Storie di ordinaria fonia Anteprima
Il mio lavoro si svolge nel settore dello spettacolo, faccio il tecnico audio nei concerti, sono un fonico, insomma.
Nel mio campo si verificano spesso situazioni al limite del grottesco nei rapporti con i musicisti e gli altri addetti ai lavori. Quelle che ho ritenuto più interessanti, divertenti e particolari sono finite in questo libro. Si va dalle bizze del musicista che si crede una rockstar alla disarmante ingenuità dell’amatore alle prime armi, dall’amico del chitarrista che viene a darmi consigli perché lui “segue sempre il gruppo” all’imprevisto tecnico che genera contrattempi imbarazzanti. Ci sono capitoli dedicati alle dinamiche che si instaurano fra chi fa musica e chi rende possibile la sua fruizione, figure che dovrebbero collaborare fra di loro, ma che invece spesso di trovano in contrasto. Il tutto condito da considerazioni personali sulla musica e lo show business.
Il titolo è un omaggio al famoso libro di Bukowski. È un’antologia di racconti ispirati alla vera vita del fonico, una dura lotta contro tutti, musicisti, pubblico e organizzatori, fra episodi surreali e piccole-grandi soddisfazioni personali. Non è un libro solo per gli addetti ai lavori, ho cercato di usare un linguaggio poco tecnico e, quando necessario, ho inserito delle note a piè di pagina. Chiunque lo può leggere, si parla principalmente di rapporti fra persone.
Recensioni:
Questo libro non è un manuale d'istruzioni per diventare un fonico, ma è scritto da un fonico. Qui racconta le sue avventure e disavventure in modo divertente e ironico. Ne consiglio la lettura a tutti.
(Romina Di Lauro)
E' un libro facile da leggere, gli aneddoti sono simpatici e spesso il parallelismo con la nostra vita lavorativa quotidiana fa immedesimare nel racconto. E' la lettura ideale da fare sotto l'ombrellone, condividendo i passaggi più divertenti con gli amici.
(Valentina)
La vita spesso ci appare colma di difficoltà, non solo nei drammi e negli eventi traumatici che ci cambiano l’esistenza, ma anche nei piccoli gesti quotidiani, nello scorrere apparentemente invariabile dei giorni comuni.
La vicenda ruota intorno a uno studio grafico, alle persone che ci lavorano e ad altre figure secondarie, si concentra in uno spazio di tempo di circa due settimane. La narrazione è in prima persona e principalmente al presente, si articola in sette capitoli, ognuno affidato a un personaggio diverso.
Di cosa parla in realtà il romanzo? Non certamente di delitto e castigo. Non può neanche essere considerato un “noir”. Questa è solo la cornice. Parla di cambiamento.
Nella vita di tutti i protagonisti del romanzo ci sono degli avvenimenti e delle situazioni che ne condizionano o ne hanno condizionato l’esistenza.
Alcuni affrontano i loro dèmoni e ne escono tutto sommato vincitori, altri non ci riescono
C’è una sorta di “happy ending” solo per Stefania e Claudio, a premiare la loro evoluzione.
È un lieto fine sicuramente relativo, rimangono fra loro molti punti oscuri, molto “non detto”, ma in fondo questo è più verosimile di una perfetta quadrature del cerchio, cosa assai rara nella realtà.
Le vicende narrate in questo romanzo proseguono nel sequel: Cose che si rompono.
Recensioni:
LA VITA E’ DURA NEI DETTAGLI e COSE CHE SI ROMPONO di Roberto Bonfanti
Siamo di fronte ad una trilogia, il cui terzo capitolo è ancora nella testa dell’autore, per cui, giocoforza, mi devo limitare a parlare degli altri due. La storia in sé sarebbe anche abbastanza semplice. Uno studio di grafica in una città di provincia del Nord con le vicende umane di chi ci lavora. Volutamente semplice anche lo stile che l’autore ha voluto scarno, spesso ricco di dialoghi e che assume quindi un ritmo incalzante. Se Roberto Bonfanti fosse un pittore sarebbe senza dubbio un impressionista. Pennellate veloci, en plein air, ritmo che all’inizio può lasciare perplessi, ma poi si entra in sintonia con la musica del testo e tutto diventa più facile.
E adesso che ci troviamo in rettilineo e pensiamo di cavarcela senza troppi pensieri, adesso comincia il bello. Sì perché Roberto Bonfanti, come il matto che aleggia nei suoi libri, tira fuori la carta vincente. Le vicende narrate sono vissute in prima persona sempre da un protagonista diverso, fino a completare il ciclo delle persone impiegate nello studio. Una sorta di flusso di coscienza che rivela profondità inaspettate, svela segreti nascosti da molti anni, apre porte che qualcuno pensa sia meglio tenere chiuse.
E così un brutto giorno cominciamo a guardarci intorno con sospetto. Piano piano le voci del coro declinano su una principale, Claudio. E come Claudio ci troveremo invischiati in una storia più grande di noi e, questa è la grande bravura dell’autore, senza che nemmeno ce ne siamo accorti. Ed allora sì che dovremo fermarci un attimo a ricordare i tempi andati, (la descrizione del funerale del nonno è da top writer), dovremo ragionare sulla vita, sull’amore, sulla morte e anche su dove stiamo andando. E mentre ci pensiamo magari un giro in campagna in sella alla mitica Bonnie potrà servire a schiarirci le idee.
Di chiaro intanto ho un paio di cose. Primo, siamo di fronte ad uno scrittore emergente che meriterebbe palcoscenici maggiori, secondo il protagonista, Claudio per intenderci, mi è particolarmente simpatico perché ha diversi aspetti in comune con un personaggio uscito dalla mia penna. Infine un suggerimento. La terza puntata della trilogia io la intitolerei “Non si lasciano le cose a metà”. Così, tanto come promemoria. A buon intenditor…
(Pierluigi Tamborini)
La prima cosa che colpisce in “La vita è dura nei dettagli”, romanzo avvincente e magistralmente articolato di Roberto Bonfanti, è l’originalità della struttura del racconto: nella prima parte, infatti, si alternano in brevi capitoli le voci di diversi personaggi che agiscono e parlano raccontando ben poco di sé in un intrigante e movimentato gioco di sottintesi, di svelamenti progressivi e di non detti. A questa tecnica narrativa piuttosto rarefatta si aggiunge la peculiare gestione del tempo del racconto perché la data del 30 marzo che dà il via a un conteggio minuzioso dei giorni viene ripetuta ogni volta che cambia la voce narrante come incipit dell’azione per tutti i personaggi.
