) e gli altri e-reader, con testi a fronte dinamici, che si adattano cioè alla misura del font scelto e all’orientamento della pagina.
Credo proprio che si tratti di un ottimo strumento didattico, sia per gli studenti che per tutti i lettori interessati allo studio delle lingue, oltre alla possibilità di scoprire (o riscoprire) autentici capolavori della letteratura, con il vantaggio di prezzi veramente alla portata di tutte le tasche.
Sul sito di Kentauron trovate maggiori dettagli e la lista completa dei libri e degli e-book pubblicati.


I testi paralleli, con traduzione a fronte, su due colonne nella stessa pagina, invece che su due pagine contrapposte, facilitano la lettura e il confronto fra le frasi nelle due lingue.
Disponibili sia in edizione cartacea spedita da Amazon che in formato ebook (formato Kindle e Kobo/Apple iTunes).
Molteplici edizioni bilingui e monolingua: in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese europeo, portoghese brasiliano, olandese, russo e latino.
Per usi didattici e da collezione


Attualmente sono già stati pubblicati più di 60 titoli in molteplici coppie di lingue che comprendono classici della letteratura come Le avventure di Pinocchio, Il Piccolo Principe, Alice nel Paese delle Meraviglie e Il Mago di Oz, libri di impegno sociale come La servitù delle donne di John Stuart Mill, antologie di poesia e libri contemporanei, e molti altri sono in fase di pubblicazione.


martedì 17 dicembre 2019

LIBRI SOTTO L’ALBERO


Un’occasione per conoscere qualche autore indie e le sue opere.

Dal 18 al 23 dicembre ogni giorno, su facebook, un incontro con un autore, con interviste, domande, discussioni sui suoi libri.

Calendario:
18 dicembre – Antonella Sacco
19 dicembre – Roberto Bonfanti
20 dicembre – Maria Concetta Di Stefano
21 dicembre – Bianca Deprado
22 dicembre – Sergio Bertoni
23 dicembre – Concetta D’Orazio

Non mancate, vi aspettiamo qui.

lunedì 9 dicembre 2019

Wally G. Fin


Sono entrato in contatto con Wally G. Fin nel 2013, frequentando gruppi di facebook ad argomento letterario. Con lui, come con altre persone, ho instaurato un rapporto, per quanto virtuale, che mi sento di definire amichevole; ci scambiavamo spesso impressioni, commenti e consigli, sia in forma privata che nei post di fb e twitter.
Alcuni mesi fa ho notato che aveva diradato molto la sua presenza sui social, fino ad abbandonarli del tutto. Per qualche tempo ho chiesto a conoscenti comuni sue notizie, non ne ho avute e ho pensato che si fosse semplicemente allontanato dal web, comportamento più che legittimo, anche se qualche volta ho pensato a ipotesi peggiori.
Solo qualche giorno fa ho saputo che, purtroppo, Wally è mancato questa estate.
Non mi sono sentito di indagare sui particolari della sua dipartita, queste cose appartengono a una sfera privata che credo sia giusto rimanga tale. L’attività di Wally sul social era, come per tutti noi, ovviamente, solo la punta di un iceberg di affetti e legami che posso solo immaginare; la vita con i suoi cari, famigliari e amici, ai quali va il massimo rispetto per il loro lutto.
Però, quella parte di cammino che abbiamo percorso insieme, se volete marginale, senza averlo mai incontrato di persona, fatto di parole scritte su una tastiera e lette su uno schermo… non mi può lasciare indifferente, come non può farlo ogni interazione che ho con qualsiasi altro individuo qui, su internet intendo. Perché questa è una forma di relazione (senza bisogno di dover sottolineare “differente”) fra esseri umani.
In particolare con chi, come Wally, ho avuto tanti e frequenti scambi di opinione.

Nel 2014 avevo pubblicato una sua intervista su questo blog (leggi qui), allora neonato, nella quale riassumeva il suo pensiero sulla lettura e la scrittura. Alcune sue parole mi avevano colpito: con il disincanto che gli era tipico manifestava il desiderio che le sue opere gli sopravvivessero. Oggi mi sento, nel mio piccolo, di contribuire a far sì che questo avvenga.
Il suo gusto di lettore gli faceva prediligere le spy story e i romanzi d’azione. Quando ha deciso di cimentarsi con la scrittura ha creato una serie, “Eroi imperfetti”, composta da quattro capitoli, con protagonisti Marco e Bia, una coppia di improbabili agenti segreti che vivono le loro avventure in terre lontane ed esotiche, ambienti che Wally aveva conosciuto bene nei suoi frequenti viaggi all’estero per il suo lavoro di ingegnere trasfertista.
Sono romanzi di puro intrattenimento, scritti con gusto e passione, un mix di thriller, azione ed erotismo, assolutamente degni di reggere il confronto con la narrativa di genere, assimilata da tanti maestri d’oltreoceano.
Proprio la professione che lo aveva portato a vivere lunghi periodi fuori dall’Italia, in particolare in Medio Oriente e in Oceania, lo aveva ispirato a scrivere e pubblicare due volumi “Cinque anni in Iraq” e "Cinque anni in Australia”, dove il ricordo del suo contributo alla costruzione di centrali termoelettriche si alterna alla descrizione di usi e costumi del paese dove risiedeva e di tutte le difficoltà dell'interagire con tante persone provenienti dai quattro angoli del globo, con risvolti talvolta comici, altre volte seri e drammatici.
Un altro interesse che Wally coltivava da tempo era quello per l’attentato alle Torri Gemelle del 2001. Nel corso degli anni aveva accumulato molto materiale sull’argomento, pubblicato nell’ebook “911, il numero della Bestia”, un saggio che pone l’accento sulle incongruenze e sui misteri legati a uno dei più importanti eventi della storia moderna.
Come dicevo prima, l’intento di queste righe è di fare in modo che la sua eredità di scrittore non vada persa.
Mi piacerebbe che chiunque lo abbia conosciuto, sia di persona che sui social, lasciasse nei commenti un ricordo, un aneddoto, un semplice saluto.
Ciao Wally, non ti dimenticheremo.


lunedì 25 novembre 2019

Intervista a Edoardo Guerrini

Una chiacchierata con Edoardo Guerrini, autore di “Senza fili” e “Il quaderno del fato”. Qui la mia recensione.


1. Ciao Edoardo, benvenuto sul mio blog. Vuoi raccontare qualcosa di te ai lettori di Chiacchiere e distintivo?
Ciao Roberto, grazie dell'ospitalità. Mi definirei come un “mancato letterato” imprestato al mondo scientifico: fin dal liceo, infatti, (ho frequentato lo scientifico al noto liceo torinese “Galileo Ferraris”) riuscivo decisamente meglio nelle materie letterarie che in quelle scientifiche pure, come la matematica. Avevo pure abbozzato qualche testo, uno dei quali aveva preso forma scritto a biro sul piano verdino del banco scolastico. Poi, sulla base anche di ragionamenti “indotti” sulle opportunità di lavoro ecc., ho studiato biologia, mi sono specializzato in igiene ambientale e ho iniziato a lavorare nel campo della tutela ambientale. Dal privato alla pubblica amministrazione, nella quale servo ormai da oltre vent'anni. 

