Secondo capitolo della trilogia delle Erbacce, altre undici storie di quotidiana normalità, spesso dal punto di vista di persone che nel gioco della vita hanno pescato la mano meno fortunata. Storie di lavori precari, di difficoltà economiche, di crisi di coppia e esistenziali, di delusioni, ma anche di sogni, di speranza e di riscatto.
Non ci sono eroi e cattivi in questi racconti, c’è la vita reale con i suoi piccoli e grandi drammi, ci sono le persone che incontriamo tutti i giorni, con le quali scambiamo qualche parola e un saluto, delle quali magari cogliamo solo i tratti più evidenti. Marco Freccero, invece, va a fondo nelle esistenze di questi “altri”, ce ne mostra i dettagli con fotografie di episodi spesso critici, del momento in cui qualcosa si rompe e c’è la fatica di dover ricomporre i pezzi.
Mi è venuto in mente “America oggi” di Altman leggendo questo libro; i personaggi dei vari racconti non hanno evidenti relazioni fra loro, ma le loro vicende potrebbero intrecciarsi l’una con l’altra, sembrano appartenere alla stessa comunità, a una variegata umanità della porta accanto.
Ho notato una certa evoluzione nella scrittura, nello stile dell’autore che, pur mantenendo i suoi tipici tratti essenziali e quasi distaccati, ha affilato la sua “penna” per scavare più a fondo nel cuore delle storie che racconta, mostrandocelo aperto e ben esposto, proprio come farebbe un cardiologo.
Marco è uno splendido autore. Merita sicuramente di essere letto. Hai fatto bene a riproporre il suo "Cardiologia".
RispondiEliminaVero, ho letto anche il terzo, a breve ne parlerò.
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