Un ulteriore motivo di grande suggestione è che tutti i personaggi sognano e i loro sogni hanno la funzione di dirci qualcosa in più di loro, come ad esempio la gamba staccata della vecchia bambola di Stefy , una chiara metafora della rottura dei suoi affetti; e tutti i personaggi, Enrico, Stefy, Antonella, Mario e Alberto vivono le loro giornate attraverso microazioni, quasi gesti insignificanti che le frasi brevissime sottolineano dando vita a una prosa sincopata. Ma le microazioni sono tasselli di un mosaico che si compone piano piano sotto i nostri occhi: Enrico, a capo di uno studio di Grafica Pubblicitaria, scopre di essere in fin di vita ed è costretto a un drammatico bilancio consuntivo; i suoi dipendenti reagiscono a modo loro alla strana atmosfera che si è creata nel gruppo: Antonella trascorre le sue giornate all’insegna dell’inerzia, Mario parte improvvisamente, in gran segreto e con mille sotterfugi, Alberto osserva senza capire quello che gli succede intorno e Claudio si mostra sfuggente ed enigmatico tanto che Stefy vive il suo rapporto con lui con estrema difficoltà.
Nella seconda parte del romanzo, invece, la voce narrante è solo quella di Claudio e la prosa fatta di brevi frasi spezzate è sostituita da un andamento più ampio e più lento come se gli interrogativi e i misteri intravvisti nella prima parte richiedessero risposte di maggiore respiro. E così è: quei dettagli nascosti, che rendono dura la vita di Enrico, Mario, Claudio e altri, ci vengono finalmente raccontati, il lettore non deve più ipotizzare, indovinare, captare e i personaggi acquistano una corposità prima sconosciuta. Ma ugualmente grande è la sorpresa quando scopriamo perché Claudio era così distratto e poco attento all’amore di Stefy, perché un personaggio secondario come Pasteur sia in realtà molto di più di un barbone che offre a tutti una carta in gioco, perché Mario se ne è andato senza lasciare traccia, e soprattutto scopriamo che la colpa può essere ridotta a semplice dettaglio, che è un peso che si può sopportare semplicemente diventando un altro.
Dopo la morte di Enrico, Claudio prende le redini della conduzione dello Studio grafico e ritrova nell’amore di Stefy la quiete tanto cercata.
È il 20 dicembre.
Dal passato, una cartolina spedita da Buenos Aires da Mario.
Un semplice dettaglio.
(Nadia Bertolani)
Roberto Bonfanti è la dimostrazione di come ci sia talento nei Self-Publisher italiani. E' un autore che sicuramente meriterebbe un contratto con qualche grande CE.
Nel frattempo è possibile gustarsi i suoi scritti...
(Michael Compostella "Mikael Compo")
Il primo capitolo è forte, davvero molto duro. Ma lo stile dell'autore è favoloso, e la sua durezza passa in secondo piano. Sono abituata a leggere romance contemporanei, pieni zeppi di orpelli e abbellimenti vari. La scrittura invece qui è essenziale, ma è questa la sua unicità e bellezza. Con poche parole l'autore rende perfettamente un concetto che molti scrittori nascondono dietro a frasi lunghe e infinite. Qui con poche pennellate il quadro è pronto. Frasi brevi. Dialoghi essenziali. Descrizioni minime. Personaggi perfettamente delineati con poche azioni. Il tutto rende il ritmo incalzante e ti tiene incollato al libro.
Lettura consigliatissima.
(Luna)
In questo libro l'autore mette in campo una modalità narrativa un po' diversa da quelle usuali. Ho intitolato la recensione "stereogramma letterario" perché, proprio come in un auto-stereogramma vengono messe insieme le immagini generate da vari punti di vista, e solo con una visione globale si può raggiungere il risultato desiderato, anche in questo libro avviene qualcosa del genere.
I primi capitoli sono infatti dedicati a farci vedere un piccolo spicchio di vita dai diversi punti di vista dei protagonisti. La cosa inizialmente può lasciare perplessi, proprio perché, come in uno stereogramma, ci si trova di fronte un'immagine confusa, incompleta, seppure molto dettagliata.
Poi arriva l'ultimo punto di vista, quello che completa lo stereogramma, e tutto diventa chiaro: il disegno finale diventa evidente, e perfettamente fruibile e godibile.
Che vi devo dire, se decidete di leggerlo considerate quello che ho scritto e andate avanti sereni, vi assicuro che alla fine non vi pentirete di aver fatto un piccolo sforzo in più.
Cinque stelle perché la storia è bella, ben scritta e impostata in una maniera insolita e originale.
(Jimjams)
Chapeau, chapeau, chapeau.
Avevo già letto alcuni libri di autori esordienti, ma sinceramente non mi avevano entusiasmato come questa volta.
Finalmente un romanzo intenso e senza errori di ortografia, che ho letto molto volentieri, a differenza di altri libri pubblicati da autori famosi, che ho iniziato, trascinato e alla fine abbandonato.
Le vicende dei suoi protagonisti mi hanno fatto sentire immersa nella lettura, che non ha punti morti, banali o noiosi, ma scorre piacevolmente.
Complimenti Roberto Bonfanti, continuerò a leggere i tuoi romanzi e spero che il tuo stile non cambi, una lettrice entusiasta.
(Sara)
Il protagonista della storia è Claudio, ma più di lui la sua inseparabile e fedele compagna di vita: Bonnie, una motocicletta. Una Triumph Bonneville.
Il primo capitolo mi ha lasciato senza fiato, come un cazzotto dritto allo stomaco. Ne seguiranno altri, per introdurre i coprotagonisti, che entreranno in scena alternandosi l'uno con l'altro, per poi tornare nella parte finale, dove le trame confluiranno.
Lo stile di Bonfanti è asciutto, quasi chiururgico in alcuni casi, perfetto per narrare una storia all'apparenza normale, come la vita di chiunque. Però ci sono i dettagli, e quelli si che riescono a renderla dura.
Un po' thriller, un po' mainstream, difficile incasellare in un solo genere questo libro.
(Angelo Stefani)
Avete presente un metronomo? L' inesorabile marcatura del tempo prima di un esercizio al pianoforte? Leggendo la prosa di Roberto ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a un opera dove tutto inizia con l'orchestra che accorda gli strumenti, note dei singoli strumenti che lanciano accordi in maniera apparentemente casuale, sincopata.
Preparatoria.
Scrittura necessariamente lenta, minimalista, trascinante. Poco a poco, il lavoro di costruzione della frase musicale esplode. La narrazione è ritmata da date, visioni oniriche, immagini, flashback. Ipnotica, assolutamente ipnotica.