2. Gli autori sono prima di tutto dei lettori, quali sono gli scrittori a cui ti senti più legato, magari quelli che ti hanno ispirato o che semplicemente ti piace citare fra i tuoi preferiti?
Sicuramente sono tanti, è difficile scegliere. Tra tutti, credo che i miei più grandi ispiratori siano Proust e Shakespeare. Il primo, di cui ho letto e riletto l'opera maggiore, La Recherche, due volte, penso che permei l'opera di chiunque lo abbia letto. Parafrasando Croce, si potrebbe dire “non possiamo non dirci proustiani”: perché una volta che si comprendono le sue teorie sulla memoria, “le intermittenze del cuore” e quant'altro, queste non possono non influenzare la scrittura, secondo me. Il secondo, lo amo talmente che ho battezzato i miei due gatti Ofelia e Prospero, figurati un po'! Credo che i suoi lampi di lucida individuazione di alcune grandi verità dell'animo umano siano assolutamente fondamentali. Poi, non trascuro di leggere anche molti autori contemporanei, e in particolare seguo il genere giallo: dai più “classici” dell'hard boiled school come Hammett e Chandler, ai contemporanei Montalban, Camilleri, Manzini. Credo che, da Chandler e Hemingway in avanti, un certo tipo di scrittura a frasi brevi, visive, ricca di dialoghi, sia imprescindibile.

3. Come ti sei avvicinato alla scrittura?
Alle soglie dei cinquanta, in particolare a seguito di un viaggio a Napoli che ha risvegliato in me certe memorie familiari a lungo sopite (i miei erano napoletani), ho deciso di scrivere una storia, che è poi diventata il mio primo romanzo, “Senza fili”: la storia di un ufficiale dei carabinieri alle prese con l'indagine più complessa della sua carriera, quella sulla strage di Portella della Ginestra, il primo maggio del 1947. Una storia modellata sull'autentica figura del mio nonno paterno. Sarà che a una certa età, figli più grandicelli e carriera lavorativa più stabile, lasciano qualche spazio a coltivare meglio i propri interessi. Da allora, la mia voglia di scrivere non è mai cessata. Quello appena uscito, il secondo romanzo pubblicato (Il Quaderno del Fato), è in effetti il mio terzo romanzo; il secondo è ancora in attesa di pubblicazione presso un altro editore, e ora sto scrivendo ancora un'altra storia.

4. Qual è stato l’input per la stesura del tuo romanzo, l’idea originale?
Sono partito da un'idea basata su notizie giornalistiche: le biblioteche di Timbuktù, piene zeppe di manoscritti antichi di immenso valore, a rischio di distruzione a causa dell'occupazione del territorio maliano da parte dei terroristi jihadisti. Mi sono immaginato un salvataggio di un manoscritto di un matematico, e ho pensato che quel manoscritto avrebbe potuto contenere dei segreti. È stata la prima volta che mi sono cimentato in una storia completamente creata ex novo, oltretutto, pur amando molto il genere avventura stile George Lucas e Indiana Jones, non avrei mai pensato prima di provare a scrivere qualcosa di simile.

5. Leggendo “Il quaderno del fato” appare evidente che tu abbia fatto un certo lavoro di ricerca prima della scrittura, ce ne vuoi parlare?
Prima di tutto, nel pensare a chi avrebbe potuto essere il matematico autore del testo, mi sono ricordato di una lettura giovanile delle Quartine di Omar Khayyam, e ho identificato immediatamente il “mio” autore: Omar era perfetto! Un genio, poeta e matematico insieme, che incarna una visione del mondo molto lontana dal fanatismo ma permeata di religiosità, con un rapporto dialettico, anche conflittuale, con Dio. Poi ho dovuto, con grande umiltà, accostarmi alla cultura islamica: così mi sono messo, da autodidatta totale, a leggere integralmente il Corano: testo per nulla semplice... Mi sono fatto guidare a conoscere la figura di Mahmoud da un testo divulgativo molto bello, “Il libro disceso dal cielo” di Ahmad 'Abd al Waliyy Vincenzo (Salani ed.); e infine ho dovuto studiare un po' meglio le complessità matematiche che volevo inserire nel libro, e mi sono basato su un altro testo divulgativo, “L'ossessione dei numeri primi” di John Derbyshire (Ed. Bollati Boringhieri).

6. L’altro aspetto, che ho sottolineato nella mia recensione, è l’accento che tu poni sull’integrazione fra i popoli, il tuo romanzo ci racconta una società multietnica che vive in armonia. Qual è la tua opinione?
Ho voluto esporre il mio punto di vista senza fare un libro “a tesi”. Essendo partito da uno spunto dove la guerra contro il fanatismo religioso era un dato di fatto, ancora oggi attualissimo malgrado un paio di anni fa, quando ho iniziato a scrivere, la situazione sembrasse assai più compromessa e l'Isis fosse padrone di mezzo Medio Oriente, volevo evidenziare come in una città come la mia, Torino, in particolare nei quartieri come quello che ho descritto, Porta Palazzo, migliaia di ragazzi di origine straniera sono ormai pienamente integrati. Non voglio ignorare i problemi creati dall'inserimento nel nostro paese di una cultura tanto diversa come quella islamica, ma di certo non credo che la risposta giusta sia quella dei “ministri della paura”. Anzi, vorrei che ci fosse piena chiarezza sulla cittadinanza di questi ragazzi, che ormai sono a tutti gli effetti italiani. I miei Ahmed e Jamila sono personaggi emblematici in questo senso.

7. Quali strumenti usi per pubblicizzare il tuo libro?
Finora ho contattato molti blogger, molti dei quali hanno accettato volentieri di leggere e recensire il mio libro, poi in accordo con l'editore ho contattato diverse librerie e biblioteche della mia zona e sto organizzando vari eventi di presentazione. Poi, sono in contatto con il Collettivo Scrittori Uniti, un gruppo di autori molto attivi che si associano per partecipare alle fiere: con loro ho già portato il Quaderno al Book Festival di Pisa e lo porterò a molte altre fiere: Salone della Cultura a Milano, Festa del libro a Orbassano, per arrivare al Salone Internazionale di Torino a maggio. Ovviamente uso la mia pagina autore su Facebook, l'account Instagram... mi do parecchio da fare!

