venerdì 30 marzo 2018

Incognite e L'uomo del banco dei pegni


Oggi pomeriggio sono stato ospite di una trasmissione di una web radio, Incognite, un programma dove i conduttori leggono e commentano dei racconti. Un mio racconto, L’uomo del banco dei pegni, tratto dalla raccolta Il primo a tornare fu il cane era stato scelto per la lettura. Uno dei due speaker è un mio amico e quando, qualche tempo fa, mi ha invitato a partecipare per fare una breve intervista ho accettato di getto. Poi, mano a mano che la data si avvicinava ho iniziato ad avere un po’ di ansia; immaginavo che mi sarei bloccato di fronte alle domande, che avrei farfugliato cose senza senso e incomprensibili, essendo ben conscio della mia difficoltà a parlare di quello che scrivo. Proprio oggi ho letto un articolo di una blogger che parlava di questo argomento, un pezzo in cui mi sono riconosciuto. In passato ho tenuto qualche corso inerente la mia professione e credo di essere stato sciolto e disinvolto nello spiegare agli allievi le funzioni di un mixer audio o di come si allestisce un piano luci in teatro, ma in quel caso si trattava di aspetti tecnici, di macchinari e attrezzature, tutte cose in cui conta solo l’esperienza e la conoscenza, argomenti asettici, niente di personale. Parlare di ciò a cui tengo, che faccio solo per passione, nel quale ho messo impegno e creatività è tutto un altro paio di maniche. Com’è andata a finire lo potete vedere e sentire qui

Da questa esperienza posso trarre due conclusioni: la prima è che sentire qualcuno che legge i miei scritti mi ha fatto uno strano effetto, gli accenti e i ritmi di un lettore diverso da me talvolta mi confortavano sulla scelta di certe frasi, altre mi facevano riflettere se fossero effettivamente quelle più adatte. La seconda è che le mie paure erano fondate; nonostante Ginevra, Marco e Massimiliano (e di questo li ringrazio) abbiano fatto di tutto per mettermi a mio agio ho effettivamente farfugliato cose non molto comprensibili.

lunedì 26 marzo 2018

Il mio primo computer

Su invito generico dal blog di Ariano Geta, a sua volta nominato da Ivano Landi che ha proposto ai suoi compagni di blogging la partecipazione al me.me. Il mio primo computer partito da un'idea di Red Bavon. Sono previste delle domande di aiuto - comunque non vincolanti, si può rispondere anche senza basarsi su esse - per sviscerare meglio l'argomento.
Ritorno indietro nel tempo a un epoca precedente a Windows e al Mac, più ingenua ma, forse, più felice (soprattutto per me che stavo uscendo dall’adolescenza).


Quale è stato il mio primo computer?
Un Sinclair Zx Spectrum, acquistato nel 1983, scelto principalmente perché costava meno del suo concorrente Commodore 64.

Chi ha comprato o regalato il mio primo computer?
Me lo sono comprato da solo, mettendo da parte i soldi guadagnati con dei lavoretti estivi.

Quali sono stati i primi software che usavo sul mio primo computer?
C’erano dei giochi e software di grafica, ma soprattutto riviste (in particolare l’inglese Your Computer, la vera bibbia degli home-computer, come si chiamavano all’epoca) grazie alle quali avevo imparato a programmare in basic e linguaggio macchina, un’incomprensibile sequenza di 0 e 1 che, come per magia, facevano fare a quella macchinetta infernale cose, appunto, magiche, almeno per me e per l’epoca. Parlarne adesso sembra inconcepibile, ma lo Spectrum andava collegato alla tv, mentre i programmi si potevano registrare e caricare da audiocassetta, non vi dico quante volte, dopo un quarto d’ora d’attesa per il caricamento, sullo schermo compariva la scritta “error loading”, e partivano sequele di improperi irripetibili.

Chi mi ha iniziato all’uso del mio primo computer?
Da solo, vedi sopra.

Insieme a chi usavo il mio primo computer?
Da solo, ma scherziamo? Guai anche solo a parlarne al di fuori della cerchia di amici pre-nerd.

Che fine ha fatto il mio primo computer?
Molti anni dopo l’ho regalato al figlio adolescente di un vicino.

Taggo Pagine Sporche di Mario Pacchiarotti e chiunque altro voglia partecipare.