I personaggi dei racconti di questa antologia sono uomini e donne comuni, spesso intrappolati in claustrofobici rapporti di coppia o famigliari, oppressi dai bisogni e dagli obblighi di una società insensibile ai sentimenti e alle emozioni individuali, una specie di macchina che inghiottisce sogni, li macina e li risputa fuori trasformati in incubi.
Le loro storie sono trattate con iperrealista attenzione ai dettagli, al lento scandire di gesti comuni e ripetitivi dettati da una sorte avversa e ineluttabile; quando emerge uno sprazzo di serenità è quasi sempre conseguenza dell’aver accettato la propria emarginazione, dell’essere, appunto, delle erbacce nel campo della vita.
È quasi obbligatorio il paragone con Carver nella scrittura cruda e minimalista di Marco Freccero, giusto per definire un ambiente letterario, per suggerire pathos e stile narrativo di questi racconti. Ho trovato ottimo il modo di raccontare dell’autore, una prosa essenziale e senza fronzoli che appaga il mio gusto di lettore.
Consiglio assolutamente questo libro, un lucido e disincantato sguardo sulla realtà.
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