8. Hai pubblicato con una casa editrice, è stato difficile trovare qualcuno che credesse nel tuo lavoro?
Parecchio, anche perché spero sempre che qualche “major” si accorga di me e provo sempre prima a passare da loro, anche attraverso il Concorso Io Scrittore di Gems che ho sempre tentato per tutti i miei libri, arrivando alla fase finale in due occasioni, sia con “Senza fili” sia con il Quaderno. Poi, contattando l'editrice Castelvecchi ho incontrato Michele Caccamo, editor per Castelvecchi e direttore de Il Seme Bianco, che mi ha proposto la pubblicazione con loro: finora un'esperienza molto positiva!

9. Cosa pensi della situazione editoriale italiana attuale?
Penso che, malauguratamente, l'Italia sia un paese di pochissimi lettori, i più leggono al massimo tre libri all'anno, e di contro l'offerta di nuovi libri sia enorme, tanto che se ne pubblicano oltre 65.000 l'anno. Le tecnologie di stampa e di distribuzione hanno portato a questi risultati non ottimali, che rendono estremamente difficile farsi notare per un esordiente.

10. Come sono i tuoi rapporti con i “colleghi”, gli altri scrittori, i blogger ecc.?
Devo dire che prima di approcciarmi al mondo della scrittura conoscevo davvero poco l'ambiente: i blog di libri, i concorsi letterari... Certo frequentavo ambienti come il bellissimo Circolo dei Lettori di Torino, ma principalmente seguivo letture di classici. Ora che ho imparato, anche per esigenze di promozione, molto di più, credo che le occasioni di scambi e contatti con altri autori e con i blogger siano fondamentali, anche per crescere come scrittore, ma soprattutto per crescere umanamente entrando in contatto con tante belle persone. I momenti passati in compagnia dietro il banco di una fiera, a vendere i libri di tutti; la conoscenza con dei blogger, persone appassionate che spontaneamente e senza alcun guadagno spendono tempo a leggere e promuovere libri altrui... Io stesso ora leggo molti più romanzi di “colleghi” esordienti e li recensisco: è una forma di solidarietà che ritengo doverosa.

11. Stai lavorando a qualcosa di nuovo in questo momento?
Sì, certo, anche se a rilento sto lavorando a un altro progetto piuttosto ambizioso: un giallo ambientato tra Napoli e New York, dove metterò a frutto il mio grande amore per un investigatore “di peso” come il grande Nero Wolfe.

12. Per finire, sogni nel cassetto?
Spero di non peccare di superbia nel dire che mi piacerebbe che Il Quaderno del Fato vincesse qualche premio importante: pur non nascondendomi qualche difetto, gli autori li vedono sempre, penso che se lo possa meritare.

Grazie per la chiacchierata, Edoardo. Ci puoi indicare dove trovare il tuo libro?

In tutte le librerie si può ordinare, arriva in poco tempo perché distribuito da Messaggerie. Poi, ovviamente, sui vari siti come Amazon, Ibs, Feltrinelli.

venerdì 15 novembre 2019

Recensione: Il quaderno del fato di Edoardo Guerrini


La vacanza di Franco e Laura a Marrakech, ospiti del vicino di casa Adil, originario del Marocco ma torinese d’adozione, si trasforma in un’avventura ricca di colpi di scena che coinvolgerà tutta la piccola comunità famigliare della coppia e dei loro amici.
Tutta la vicenda parte dal fortuito ritrovamento di un libro di quartine del poeta e matematico persiano Omar Khayyam (autentico genio visionario realmente vissuto fra l’undicesimo e il dodicesimo secolo), che opportunamente tradotto e interpretato rivela l’esistenza di un secondo volume ancora più misterioso e rivelatore, preda ambita da terroristi che vogliono usarlo per i loro scopi malvagi.
Per seguire le tracce di questo fantomatico codice i nostri si troveranno a viaggiare nel deserto nordafricano e poi ancora verso Samarcanda, in un intrigo di fanta-politica, jihadismo e servizi segreti, fra misteri millenari e personaggi ambigui e doppiogiochisti.
Mi fermo qui per non spoilerare una trama che ho trovato avvincente e ben costruita.
Rimane da sottolineare la bella scrittura di Edoardo Guerrini, chiara e scorrevole, che dimostra una buona padronanza dell’argomento e dei meccanismi narrativi del genere.
L’altro aspetto rimarchevole del romanzo è che ci presenta una visione tollerante e illuminata dell’odierna società multietnica, una luce ottimistica che si contrappone all’oscurantismo e all’integralismo, temi fin troppo, purtroppo, attuali.
Un bel libro che mi sento di consigliare.

sabato 19 ottobre 2019

Recensione: Il Settimo Regalo (Pince-nez Vol. 2) di Dominique Valton


Il titolo anticipa l’elemento comune, il filo conduttore, della raccolta: il regalo, inaspettato, desiderato, di volta in volta sorprendente, ingenuo, necessario, è il tema centrale che ritroviamo in ognuno di questi sette racconti.
Dominique Valton è (anche) un’abile scrittrice di thriller, quindi sa come portare il lettore in un certo clima narrativo, per poi spiazzarlo con repentini cambi di prospettiva e, in questi racconti, succede spesso. Ma qui non si parla di delitti e indagini, sono storie di vita e persone comuni, se non vere almeno verosimili, possibili e quotidiane. Quello che le rende straordinarie è la capacità dell’autrice di architettarne sviluppi inaspettati e di raccontarceli col suo stile preciso ed elegante; anche quando affronta un argomento “piccante” riesce a trasformarlo in un quadro di grande delicatezza. Trovo che un’altra qualità di questi racconti sia la traccia emotiva che persiste a lungo dopo averne terminata la lettura.
Il settimo regalo è quello che Dominique chiede a noi lettori nelle righe finali del libro, quello di lasciare un opinione dopo aver letto queste pagine. Io lo faccio volentieri, è un modo per contraccambiare il dono che ci ha fatto con i suoi racconti.

Novità in libreria: Blues bass. Breve storia del Chicago Blues e dei suoi bassisti di Francesco Baldi

Segnalo l'uscita di questo libro incentrato sulla storia del blues e, in particolare, sullo strumento a quattro corde.