Devi proseguire nella lettura, l'autore ti trascina, volente o nolente.
Lo stile di Roberto è originalissimo.
Incalzante.
La vicenda incomincia a dipanarsi attraverso la visione di ogni singolo personaggio. Piccole vicende, sprazzi di riflessioni sul contingente.
Sogni.
Dettagli.
Dettagli della vita dei protagonisti, inconsapevolmente incastrati in una vicenda più grande. Difficile raccontare il libro con la paura di svelare troppe cose. Il romanzo è un crescendo.
Profondo.
Profondo come può esserlo solo lo sguardo di un osservatore che coglie i particolari e le sfumature delle vicende umane. Sorprendentemente vi troverete per le mani un noir inconsueto, assimilabile ai romanzi di formazione. La storia è già nel titolo.
Molto emozionante. Mi sono goduto ogni singola riga. Consiglio a tutti questa esperienza di lettura.
(Massimiliano Riccardi)
Per Caso capita di intrecciare la propria vita con quella degli altri, nei miei libri la vita di ognuno di noi è come un cerchio che si forma, ruotando il culo di una bottiglia bagnato su un tavolino in plastica, mentre i pensieri scorrono.
I cerchi si intersecano, come le nostre vite, spesso una volta sola e via, una toccata e fuga e a volte si rincrociano a distanza di anni.
Capita così di incrociare un'altra vita e di incappare in uno "scambio" e leggere i racconti e i romanzi di altri che come me, si sono inoltrati in un mondo, quello della scrittura, che apre le porte su universi infiniti, a volte strani, fantastici, altre volte così reali e drammatici da farti fermare a riflettere e pensare, su quello che la scrittura da e la scrittura prende.
Così mi è "capitato" (ma forse,nulla capita mai per caso) di leggere uno dei libri di Roberto Bonfanti.
"La vita è dura nei dettagli"...
Alle prime pagine, l'ingresso nella vita dei personaggi risulta appesantito dai loro drammi, vite che giorno per giorno si aprono sull'esistenza, così semplice e così altrettanto complicata.
Ci si sente spaventati e confusi dai dettagli così drammaticamente veri, proprio come le vite di ognuno di noi.
Ma la bellezza di un libro la si apprezza leggendolo; è così che giorno dopo giorno, le vite si intrecciano e i fili si dipanano, ricamando una storia tanto vera quanto paradossalmente reale.
E così, tra i sogni che offuscano la realtà e le date che scandiscono il passare del tempo, tra personaggi onirici e spesso paranoici, ma così maledettamente reali, tra i riflessi negli specchi e i liberatori viaggi in motocicletta (Bonnie), la storia, breve (volutamente), ma intensa, racconta la fine tragicità di situazioni, cosi maledettamente vere, stra-maledettamente vere, della vita che ognuno di noi vive o ha, in parte, vissuto.
In effetti, ci sentiamo tutti attori, tutti protagonisti o partecipi di una storia, come se la nostra vita fosse unica ed in verità lo è certamente. Per essere protagonisti di una storia però bisogna saperla raccontare, Roberto ci riesce bene, anzi benissimo e ci rende partecipi a tal punto da farci pensare che ognuno di noi potrebbe essere uno di quei personaggi.
Un linguaggio semplice, ma strutturato, che si muove a scatti, impercettibili, un click dopo l'altro, come fotogrammi di un film che avanzano a volte lenti a volte veloci, tra le sapienti mani e visioni di un regista.
La storia è destrutturata, frastagliata, volutamente, un espediente che spinge il lettore a continuare a leggere per mettere insieme tutti quei dettagli che rendono la vita dura ma degna di essere vissuta..
La trama, non ve la racconto, altrimenti vi "brucio"la sorpresa di un finale che, personalmente, mi ha alleggerito un po' dai pensieri della quotidianità.
Semplice nella sua complessità, godibile nel lessico e nel costrutto, un libro che vi consiglio, un libro che vi coinvolgerà e che sono sicuro vi farà amare Bonnie più di ogni altra cosa, perchè in tutta la durezza di una vita fatta di dettagli, "lei" vi porterà fuori dai pensieri, fuori dal mondo, tra salite e discese, seguendo le curve di una strada che in fondo è la vita di tutti i giorni, la mia, la tua, la vostra.
(Massimo Ginestri)
Recensioni:
Sono state giornate pesanti, tra il lavoro, gli impegni vari e quella sensazione di voler fare sempre quel qualcosa in più senza riuscirci veramente.
Come quasi ogni giorno, oggi ho fatto una levataccia, la giornata grigia e umida, quell’umidità che ti fa percepire il tempo più freddo di quel che è realmente e che ti penetra come un coltello nelle ossa.
Per fortuna sono un “libero” professionista e come tale, ogni tanto posso far valere quella libertà di poter decidere come impegnare parte del mio tempo. Disdico l’appuntamento che avevo nel pomeriggio e resto a casa.
Metto su un disco di Chris Robinson e mi siedo sul divano, una tazza di caffè nero appoggiata sulla vecchia cassa di legno che fa da “appoggia tutto”, oggi ho voglia di finire il libro di Roberto Bonfanti, “Cose che si Rompono”.
Leggo e tutto intorno si fa scuro, le pagine scorrono veloci e la mente si proietta a capofitto, come attratta in un vortice, nella storia.
Sono agli epiloghi, gli atti conclusivi e finalmente tutti i pezzi come in un rewind cinematografico tornano al loro posto, uno dopo l’altro e la tazzina volata giù dal tavolo ritorna intatta.
La storia raccontata magistralmente da Bonfanti nel suo precedente romanzo “La vita è dura nei dettagli” qui prende una piega caotica (Treccani – Caos: Grande disordine, confusione, di cose o anche d’idee, di sentimenti) e complicata, quella che sembra una vita all’apparenza normale e tranquilla in realtà non lo è per nulla. Proprio come cocci, come i pezzi rotti sparpagliati per terra, non si riesce ad avere un’idea di quella che è la realtà delle cose, l’oggetto rotto perde la sua forma, i suoi tratti, solo alla fine una volta incollati tutti i pezzi si riesce ad avere l’immagine di insieme.
Tra sogni ed incubi ricorrenti, come fratture dell’anima, i personaggi si arricchiscono e crescono insieme alla storia e Claudio, qui il protagonista, suo malgrado fa i conti con quello che la vita da e la vita prende.