TITOLO: Blues bass. Breve storia del Chicago blues e dei suoi bassisti
GENERE: Musica
AUTORE: Francesco Baldi
EDITORE: Susil Edizioni

Link per l'acquisto su amazon

Il libro sul sito dell'editore

SINOSSI
Un breve viaggio che affronta le origini del Chicago Blues, l’avvento del passaggio dalle sonorità del Delta del Mississippi al Blues elettrificato nella Città del Vento, passando dalla storia delle sue case discografiche quali la Chess Records dei fratelli Leonard e Philip alla Cobra Records di Eli Toscano. L’importanza della figura del padre del Chicago Blues Muddy Waters e la sua enorme influenza nella musica Blues, ma anche sulla scena musicale inglese che portò alla nascita del movimento del British Blues, fino ad arrivare passaggio dal Blues ai primi Rock ‘n’ Roll di Chuck Berry e Bo Diddley. Un libro scritto da un bassista amatoriale appassionato di Blues, che ha voluto omaggiare tutti quei bassisti che con il loro strumento hanno accompagnato durante il loro percorso artistico i più grandi nomi del Blues quali Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Otis Rush, Buddy Guy, Magic Sam e moltissimi altri.

martedì 23 luglio 2019

Recensione: L’eredità delle ombre di Massimiliano Riccardi


Il protagonista di questo romanzo, Walter Manfredi, è un uomo con un trascorso burrascoso, spesso si è sporcato le mani, per le circostanze della vita e per la sua indole ribelle, ha ricevuto e dispensato violenza e dolore, non si può sicuramente definirlo un boy-scout o un eroe. Ma è riuscito a conservare dei valori, una sua etica al di sopra o al di fuori della legge, certo, ma così radicata da non farlo inghiottire da quelle ombre che lo inseguono da sempre.
Quella stessa morale lo costringe a tornare in azione quando un suo vecchio amico viene ucciso. La vendetta richiederà la discesa in luoghi oscuri, fatti di intrecci fra politica e criminalità organizzata, al punto di portarlo anche a stringere patti con il diavolo, mentre il suo passato si ripresenta e chiede il conto con gli interessi. 
Massimiliano Riccardi in questo suo ultimo noir abbandona gli scenari americani e ambienta la vicenda in una Genova cupa e allo stesso tempo vitale e generosa, densa di misteri e di improvvisi squarci di feroce bellezza.
Una storia nella storia è il rapporto difficile e profondo di Walter con il figlio; è qui che viene fuori il suo lato più fragile e più umano, contribuendo a renderlo una figura complessa e sfaccettata.
Questo autore non sbaglia un colpo, anzi, la sua penna cresce di romanzo in romanzo, qui in particolare l’ho trovata particolarmente ispirata, soprattutto nello scavo psicologico dei personaggi, a partire dal protagonista che, magari, potrebbe avere ancora qualcosa da raccontarci in futuro.




martedì 2 luglio 2019

Intervista a Edoardo Romanella

Per lo spazio interviste incontriamo Edoardo Romanella, autore del romanzo “Una favola”. Qui la mia recensione.


1. Ciao Edoardo, benvenuto sul mio blog. Partiamo da una domanda classica: come ti sei avvicinato alla scrittura? Ci sono degli autori che ti hanno influenzato, o che semplicemente ti piace citare come i tuoi preferiti?
Se dovessi citare un autore su tutti, sicuramente è Dino Buzzati.

2. Veniamo al tuo romanzo.  Come lo descriveresti, in poche parole? E qual è stato l’input che ti ha spinto a scriverlo?
Difficile descriverlo, lo definiscono surreale, in realtà è tutti i generi messi insieme. Ho cercato di parlare di noi, dell’individuo. Poi all’individuo ho unito il mondo. E poi al mondo l’Universo.

3. Le vicende narrate in “Una favola” si svolgono in varie parti del mondo, ma il plot principale è ambientato negli Stati Uniti; i motivi di questa scelta? 
Uno degli argomenti trattati nel libro, per capire chi siamo e perché ci interessiamo a determinate cose, è il condizionamento mentale. E, per quanto riguarda la società occidentale (e non solo), gli Stati Uniti sono stati e sono tuttora la principale fonte d’influenza e di condizionamento. Il perché lo si può capire leggendo il libro. Quindi il “plot principale” non potevo non ambientarlo lì, perché i modelli statunitensi (nel cinema, nella Tv, nella letteratura, nella musica, nei fumetti, ecc…) hanno condizionato anche gli interessi e l’immaginario dell’autore del libro. È lo stesso motivo per cui vediamo molti scrittori italiani (o di altra nazionalità) realizzare un’opera ambientata negli Stati Uniti, pur non essendoci mai stati, perché sono stati inconsapevolmente condizionati dai loro prodotti. La differenza tra me e loro è che io l’ho fatto con cognizione di causa.

4. Hai avuto difficoltà a trovare un editore? 
Ho avuto difficoltà a trovare qualcuno che leggesse il libro. Poi però, una volta letto, mi sono arrivate diverse proposte.

5. Sempre parlando dell’editore (ricordiamolo, è Le Mezzelane), sei soddisfatto del lavoro che ha fatto con il tuo libro, parlo di editing, promozione ecc.? 
Per quanto riguarda la promozione, è ancora presto per dirlo, dal momento che il libro è uscito da un paio di mesi. Per quanto riguarda l’editing, sono molto soddisfatto.

6. So che oltre alla passione per la scrittura hai anche quella per il cinema e che scrivi recensioni di film per un blog. Ce ne vuoi parlare? 
Pratico mille discipline e ho altrettanti interessi, il cinema è solo uno dei tanti. Ma in realtà la cosa delle recensioni è nata un po’ per gioco. Sempre più gente mi chiedeva di scrivere qualcosa in merito alle pellicole di difficile interpretazione, e la rubrica che curo per Il Buio in Sala (questo il nome del blog) si occupa di questo, non essendoci nulla di valido in rete. Così ogni tanto, a tempo perso, scrivo un articolo riguardo un film (può essere di David Lynch, o Kubrick, ecc… non importa il regista).

7. Come ti relazioni con i social network? Pensi che siano uno strumento importante per un autore? 
I blog sono più importanti per questo tipo di arte, ma i social network non guastano.

8. Come valuti il riscontro dei lettori riguardo al tuo romanzo? 
Ad oggi gli articoli e i giudizi sono particolarmente positivi. Direi entusiasti.

9. Hai progetti in corso in questo momento? 
Fin da piccolo ho sempre avuto un sacco di progetti in testa. Vediamo per il futuro.

Grazie per la chiacchierata Edoardo. Per finire ci puoi dire dove si può trovare il tuo libro? 

Grazie a te. Il libro è ordinabile in tutte le librerie e in rete (sul sito di Le Mezzelane, su Amazon, su ibs, ecc…).

lunedì 17 giugno 2019

Novità in ebook: L'ultimo dei Bezuchov di Marco Freccero

Disponibile da oggi il nuovo romanzo di Marco Freccero.

TITOLO: L'ultimo dei Bezuchov
GENERE: Narrativa contemporanea,
AUTORE: Marco Freccero

Link per l'acquisto su amazon

Il romanzo sul blog dell'autore

SINOSSI
Due tra gli esseri più improbabili di questi tempi, un malato e un seminarista, si incontrano su un treno. Il primo torna a casa per salutare il padre che muore, il secondo rientra a Savona per una breve vacanza di una settimana. 
Ma in quei pochi giorni il seminarista avrà l’opportunità di conoscere un essere impossibile da catalogare e da capire. E dotato di un talento particolare. 
Quando dopo alcuni anni, ormai prete impegnato e povero, riceverà la notizia della morte di quel “breve amico”, tornerà a indagare su quelle giornate lontane, sino a decidere di viaggiare fino alle isole Orcadi, dove l’ultimo dei Bezuchov ha scritto la parola “Fine” in un silenzio umile e commovente. 


venerdì 14 giugno 2019

Recensione: Una favola di Edoardo Romanella


Un romanzo particolare, l’inizio è misterioso e fa pensare a un horror, poi i capitoli successivi sviluppano una storia di respiro più ampio che sconfina in vari generi letterari.
La vicenda principale racconta la vita di Gus, un classico ragazzo americano, sportivo e con una vita sociale soddisfacente. Poco a poco il suo mondo comincia a cambiare, Gus è costretto a rivedere le sue certezze, i rapporti con gli amici e con la sua fidanzata, mentre strani sogni e visioni minano la sua percezione della realtà.
Parallelamente altri personaggi compaiono nel romanzo: due studentesse liceali italiane e il loro professore, coinvolte in una storia di bullismo, un impiegato che perde il lavoro e subisce un breakdown emotivo, un operaio russo imprigionato nella routine oppressiva di giorni tutti uguali, senza speranza in un futuro diverso, un culturista alle prese con dubbi etici, dei piccoli criminale messicani che si mettono contro le persone sbagliate, una ragazza musulmana che sogna una nuova vita, dei medici in prima linea in Africa, un asceta giapponese dai poteri straordinari e altri ancora.
La frammentazione del racconto trova una sua quadratura nel finale, una conclusione che, giustamente, lascia il lettore con più domande che risposte, ma con la percezione che tutto quanto ha letto faccia parte di un disegno organico e ben congegnato.
Faccio i miei complimenti all’autore per lo stile narrativo fluido e scorrevole, per le tante citazioni di cultura pop, cinematografica, musicale e di costume. Sono di livello anche le riflessioni su cosa sia la vita, un insieme di esperienze fra il reale e l’immaginario, mondi che spesso hanno un confine più labile di come supponiamo.
Come dicevo in apertura, “Una favola”, è un romanzo singolare, difficilmente inquadrabile in un genere definito, ben scritto e che stimola la riflessione su svariati temi. Ne consiglio la lettura.


giovedì 6 giugno 2019

Novità in ebook: Un Business duplicabile: come raddoppiare il valore del tuo tempo e trasformarlo in denaro, in 7 semplici mosse di Sira Vanzo e Max Giomi

Appena uscita questa guida sull'autoimprenditorialità. Conosco personalmente uno degli autori e le sue capacità professionali, per cui sono sicuro che questo ebook sarà una lettura utile e interessante.

TITOLO: Un Business duplicabile: come raddoppiare il valore del tuo tempo e trasformarlo in denaro, in 7 semplici mosse
GENERE: Guida business, self-help
AUTORI: Sira Vanzo e Max Giomi

Link per l'acquisto su amazon

SINOSSI
Questo libro è stato pensato per te. Se sei una persona che cerca un’opportunità lavorativa diversa, sei aperto a cose nuove e hai voglia di metterti in gioco. Se sei disposto a lavorare impegnandoti e hai voglia di imparare. Questo libro è per te se hai una mentalità imprenditoriale e sei in grado di prendere decisioni in modo autonomo. Se desideri di più dalla vita, hai voglia di dimostrarlo a te stesso e pensi di non voler vivere nella mediocrità.
Inoltre, se ami stare con le persone, confrontarti, viaggiare con loro e condividere delle attività insieme, allora sicuramente questo libro fa per te. Se poi hai una predisposizione commerciale e una mentalità imprenditoriale, ciò è sicuramente un vantaggio per raggiungere il successo!

martedì 4 giugno 2019

Novità in ebook: La rabbia di Marte di Gianluca Ranieri Bandini

Appena uscito il nuovo romanzo di Gianluca Ranieri Bandini, prolifico autore di fantascienza.

TITOLO: La rabbia di Marte
GENERE: Fantascienza
AUTORE: Gianluca Ranieri Bandini

Link per l'acquisto su amazon

SINOSSI
Colonizzato da secoli, il Pianeta Rosso ospita diverse città-cupola. La più maestosa è la capitale Teia, il cui desiderio d'indipendenza dai governi terrestri si fa sempre più forte. In questa polveriera prossima a scoppiare il supervisore del Padiglione E Connor Price, coinvolto nei traffici della mafia locale, conosce l'affascinante Melanie Alvarez, studiosa dell'immortalità biologica. Un incontro come tanti che potrebbe tuttavia cambiare il loro destino e quello di Marte.

lunedì 3 giugno 2019

Novità in ebook: Nascita e fine dei Cavalieri Templari: ricerche storiche a cura di Sergio Bertoni

La più recente opera di Sergio Bertoni: un saggio storico sui Cavalieri Templari.

TITOLO: Nascita e fine dei Cavalieri Templari
GENERE: Narrativa sul patrimonio culturale
AUTORE: Sergio Bertoni

Link per l'acquisto su amazon

SINOSSI
La storia dei Cavalieri Templari ha sempre affascinato moltissime persone. Sulla loro gloriosa storia, e sulla loro triste e infamante fine, si sono scritti interi volumi, alcuni molto seri e ben documentati, altri di pura fantasia e gravati da un’infinità di esoteriche sciocchezze. Da parte mia non ho assolutamente inteso scrivere un’opera nuova, bensì ho cercato di strutturare un racconto storicamente attendibile, raccogliendo e riportando, dopo accurata selezione, molte delle notizie che compaiono sia in seri testi letterari, sia in moltissimi e interessanti siti, che si trovano su Internet, e ai quali sono lieto di indirizzare i miei cortesi lettori.

mercoledì 24 aprile 2019

Novità in ebook: The track di Claudia Calisti

Nuova versione in ebook e cartaceo dell'ultimo romanzo di Cladia Calisti.