Si ritrova alla fine a raccogliere i pezzi di molte vite vissute, cercando conforto, anche, in un amore che deve fare i conti con il suo passato, con le esperienze vissute, con le cose rotte e mai aggiustate, con un futuro di cui in fondo si ha paura. Un Romanzo da leggere, che non si può racchiudere in una semplice recensione, un romanzo dalle mille sfaccettature che deve essere anche letto tra le righe.
Ogni racconto parla di un viaggio sotto diversi aspetti, qui forse il viaggio è quello più difficile perché è la vita stessa ed è come una strada con troppo traffico e tanti autisti maldestri, prima o poi qualcuno finisce per sbatterci il muso e rompersi qualcosa.
Però, in fondo se le cose rotte non si possono più aggiustare, la cosa più semplice da fare e di comprarne di nuove.
Già, alla fine , tutto sommato, basta prendersi il pomeriggio libero e andare a fare un giro con se stessi con il culo appoggiato sul sellino di una moto o restare a leggere un buon libro, dimenticandosi dei cocci sparsi per terra e del latte che macchia il tappeto.
Non posso far altro che dire BRAVO, dopo la “vita è dura nei dettagli”, Bonfanti non si perde, anzi costruisce una storia difficile, complicata, dalle mille sfaccettature e colpi di mano, la trama raffinata e originale, il modo di scrivere che non si perde e resta quello matematicamente caotico del prequel, un modo di scrivere che ti avvolge trasportandoti fino alla fine, anzi che ti spinge a finire il romanzo per capire il senso di tutto ciò che si è letto.
Un libro “Cose che si rompono” che riesce a farti restare a casa un pomeriggio della settimana, lasciando tutto il mondo fuori, che posso dire di più, non ci riusciva nemmeno la mia ex.
Assolutamente consigliato.
(Massimo Ginestri)
Cose che si rompono è un romanzo che può essere letto autonomamente, ma si tratta in realtà di una ripresa della storia già narrata in “La vita è dura nei dettagli“. Il mio consiglio è di leggerli entrambi, partendo ovviamente dal primo.
Dalla fine della prima storia è passato un anno e la vita di Claudio, avviata su un binario di tranquilla felicità, viene sconvolta da avvenimenti nuovi e inaspettati. Il passato qualche volta torna a farci una visita e cadaveri già sepolti possono turbare i nostri sonni. Così infatti accade in questo romanzo e ancora una volta le strade e le storie si intrecciano. Lo stile narrativo somiglia un po’ a quello del primo libro e nella narrazione si passa di volta in volta da un personaggio all’altro. Al contrario del primo romanzo tuttavia, non viene ripresa più volte la stessa linea temporale, tornando al punto di partenza per ogni personaggio, ma il flusso scorre in maniera tradizionale ed è di conseguenza molto più semplice da seguire.
Ritmo, storia e stile sono quelli di un thriller, che funziona molto bene, ci prende, non cede troppo alle necessità di lieto fine, lasciando che i cattivi lo siano fino in fondo. Personaggi che stimolano sentimenti forti, segno di una buona caratterizzazione degli stessi. Una gradevole lettura, con qualche spunto di riflessione sulla vita, sui rapporti e su quanto poco possiamo fare a volte per riprendere in mano le redini del nostro destino. L’intreccio è portato avanti con abilità e c’è il giusto mix di sorpresa e intuizione nel seguirlo. Consigliato.
(Mario Pacchiarotti)
Le vicende dei protagonisti de "La vita è dura nei dettagli" proseguono in questo romanzo, che ha gli stessi pregi del precedente, fra cui, mi piace ribadirlo, la scrittura pulita ed essenziale ma sempre precisa che caratterizza i testi di Bonfanti.
In “Cose che si rompono” i personaggi, coinvolti loro malgrado in una vicenda delittuosa dagli esiti inattesi, mostrano ancora una volta e di più la loro umanità: difetti, dubbi, paure. È evidente, in particolare, la difficoltà che hanno a comunicare e a esprimere, senza essere fraintesi, ciò che sentono, perfino alle persone a cui tengono di più: una problematica con cui più o meno ci scontriamo o ci siamo scontrati tutti e che perciò ce li fa sentire particolarmente vicini.
(Ant)
Dopo aver apprezzato "La vita è dura nei dettagli" non potevo farmi sfuggire il seguito.
Il romanzo è avvincente come il primo ed è riuscito a mantenere alto il mio interesse fino alla fine.
I personaggi che già conoscevo sono cresciuti di spessore e sono delineati in maniera molto vivida e reale.
La storia si fa sempre più intrigante e non mancano i colpi di scena inaspettati.
Consigliatissimo, ora aspetto il terzo!
(Sara)
Il Professor Leonard Knowall è un personaggio difficile. È scontroso, arrogante e suscettibile. Non se la prendano troppo con lui i sociologhi di professione, gli stimati e riconosciuti maestri dell’analisi comportamentale, se ha osato invadere il loro campo d’azione. In fondo le sue riflessioni e i suoi pensieri sono superficiali e qualunquistici. Lui non è altro che un parvenue della cultura, un uomo che sfrutta la sua notorietà per esprimere delle opinioni davanti a una platea, con modi poco ortodossi e informali, esattamente come farebbe con gli amici al bar. Ama pavoneggiarsi sotto i riflettori e gode del consenso del suo pubblico. Un simpatico cialtrone, insomma. Ma lasciamolo divertire, come direbbe il Poeta.
Recensioni:
Il professore Leonard Knowall è impegnato a tenere una conferenza "sui generis". Accompagna le sue dissertazioni con la musica, alternando brani sul suo pc. Interagisce con il pubblico, rendendosi simpatico, con battute divertenti. Le argomentazioni della sua trattazione sono molteplici: la passione per la scrittura e la lettura, la resa cinematografica di opere letterarie, l'informatica e la musica.
Il professore è un personaggio particolare ma lo si ascolta (lo si legge) con attenzione.
Io l'ho seguito senza interruzione, affascinata dalla sua abilità ad avvicendare gli argomenti di discussione, stimolando sempre nuova curiosità a proseguire nella lettura di quelle sua insolita e stravagante prolusione.
Ho trovato davvero piacevole la prosa, molto curata e rifinita. Apprezzabili e molteplici le informazioni.
Leggerò sicuramente altre opere di questo autore.
(Codi)
A leggere questo breve ebook sembra davvero di assistere ad una conferenza. Ma non ad un video o al film di una conferenza girato da un più o meno famoso regista ed interpretato da un più o meno famoso attore, no, al libro di una conferenza, a quel libro da cui hanno tratto o avrebbero potuto trarre il film, al quel libro che era meglio del film, se avessimo letto e visto entrambi. Al libro che ci ha fatto girare un film nella nostra testa, con la nostra immaginazione, quel film che nessun regista avrebbe potuto fare meglio di come ce lo siamo immaginati noi.
Roberto Bonfanti, l'autore, si presenta, "ci" presenta se stesso. E lo fa a chi non lo conosce e a chi forse lo conoscerà in altri scritti, in altri libri, in altri film girati nella nostra mente.
Lo fa raccontando la storia di "un" autore, un autore fra gli autori, un autore che potrebbe essere lui come potrebbe pure essere un altro o come potresti esserlo anche voi.
Mettetevi comodi, anche se non dura molto.
Ce l'avete il tempo per prendere un caffè con lui nel bar della vostra mente?
Un caffè virtuale, magari regalato dalla rete o pagato di tasca vostra più al distributore che all'autore.
L'autore è pronto per raccontavi la "sua" storia.
E se vi sarete trovati bene in sua compagnia probabilmente vi verrà voglia di offrigli qualche altro caffè o magari una birra, come è venuta a me, visto che qui, al bar Amazon, ci sono altri suoi ebook/libri a menu e un tavolino con scritto "riservato" che porta il suo nome e quello di ognuno degli avventori.
(Wirton Arvel)
Racconti del periodo 1990-2002
"Era bello stare sulla spiaggia a non fare niente, a tenerci per mano e a raccontarci la nostra infanzia e tutto quello che ci passava per la mente.
Era bello, e quella felicità mi appagava, senza che dovessi fare progetti, pensare al futuro, mi sentivo come un granello di quella sabbia addormentata, vivevo il presente, e mi sembrava che non ci fosse gioia più grande."
Recensioni:
Questo libro di racconti si legge in un baleno, ma non per questo si dimentica. Bonfanti ci sa fare con la scrittura e lo dimostra anche in questa raccolta, dove storie normali di persone normali sono elevate da uno stile sobrio e accattivante. Uno scrittore che vale la pena seguire e di cui leggerò volentieri ancora.
(cris)
Sarà il mio debole per la narrazione che procede per dialogo ma Bonfanti è irresistibile.Intanto è divertente pur non facendo uso soverchio di terminologia da trivio come oggi spesso si tende a fare per dare un taglio popolare e discorsivo al modo di esprimersi dei personaggi, usandone invece quanto basta per far sorridere di gusto qua e là. Inoltre ha una fluidità tale che come niente ti ritrovi alla fine della storia con l'unico rimpianto che sia finita troppo "a secco". UN ritmo veloce da sceneggiatura caratterizza tutti i racconti di questo libro e quantunque da ognuno di essi si possa cogliere la gran facilità di scrittura e la voglia di comunicare dell'autore,quella che spicca fra tutti anche per l'armoniosa unione stile e contenuto, è la storia del giovane che cerca lavoro e che si imbatte in una mediocre associazione a delinquere i cui componenti sono dipinti che pare di vederli e di conoscerli(specialmente il povero SFI)...anziché solo come le stereotipate macchiette che abbiamo già visto. Condivisibile l'uso del dialetto, toscano, nell'ultimo scritto, una commedia,efficace in questo caso, invece, più per come è scritta che per il contenuto,come certe barzellette che bisogna raccontare bene perché strappino l'ilarità, al dilà del contenuto...e Bonfanti, senza dubbio, sa raccontare.
(flor de vidrio)
Otto divertenti racconti quasi tutti in prima persona, alcuni sotto forma diaristica.
Sono scritti con abbondanza d’ironia, simpatia ed intelligenza.
Ci fanno divertire ma anche riflettere, sognare e a tratti forse arrabbiare ma mai annoiare.
Bravo l’autore a tenere incollati alla lettura dalla prima all’ultima riga.
(Vilma Venturi)
Il primo a tornare fu il cane.
Quel meticcio piccolino, sempre affamato, con il ringhio perenne che modulava per esprimere le sue emozioni canine, mi era sempre piaciuto. Il suo modo di dimostrare diffidenza, nascondendosi sotto il tavolino o sotto una sedia in presenza di estranei, non mi era mai sembrato indice di cattivo carattere, lo vedevo come il suo prendere le distanze dal mondo, l’esprimere un certo controllo su quello che riteneva il suo territorio esclusivo, valutandone l’eventualità di prepararsi a difenderlo. Ricordavo quando mio fratello l’aveva portato a casa, un cucciolotto malconcio e sporco, che aveva anche tentato di morderlo, mentre lo salvava da una fine certa, togliendolo di mezzo a una strada trafficata. Ci vollero diversi giorni prima che si persuadesse a farsi toccare o accarezzare, anche solo ad avvicinarsi alla ciotola del cibo in nostra presenza, all’inizio si decideva a mangiare solo quando era sicuro che non lo guardavamo. Poi, col tempo, cominciò a tollerarci, il suo carattere ribelle si addolcì, almeno un poco, e divenne il nostro compagno, indipendente ma fedele.
Recensioni
Roberto Bonfanti sa scrivere in modo da tenere desta l'attenzione pagina dopo pagina. In questi racconti trasporta il lettore su una linea di confine incerta: tra vita e morte nella storia intitolata come la raccolta, tra antiche superstizioni e moderni populismi in "La strega", tra sobrietà e cupidigia ne "L'uomo del banco dei pegni". I brevissimi "2037" e "Le nostre passeggiate notturne" sono più dei divertissment che però hanno ugualmente lo scopo di spiazzare il lettore.
Una narrativa di intrattenimento che non intende proporre dialoghi sui massimi sistemi, ma solo farsi onestamente leggere e, tra le righe, fornire anche qualche spunto di riflessione sulla vita quotidiana e sulla società contemporanea.
(sdpv)
Racconti ben scritti, assolutamente intriganti e avvincenti; con un mix di ironia, occhio critico sul mondo che ci circonda, e, alcuni, una deriva surreale.
Hanno un finale “che spiazza” in più di un caso, come è nei migliori racconti. Quindi che altro dire? È una lettura che consiglio.
(Ant)
Anche in questa, purtroppo breve, raccolta di racconti, Roberto Bonfanti conferma la sua bravura di scrittore ricco di fantasia. Nei suoi scritti, sempre di notevole spessore, non mancano elementi esoterici nei quali si nasconde una sottile ironia e, quasi sempre, un colpo di scena inatteso e spiazzante. Non accenno alle varie trame perché già ben descritte e evidenziate da altri recensori. Posso solo confermare il mio rammarico per non aver potuto leggere di più e ancora. Le emozioni, lo stato d’animo, la psicologia dei vari personaggi coinvolgono il lettore che non vorrebbe mai arrivare alla fine.