TITOLO: The track
GENERE: Narrativa contemporanea
AUTORE: Claudia Calisti

Link per l'acquisto su amazon

SINOSSI
Un'opera dedicata a quelle donne cui è impedito di amare, sperare, vivere secondo la loro anima e persino di arrendersi alla loro sorte, da circostanze e uomini accaniti contro di loro, protetti da una impunità mai interrotta fin dalla notte dei tempi, concessa più spesso in malafede che per incapacità. Donne che non lasciano traccia se non quando, raramente, riescono a risollevarsi.

mercoledì 27 marzo 2019

Recensione: Idra Loop: la strana verità di una fotografia che non dovrebbe esistere di Massimo Baglione


Marco, reporter di una rivista che si occupa di paranormale, va in trasferta per un’inchiesta su uno strano caso in un paesino del nord Italia. Nonostante il suo scetticismo si trova coinvolto in prima persona da una fotografia che mina il suo rapporto coniugale e così, fra tresche e tradimenti, bizzarri personaggi di Diparolo e fenomeni apparentemente inspiegabili, avrà il suo bel daffare per tirare le fila dell’intricata vicenda. 
Un thriller più ironico che cruento, ben congegnato nella trama e nelle figure principali e di contorno.
Stile scorrevole e immediato, più volte ci si trova a sorridere per la caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni, un breve romanzo veramente godibile.
Non voglio fare spoiler, ma il gioco enigmistico finale mi ha sorpreso, eppure gli indizi c’erano tutti...


lunedì 18 marzo 2019

Intervista a Marco Freccero

Marco Freccero, blogger e scrittore, autore della Trilogia delle Erbacce: Non hai mai capito niente, Cardiologia e La follia del mondo (cliccando sui titoli potete leggere le mie impressioni di lettura). Ecco il resoconto della nostra chiacchierata.


1. Benvenuto su Chiacchiere e distintivo, Marco. Vuoi raccontare qualcosa di te ai lettori del blog?
Grazie a te Roberto per lo spazio che mi dedichi sul tuo sito. Sono un ligure nato negli anni Sessanta, e ho svolto diversi lavori. Magazziniere, aiuto magazziniere, operaio, addetto alle vendite, corriere, e altro ancora. Da qualche anno mi occupo di produrre contenuti per siti che si occupano di commercio elettronico (si chiama, la mia professione, “Web editor”). Nei ritagli di tempo leggo e racconto storie. Che pubblico in maniera indipendente.

2. Che cos’è, per te, la scrittura?
Un sistema a buon mercato per andare a scovare dove si nasconde ancora l’umanità. Questo è un mondo dove l’essere umano o è una specie di “creatura da circo”, un caso umano insomma da mostrare in televisione. Oppure viene ignorato (a meno che non sia un Vip). Io nelle mie storie cerco di mettere sul palco persone che “tirano a campare”, senza aspettarsi sconti o favori. Sanno che le cose vanno male, e che probabilmente non miglioreranno. Ma questi non sono sufficienti motivi per mollare, o arrendersi. Questo andare avanti nonostante tutto mi piace. È un mistero (no, non è testardaggine o stupidità), e io cerco di celebrare quel mistero.

3. Sembra che tu sia specializzato in racconti, è un formato nel quale ti trovi più a tuo agio rispetto al romanzo?
Adesso ho quasi terminato di scrivere un romanzo! Ma per molti anni ho considerato i racconti un sottoprodotto: in alto il romanzo, e poi molto più in basso i racconti. È stato Raymond Carver a spingermi a rivalutare questa forma d’arte. E a insegnarmi a osservare la realtà, ad amarla. Quindi sì, mi trovo a mio agio con i racconti, ma anche col romanzo. Dico spesso che il racconto è come camminare nella savana, e sbucare in una radura dove ci sono un gruppo di leonesse affamate, che ti puntano. Il romanzo è come camminare nella savana e sbucare in una radura dove c’è un rinoceronte. È vero che non vede molto bene, ma essendo grosso, attacca tutto quello che considera un nemico o una minaccia; la sua mole glielo consente. In entrambi i casi, sei fregato.

4. Hai optato per l’autopubblicazione: scelta di ripiego o consapevole?
Per un certo periodo l’ho considerata un ripiego. Poi ho capito che il mio modo di considerare la letteratura mi condurrebbe comunque ai margini, perché il mio sarcasmo (il mio pessimo carattere, in realtà, la mia intransigenza), mi garantirebbe nemici a profusione. Quindi perché puntare a una casa editrice, quando con l’autopubblicazione puoi pubblicare quello che vuoi tu, quando vuoi tu, infischiandotene di come reagirà il pubblico, i critici, e il bel mondo delle Lettere? L’autopubblicazione qui da noi non viene considerata per quello che è: una scelta che garantisce libertà. Qualcuno potrebbe osservare: se non vendi nulla che libertà è? Ma neppure nell’editoria “ufficiale” non ci sono garanzie, di nessun tipo. Quindi l’autopubblicazione è l’ecosistema perfetto per permettere a un autore di costruire il proprio mondo senza compromessi.

5. Classica domanda: pro e contro del self-publishing.
Assolutamente a favore. Nonostante i limiti che comunque ha, ma sono i limiti che certi autori costruiscono, pubblicando pessimi libri, e “intossicando” questo ecosistema. Quello che si fatica a capire è che un autore può, con l’autopubblicazione, avere il pieno controllo delle sue opere, essere davvero il padrone di sé stesso senza dover sottostare a “diktat” editoriali, o di altro genere. Occorre però una mentalità differente, da “imprenditore” per riuscire sul serio a fare self-publishing. Per molti infatti vuol dire pubblicare la propria opera; ma questo è solo il punto di arrivo di una strategia che nasce molto, molto prima. Se non si comprende questo, il self-publishing non potrà scatenare il suo potenziale.

6. Veniamo ai tuoi racconti: come nascono? Ti ispiri a episodi reali o sono esclusivamente frutto della tua immaginazione?
A un certo punto vedo una scena. La seguo. È così che sono nati i miei racconti della “Trilogia delle Erbacce”. Non so mai quale sarà il finale, non so nemmeno cosa ci sarà nella pagina seguente. È una specie di lavoro di recupero. Mi piace pensare di essere una specie tutta particolare di archeologo che trova dei frammenti, dei resti, e allora scava, scava, e trova una vita che merita di essere raccontata. Io cerco “solo” di non fare danni, di raccontare la storia al meglio delle mie possibilità.

7. Uno dei temi ricorrenti delle tue storie è quello delle difficoltà economiche, lavorative e sociali dei tuoi personaggi. In pratica racconti i nostri tempi segnati da una crisi ormai più che decennale, con tutti i risvolti che ne conseguono; immagino sia un argomento che ti sta molto a cuore.
Mi sta a cuore anche perché non viene mai affrontato per davvero. La televisione mostra “casi umani”. I personaggi delle mie storie non sono mai “casi umani”, ma persone. Non sono simpatiche, divertenti. Spesso si girano dall’altra parte, non hanno tempo da perdere per “migliorare il mondo”. Hanno la loro vita da salvaguardare, e il mondo non li interessa, giustamente. A me interessano tantissimo le persone che nessuno considera, perché tutti sono impegnati a elogiare i Napoleoni di turno. Sono loro, questi sconosciuti, che meritano una pagina. Io cerco solo di restituire quello che spetta loro. Non tutto, non molto; ma è meglio del silenzio. È il mio dovere.