(Sergio Bertoni)
Recensioni:
Questo libro non è un manuale d'istruzioni per diventare un fonico, ma è scritto da un fonico. Qui racconta le sue avventure e disavventure in modo divertente e ironico. Ne consiglio la lettura a tutti.
(Romina Di Lauro)
E' un libro facile da leggere, gli aneddoti sono simpatici e spesso il parallelismo con la nostra vita lavorativa quotidiana fa immedesimare nel racconto. E' la lettura ideale da fare sotto l'ombrellone, condividendo i passaggi più divertenti con gli amici.
(Valentina)
La vita è dura nei dettagli Anteprima
La vita spesso ci appare colma di difficoltà, non solo nei drammi e negli eventi traumatici che ci cambiano l’esistenza, ma anche nei piccoli gesti quotidiani, nello scorrere apparentemente invariabile dei giorni comuni.
La vicenda ruota intorno a uno studio grafico, alle persone che ci lavorano e ad altre figure secondarie, si concentra in uno spazio di tempo di circa due settimane. La narrazione è in prima persona e principalmente al presente, si articola in sette capitoli, ognuno affidato a un personaggio diverso.
Di cosa parla in realtà il romanzo? Non certamente di delitto e castigo. Non può neanche essere considerato un “noir”. Questa è solo la cornice. Parla di cambiamento.
Nella vita di tutti i protagonisti del romanzo ci sono degli avvenimenti e delle situazioni che ne condizionano o ne hanno condizionato l’esistenza.
Alcuni affrontano i loro dèmoni e ne escono tutto sommato vincitori, altri non ci riescono
C’è una sorta di “happy ending” solo per Stefania e Claudio, a premiare la loro evoluzione.
È un lieto fine sicuramente relativo, rimangono fra loro molti punti oscuri, molto “non detto”, ma in fondo questo è più verosimile di una perfetta quadrature del cerchio, cosa assai rara nella realtà.
Le vicende narrate in questo romanzo proseguono nel sequel: Cose che si rompono.
Recensioni:
LA VITA E’ DURA NEI DETTAGLI e COSE CHE SI ROMPONO di Roberto Bonfanti
Siamo di fronte ad una trilogia, il cui terzo capitolo è ancora nella testa dell’autore, per cui, giocoforza, mi devo limitare a parlare degli altri due. La storia in sé sarebbe anche abbastanza semplice. Uno studio di grafica in una città di provincia del Nord con le vicende umane di chi ci lavora. Volutamente semplice anche lo stile che l’autore ha voluto scarno, spesso ricco di dialoghi e che assume quindi un ritmo incalzante. Se Roberto Bonfanti fosse un pittore sarebbe senza dubbio un impressionista. Pennellate veloci, en plein air, ritmo che all’inizio può lasciare perplessi, ma poi si entra in sintonia con la musica del testo e tutto diventa più facile.
E adesso che ci troviamo in rettilineo e pensiamo di cavarcela senza troppi pensieri, adesso comincia il bello. Sì perché Roberto Bonfanti, come il matto che aleggia nei suoi libri, tira fuori la carta vincente. Le vicende narrate sono vissute in prima persona sempre da un protagonista diverso, fino a completare il ciclo delle persone impiegate nello studio. Una sorta di flusso di coscienza che rivela profondità inaspettate, svela segreti nascosti da molti anni, apre porte che qualcuno pensa sia meglio tenere chiuse.
E così un brutto giorno cominciamo a guardarci intorno con sospetto. Piano piano le voci del coro declinano su una principale, Claudio. E come Claudio ci troveremo invischiati in una storia più grande di noi e, questa è la grande bravura dell’autore, senza che nemmeno ce ne siamo accorti. Ed allora sì che dovremo fermarci un attimo a ricordare i tempi andati, (la descrizione del funerale del nonno è da top writer), dovremo ragionare sulla vita, sull’amore, sulla morte e anche su dove stiamo andando. E mentre ci pensiamo magari un giro in campagna in sella alla mitica Bonnie potrà servire a schiarirci le idee.
Di chiaro intanto ho un paio di cose. Primo, siamo di fronte ad uno scrittore emergente che meriterebbe palcoscenici maggiori, secondo il protagonista, Claudio per intenderci, mi è particolarmente simpatico perché ha diversi aspetti in comune con un personaggio uscito dalla mia penna. Infine un suggerimento. La terza puntata della trilogia io la intitolerei “Non si lasciano le cose a metà”. Così, tanto come promemoria. A buon intenditor…
(Pierluigi Tamborini)
La prima cosa che colpisce in “La vita è dura nei dettagli”, romanzo avvincente e magistralmente articolato di Roberto Bonfanti, è l’originalità della struttura del racconto: nella prima parte, infatti, si alternano in brevi capitoli le voci di diversi personaggi che agiscono e parlano raccontando ben poco di sé in un intrigante e movimentato gioco di sottintesi, di svelamenti progressivi e di non detti. A questa tecnica narrativa piuttosto rarefatta si aggiunge la peculiare gestione del tempo del racconto perché la data del 30 marzo che dà il via a un conteggio minuzioso dei giorni viene ripetuta ogni volta che cambia la voce narrante come incipit dell’azione per tutti i personaggi.
Un ulteriore motivo di grande suggestione è che tutti i personaggi sognano e i loro sogni hanno la funzione di dirci qualcosa in più di loro, come ad esempio la gamba staccata della vecchia bambola di Stefy , una chiara metafora della rottura dei suoi affetti; e tutti i personaggi, Enrico, Stefy, Antonella, Mario e Alberto vivono le loro giornate attraverso microazioni, quasi gesti insignificanti che le frasi brevissime sottolineano dando vita a una prosa sincopata. Ma le microazioni sono tasselli di un mosaico che si compone piano piano sotto i nostri occhi: Enrico, a capo di uno studio di Grafica Pubblicitaria, scopre di essere in fin di vita ed è costretto a un drammatico bilancio consuntivo; i suoi dipendenti reagiscono a modo loro alla strana atmosfera che si è creata nel gruppo: Antonella trascorre le sue giornate all’insegna dell’inerzia, Mario parte improvvisamente, in gran segreto e con mille sotterfugi, Alberto osserva senza capire quello che gli succede intorno e Claudio si mostra sfuggente ed enigmatico tanto che Stefy vive il suo rapporto con lui con estrema difficoltà.