8. Cosa ne pensi delle prospettive dell’ebook e del self-publishing nel panorama editoriale Italiano?
Sono fantastiche e meravigliose, soprattutto perché le case editrici, grandi, medie o piccole, sembrano incapaci di coglierne ancora il potenziale. Si preoccupano solo del DRM Adobe e della pirateria. Scannerizzano (male) il cartaceo e lo chiamano “pubblicazione digitale”. Gioiscono quando una ricerca afferma che le vendite di ebook scendono e crollano; pure io, perché questo li terrà distanti dal mercato dell’ebook e meno loro bazzicano in questo “mare”, più spazio ci sarà per me. Credo che chi fa autopubblicazione in Italia è una specie di “carbonaro”. Lavora per il successo dei prossimi, non di sé. Pazienza, a qualcuno tocca. 

9. Quali strategie adotti per la promozione delle tue opere? E quali, fra queste, ti sembrano le più efficaci?
Il tasto dolente! Le strategie per la promozione delle mie opere non ottengono grandi numeri perché per fortuna sbaglio parecchio. Io mi sono avventurato nella scrittura di una trilogia di racconti (non di una raccolta: ma di 3!), ed è una follia. Il mercato non apprezza questo genere di narrativa. Inoltre io ho uno stile che non ama molto “strizzare l’occhio” al lettore, o alle mode e ai temi del momento. Quindi sono destinato alla nicchia, ma a me sta bene. Questo mio modo di fare mi ha comunque garantito sino a questo momento uno “zoccolo duro” di lettori e lettrici che mi seguono con grande attenzione (e non finirò mai di ringraziarli per questo). La mia strategia in fondo si può riassumere in questo: sii te stesso e scrivi. Il successo non è importante. È importante divertirsi. E io sì, lo confesso: mi diverto. Mi diverto a scrivere queste storie che per molti sono cupissime. Ma se non ti diverti, finisci con lo smettere di scrivere.

10. Quali sono gli autori che apprezzi particolarmente? Qualcuno di loro ha influenzato il tuo stile narrativo?
Ne ho già parlato in precedenza. Per me Raymond Carver è stato uno spartiacque, c’è un prima e un dopo. Quindi lui per me è stato e rimane uno scrittore straordinario, colui che mi ha aperto gli occhi sulla realtà, che mi ha insegnato ad amare questi essere sciagurati e cattivi che siamo, e che sono (i personaggi). Poi adoro Flannery O’Connor e condivido in toto la sua idea di scrittura. Tutti quelli che vogliono scrivere dovrebbero leggere “Nel territorio del diavolo”. Degli altri non parlo perché sarebbe davvero un elenco troppo lungo.

11.  Che consigli daresti a un giovane che si approccia alla scrittura?
Innanzi tutto di cercarsi un lavoro. Qui in Italia ci sono un sacco di guru de noartri che vendono ricette vincenti per piazzare migliaia di copie e diventare ricchi, come se l’editoria fosse un mercato guidato dalla logica e dalla matematica. Niente del genere. Poi di leggere quei 600/700 libri che sono la base. Infine di provarci; no, non sono uno di quelli che consiglia di lasciar perdere. Anche perché buona parte degli scrittori divenuti poi dei “grandi” all’inizio scrivevano cose da “mani nei capelli”. Quindi: provateci, gente. C’è spazio e posto per tutti. Nella maggior parte dei casi non riuscirete mai a ottenere nulla, ma non credo che sia un valido motivo per mollare. 

12. Oltre che scrittore sei un blogger, hai anche pubblicato testi che riguardano questa attività. Quanto tempo dedichi al blog? Ritieni che sia uno strumento importante per un autore? 
Ormai siamo nel XXI secolo. Se una persona vuole affrontare l’autopubblicazione deve per forza “muoversi”. E il blog è il mezzo più indicato per muoversi: vale a dire? Vale a dire: per stabilire una conversazione tra autore e lettore. Il bello del blog è questo: stabilire una conversazione. Mentre le reti sociali (Twitter, Facebook, Instagram, eccetera), non lo permettono, il blog invece è perfetto. Scrivere un post mi porta via di solito 3, 4 ore, anche perché adesso ho deciso di produrre post molto lunghi e completi, ma pubblico solo una volta alla settimana. Non credo ce sia un tempo “rubato” alla scrittura. È un tempo che dedico alla costruzione della mia piattaforma di lettori, che sarà piccola e che cerco di crescere, un lettore alla volta.

13. Stai lavorando a nuovi progetti in questo momento?
Sto terminando di scrivere un romanzo che dovrebbe arrivare a giugno. Ormai siamo alle battute finali. Rispetto a quello che ho scritto sino a ora, è differente. Niente disoccupati, niente disperati, nulla del genere. Eppure è una storia che, chi la leggerà, ci troverà i miei “soliti” temi.

14. Dai uno sguardo al tuo futuro di autore, come ti vedi fra cinque anni?
Tra cinque anni? Mi vedo a gestire il mio blog, a vendere poche copie delle mie opere, e a preparare la mia uscita di scena. Non ho più molte storie: due, tre al massimo e poi: Sipario!

Grazie per la chiacchierata Marco. Per finire ci puoi indicare qualche link dove trovare il tuoi libri?

La Trilogia delle Erbacce è su Amazon: Non hai mai capito niente; Cardiologia; La Follia del Mondo. Ma anche sulle altre piattaforme (Kobo, Bookrepublic, iBook Store, eccetera eccetera). Basta cercarle digitando il mio nome nel campo di ricerca.

sabato 16 marzo 2019

Aforismi #76


Novità in libreria: L'eredità delle ombre di Massimiliano Riccardi

Appena uscito il terzo romanzo dell'autore di JoshuaTutto è tenebra.

TITOLO: L'eredità delle ombre
GENERE: Thriller, giallo
AUTORE: Massimiliano Riccardi
EDITORE: Eretica Edizioni



SINOSSI
Un omicidio. La vendetta. La lotta per salvarsi la vita. Ombre di un lontano passato che ritornano: la guerra nei Balcani; quella maledetta ultima missione in Sierra Leone; poliziotti corrotti; mercenari; criminalità organizzata; la figura del padre brutale e violento. Un presente in cerca di riscatto. Il tentativo di riconquistare un figlio perduto. L’amore di una donna. Valter Manfredi non è un eroe, anzi, è un uomo controverso, sempre al limite della legge, capace egli stesso di compiere il male. Sarà in grado di sfuggire alla parte buia del suo essere? Sarà in grado di rifiutare L’eredità delle ombre?



venerdì 15 marzo 2019

Recensione: La Follia del Mondo (Trilogia delle Erbacce Vol. 3) di Marco Freccero


Con il terzo capitolo Marco Freccero conclude questa trilogia delle erbacce: La follia del mondo, titolo emblematico e quasi proverbiale.
I temi e i protagonisti sono grosso modo gli stessi dei precedenti volumi: lavori opprimenti e precarietà, famiglie che si sfaldano o che tirano avanti fra mille compromessi, ex-benestanti che affrontano più o meno dignitosamente la ridiscesa della scala sociale, emarginati e integrati, vecchi, bambini, gente comune.
L’opera, nel suo complesso e se non ho sbagliato i conti, è composta da 39 racconti autoconclusivi, una galleria di storie, di vicende che agiscono nello stesso universo narrativo: un’unica, impietosa perché realistica, fotografia dei nostri tempi. 
Non voglio dire che i personaggi, le erbacce, siano presi pari pari dalla realtà ed esposti a comporre un catalogo esaustivo di come va il mondo, tutt’altro. Ma leggo nelle intenzioni dell’autore la necessità di mostrarci un lato importante del vivere che, invece, a uno sguardo superficiale, potrebbe sembrare marginale, distante. È così che in queste righe si ritrovano aspetti e comportamenti che talvolta possono essere anche disturbanti, ma che appartengono, a chi più, chi meno, a ognuno di noi, pure a chi non lo vuole ammettere.
Veniamo allo stile: una cosa è osservare la vita, un’altra è narrarla.
Marco ha fatto un “credo” dello “show, don’t tell”, ha scelto di farsi fa parte, di non mostrarsi nei suoi racconti, rigorosamente di lasciare al lettore libertà di giudizio e di coinvolgimento; non troverete enfasi, morale o lezione in queste pagine, è così che stanno le cose e così vanno raccontate. Caso mai l’etica è nella scelta di fondo, nel dare voce a chi di solito non ce l’ha, non è accattivante e alla moda, non ci fa da modello ma piuttosto da specchio, nel quale, per quanto piccolo, per quanto distorto, troviamo un riflesso di noi stessi.
Leggete questi racconti che, sono convinto, non vi lasceranno indifferenti.


sabato 2 marzo 2019

Recensione: Cardiologia: La Trilogia delle Erbacce (Volume 2) di Marco Freccero


Secondo capitolo della trilogia delle Erbacce, altre undici storie di quotidiana normalità, spesso dal punto di vista di persone che nel gioco della vita hanno pescato la mano meno fortunata. Storie di lavori precari, di difficoltà economiche, di crisi di coppia e esistenziali, di delusioni, ma anche di sogni, di speranza e di riscatto.
Non ci sono eroi e cattivi in questi racconti, c’è la vita reale con i suoi piccoli e grandi drammi, ci sono le persone che incontriamo tutti i giorni, con le quali scambiamo qualche parola e un saluto, delle quali magari cogliamo solo i tratti più evidenti. Marco Freccero, invece, va a fondo nelle esistenze di questi “altri”, ce ne mostra i dettagli con fotografie di episodi spesso critici, del momento in cui qualcosa si rompe e c’è la fatica di dover ricomporre i pezzi.
Mi è venuto in mente “America oggi” di Altman leggendo questo libro; i personaggi dei vari racconti non hanno evidenti relazioni fra loro, ma le loro vicende potrebbero intrecciarsi l’una con l’altra, sembrano appartenere alla stessa comunità, a una variegata umanità della porta accanto.
Ho notato una certa evoluzione nella scrittura, nello stile dell’autore che, pur mantenendo i suoi tipici tratti essenziali e quasi distaccati, ha affilato la sua “penna” per scavare più a fondo nel cuore delle storie che racconta, mostrandocelo aperto e ben esposto, proprio come farebbe un cardiologo.



martedì 19 febbraio 2019

Recensione: Racconti dell’inconscio di Marco Martano


Cinque racconti che aggiornano la tradizione del gotico ai giorni nostri.
Gli intrecci sono ben costruiti e combinano scavo psicologico dei personaggi e mistero delle vicende, giocati sul labile confine fra quotidiano e irrazionale. Particolarmente degni di nota “Il quinto angolo del quadro”, con le sue atmosfere alla Poe e “L’ombra dei petali”, che riprende le credenze popolari su stregoneria e magia.
Bella la scrittura, articolata e mai banale, sapientemente dosata fra introspezione, azione e suspance; crea dipendenza da lettura e non delude con i finali inaspettati.
Una buona antologia che consiglio.


venerdì 15 febbraio 2019

Novità in libreria: Il diario delle verità perdute di Giacomo Fratini

Segnalo questo thriller storico da poco disponibile in libreria.

TITOLO: Il diario delle verità perdute
GENERE: Thriller, storico
AUTORE: Giacomo Fratini
EDITORE: Edizioni Efesto

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SINOSSI
È il 1895 quando Bernard Valois, un giovane ed erudito prete di Marsiglia, viene trasferito ad Emile, un paese sperduto nella campagna provenzale. Superstizioni e leggende dominano le menti degli abitanti del posto che si dicono convinti dell'esistenza delle così dette"creature", esseri demoniaci che si aggirano tra i boschi attorno al paese. Sin dal suo arrivo l'abate viene sconvolto dal susseguirsi di fatti macabri e sconcertanti che sembrano avvalorare le terrificanti storie degli abitanti. Il verificarsi di omicidi rituali, apparizioni di strane figure nell'oscurità e altri avvenimenti di presunta natura paranormale, di cui il suo diario sarà schietto testimone, portano Bernard ad investigare sui segreti di Emile. Personaggi enigmatici lo sosterranno nella ricerca della verità che proseguirà, tra imprevisti e incredibili rivelazioni, in un viaggio verso le remote sponde della Nuova Scozia. Lì sembra essere sepolta una conoscenza antica ed inestimabile che potrebbe stravolgere il passato e il futuro dell'umanità.

lunedì 14 gennaio 2019

Recensione: Non hai mai capito niente: La Trilogia delle Erbacce (Volume 1) di Marco Freccero


I personaggi dei racconti di questa antologia sono uomini e donne comuni, spesso intrappolati in claustrofobici rapporti di coppia o famigliari, oppressi dai bisogni e dagli obblighi di una società insensibile ai sentimenti e alle emozioni individuali, una specie di macchina che inghiottisce sogni, li macina e li risputa fuori trasformati in incubi.
Le loro storie sono trattate con iperrealista attenzione ai dettagli, al lento scandire di gesti comuni e ripetitivi dettati da una sorte avversa e ineluttabile; quando emerge uno sprazzo di serenità è quasi sempre conseguenza dell’aver accettato la propria emarginazione, dell’essere, appunto, delle erbacce nel campo della vita.
È quasi obbligatorio il paragone con Carver nella scrittura cruda e minimalista di Marco Freccero, giusto per definire un ambiente letterario, per suggerire pathos e stile narrativo di questi racconti. Ho trovato ottimo il modo di raccontare dell’autore, una prosa essenziale e senza fronzoli che appaga il mio gusto di lettore.
Consiglio assolutamente questo libro, un lucido e disincantato sguardo sulla realtà.