Nella seconda parte del romanzo, invece, la voce narrante è solo quella di Claudio e la prosa fatta di brevi frasi spezzate è sostituita da un andamento più ampio e più lento come se gli interrogativi e i misteri intravvisti nella prima parte richiedessero risposte di maggiore respiro. E così è: quei dettagli nascosti, che rendono dura la vita di Enrico, Mario, Claudio e altri, ci vengono finalmente raccontati, il lettore non deve più ipotizzare, indovinare, captare e i personaggi acquistano una corposità prima sconosciuta. Ma ugualmente grande è la sorpresa quando scopriamo perché Claudio era così distratto e poco attento all’amore di Stefy, perché un personaggio secondario come Pasteur sia in realtà molto di più di un barbone che offre a tutti una carta in gioco, perché Mario se ne è andato senza lasciare traccia, e soprattutto scopriamo che la colpa può essere ridotta a semplice dettaglio, che è un peso che si può sopportare semplicemente diventando un altro.
Dopo la morte di Enrico, Claudio prende le redini della conduzione dello Studio grafico e ritrova nell’amore di Stefy la quiete tanto cercata.
È il 20 dicembre.
Dal passato, una cartolina spedita da Buenos Aires da Mario.
Un semplice dettaglio.
(Nadia Bertolani)
Roberto Bonfanti è la dimostrazione di come ci sia talento nei Self-Publisher italiani. E' un autore che sicuramente meriterebbe un contratto con qualche grande CE.
Nel frattempo è possibile gustarsi i suoi scritti...
(Michael Compostella "Mikael Compo")
Il primo capitolo è forte, davvero molto duro. Ma lo stile dell'autore è favoloso, e la sua durezza passa in secondo piano. Sono abituata a leggere romance contemporanei, pieni zeppi di orpelli e abbellimenti vari. La scrittura invece qui è essenziale, ma è questa la sua unicità e bellezza. Con poche parole l'autore rende perfettamente un concetto che molti scrittori nascondono dietro a frasi lunghe e infinite. Qui con poche pennellate il quadro è pronto. Frasi brevi. Dialoghi essenziali. Descrizioni minime. Personaggi perfettamente delineati con poche azioni. Il tutto rende il ritmo incalzante e ti tiene incollato al libro.
Lettura consigliatissima.
(Luna)
In questo libro l'autore mette in campo una modalità narrativa un po' diversa da quelle usuali. Ho intitolato la recensione "stereogramma letterario" perché, proprio come in un auto-stereogramma vengono messe insieme le immagini generate da vari punti di vista, e solo con una visione globale si può raggiungere il risultato desiderato, anche in questo libro avviene qualcosa del genere.
I primi capitoli sono infatti dedicati a farci vedere un piccolo spicchio di vita dai diversi punti di vista dei protagonisti. La cosa inizialmente può lasciare perplessi, proprio perché, come in uno stereogramma, ci si trova di fronte un'immagine confusa, incompleta, seppure molto dettagliata.
Poi arriva l'ultimo punto di vista, quello che completa lo stereogramma, e tutto diventa chiaro: il disegno finale diventa evidente, e perfettamente fruibile e godibile.
Che vi devo dire, se decidete di leggerlo considerate quello che ho scritto e andate avanti sereni, vi assicuro che alla fine non vi pentirete di aver fatto un piccolo sforzo in più.
Cinque stelle perché la storia è bella, ben scritta e impostata in una maniera insolita e originale.
(Jimjams)
Chapeau, chapeau, chapeau.
Avevo già letto alcuni libri di autori esordienti, ma sinceramente non mi avevano entusiasmato come questa volta.
Finalmente un romanzo intenso e senza errori di ortografia, che ho letto molto volentieri, a differenza di altri libri pubblicati da autori famosi, che ho iniziato, trascinato e alla fine abbandonato.
Le vicende dei suoi protagonisti mi hanno fatto sentire immersa nella lettura, che non ha punti morti, banali o noiosi, ma scorre piacevolmente.
Complimenti Roberto Bonfanti, continuerò a leggere i tuoi romanzi e spero che il tuo stile non cambi, una lettrice entusiasta.
(Sara)
Il protagonista della storia è Claudio, ma più di lui la sua inseparabile e fedele compagna di vita: Bonnie, una motocicletta. Una Triumph Bonneville.
Il primo capitolo mi ha lasciato senza fiato, come un cazzotto dritto allo stomaco. Ne seguiranno altri, per introdurre i coprotagonisti, che entreranno in scena alternandosi l'uno con l'altro, per poi tornare nella parte finale, dove le trame confluiranno.
Lo stile di Bonfanti è asciutto, quasi chiururgico in alcuni casi, perfetto per narrare una storia all'apparenza normale, come la vita di chiunque. Però ci sono i dettagli, e quelli si che riescono a renderla dura.
Un po' thriller, un po' mainstream, difficile incasellare in un solo genere questo libro.
(Angelo Stefani)
Avete presente un metronomo? L' inesorabile marcatura del tempo prima di un esercizio al pianoforte? Leggendo la prosa di Roberto ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a un opera dove tutto inizia con l'orchestra che accorda gli strumenti, note dei singoli strumenti che lanciano accordi in maniera apparentemente casuale, sincopata.
Preparatoria.
Scrittura necessariamente lenta, minimalista, trascinante. Poco a poco, il lavoro di costruzione della frase musicale esplode. La narrazione è ritmata da date, visioni oniriche, immagini, flashback. Ipnotica, assolutamente ipnotica.
Devi proseguire nella lettura, l'autore ti trascina, volente o nolente.
Lo stile di Roberto è originalissimo.
Incalzante.
La vicenda incomincia a dipanarsi attraverso la visione di ogni singolo personaggio. Piccole vicende, sprazzi di riflessioni sul contingente.
Sogni.
Dettagli.
Dettagli della vita dei protagonisti, inconsapevolmente incastrati in una vicenda più grande. Difficile raccontare il libro con la paura di svelare troppe cose. Il romanzo è un crescendo.
Profondo.
Profondo come può esserlo solo lo sguardo di un osservatore che coglie i particolari e le sfumature delle vicende umane. Sorprendentemente vi troverete per le mani un noir inconsueto, assimilabile ai romanzi di formazione. La storia è già nel titolo.
Molto emozionante. Mi sono goduto ogni singola riga. Consiglio a tutti questa esperienza di lettura.
(Massimiliano Riccardi)
Per Caso capita di intrecciare la propria vita con quella degli altri, nei miei libri la vita di ognuno di noi è come un cerchio che si forma, ruotando il culo di una bottiglia bagnato su un tavolino in plastica, mentre i pensieri scorrono.
I cerchi si intersecano, come le nostre vite, spesso una volta sola e via, una toccata e fuga e a volte si rincrociano a distanza di anni.
Capita così di incrociare un'altra vita e di incappare in uno "scambio" e leggere i racconti e i romanzi di altri che come me, si sono inoltrati in un mondo, quello della scrittura, che apre le porte su universi infiniti, a volte strani, fantastici, altre volte così reali e drammatici da farti fermare a riflettere e pensare, su quello che la scrittura da e la scrittura prende.
Così mi è "capitato" (ma forse,nulla capita mai per caso) di leggere uno dei libri di Roberto Bonfanti.
"La vita è dura nei dettagli"...
Alle prime pagine, l'ingresso nella vita dei personaggi risulta appesantito dai loro drammi, vite che giorno per giorno si aprono sull'esistenza, così semplice e così altrettanto complicata.
Ci si sente spaventati e confusi dai dettagli così drammaticamente veri, proprio come le vite di ognuno di noi.
Ma la bellezza di un libro la si apprezza leggendolo; è così che giorno dopo giorno, le vite si intrecciano e i fili si dipanano, ricamando una storia tanto vera quanto paradossalmente reale.
E così, tra i sogni che offuscano la realtà e le date che scandiscono il passare del tempo, tra personaggi onirici e spesso paranoici, ma così maledettamente reali, tra i riflessi negli specchi e i liberatori viaggi in motocicletta (Bonnie), la storia, breve (volutamente), ma intensa, racconta la fine tragicità di situazioni, cosi maledettamente vere, stra-maledettamente vere, della vita che ognuno di noi vive o ha, in parte, vissuto.
In effetti, ci sentiamo tutti attori, tutti protagonisti o partecipi di una storia, come se la nostra vita fosse unica ed in verità lo è certamente. Per essere protagonisti di una storia però bisogna saperla raccontare, Roberto ci riesce bene, anzi benissimo e ci rende partecipi a tal punto da farci pensare che ognuno di noi potrebbe essere uno di quei personaggi.
Un linguaggio semplice, ma strutturato, che si muove a scatti, impercettibili, un click dopo l'altro, come fotogrammi di un film che avanzano a volte lenti a volte veloci, tra le sapienti mani e visioni di un regista.
La storia è destrutturata, frastagliata, volutamente, un espediente che spinge il lettore a continuare a leggere per mettere insieme tutti quei dettagli che rendono la vita dura ma degna di essere vissuta..
La trama, non ve la racconto, altrimenti vi "brucio"la sorpresa di un finale che, personalmente, mi ha alleggerito un po' dai pensieri della quotidianità.
Semplice nella sua complessità, godibile nel lessico e nel costrutto, un libro che vi consiglio, un libro che vi coinvolgerà e che sono sicuro vi farà amare Bonnie più di ogni altra cosa, perchè in tutta la durezza di una vita fatta di dettagli, "lei" vi porterà fuori dai pensieri, fuori dal mondo, tra salite e discese, seguendo le curve di una strada che in fondo è la vita di tutti i giorni, la mia, la tua, la vostra.
(Massimo Ginestri)
Cose che si rompono Anteprima
Un anno dopo le vicende de "La vita è dura nei dettagli" ritroviamo gli stessi personaggi, prima fra tutti Bonnie, la moto amata da Claudio, il protagonista. Le azioni compiute nel passato tornano a influenzare la vita quotidiana delle persone che gravitano intorno allo studio grafico. Alcuni segreti vengono svelati, c'è chi prende decisioni importanti e chi non vuole compiere di nuovo gli stessi errori. Quando qualcosa si rompe qualche volta si può aggiustare. Altre volte no.
Recensioni:
Sono state giornate pesanti, tra il lavoro, gli impegni vari e quella sensazione di voler fare sempre quel qualcosa in più senza riuscirci veramente.
Come quasi ogni giorno, oggi ho fatto una levataccia, la giornata grigia e umida, quell’umidità che ti fa percepire il tempo più freddo di quel che è realmente e che ti penetra come un coltello nelle ossa.
Per fortuna sono un “libero” professionista e come tale, ogni tanto posso far valere quella libertà di poter decidere come impegnare parte del mio tempo. Disdico l’appuntamento che avevo nel pomeriggio e resto a casa.
Metto su un disco di Chris Robinson e mi siedo sul divano, una tazza di caffè nero appoggiata sulla vecchia cassa di legno che fa da “appoggia tutto”, oggi ho voglia di finire il libro di Roberto Bonfanti, “Cose che si Rompono”.
Leggo e tutto intorno si fa scuro, le pagine scorrono veloci e la mente si proietta a capofitto, come attratta in un vortice, nella storia.
Sono agli epiloghi, gli atti conclusivi e finalmente tutti i pezzi come in un rewind cinematografico tornano al loro posto, uno dopo l’altro e la tazzina volata giù dal tavolo ritorna intatta.
La storia raccontata magistralmente da Bonfanti nel suo precedente romanzo “La vita è dura nei dettagli” qui prende una piega caotica (Treccani – Caos: Grande disordine, confusione, di cose o anche d’idee, di sentimenti) e complicata, quella che sembra una vita all’apparenza normale e tranquilla in realtà non lo è per nulla. Proprio come cocci, come i pezzi rotti sparpagliati per terra, non si riesce ad avere un’idea di quella che è la realtà delle cose, l’oggetto rotto perde la sua forma, i suoi tratti, solo alla fine una volta incollati tutti i pezzi si riesce ad avere l’immagine di insieme.
Tra sogni ed incubi ricorrenti, come fratture dell’anima, i personaggi si arricchiscono e crescono insieme alla storia e Claudio, qui il protagonista, suo malgrado fa i conti con quello che la vita da e la vita prende.
Si ritrova alla fine a raccogliere i pezzi di molte vite vissute, cercando conforto, anche, in un amore che deve fare i conti con il suo passato, con le esperienze vissute, con le cose rotte e mai aggiustate, con un futuro di cui in fondo si ha paura. Un Romanzo da leggere, che non si può racchiudere in una semplice recensione, un romanzo dalle mille sfaccettature che deve essere anche letto tra le righe.
Ogni racconto parla di un viaggio sotto diversi aspetti, qui forse il viaggio è quello più difficile perché è la vita stessa ed è come una strada con troppo traffico e tanti autisti maldestri, prima o poi qualcuno finisce per sbatterci il muso e rompersi qualcosa.
Però, in fondo se le cose rotte non si possono più aggiustare, la cosa più semplice da fare e di comprarne di nuove.
Già, alla fine , tutto sommato, basta prendersi il pomeriggio libero e andare a fare un giro con se stessi con il culo appoggiato sul sellino di una moto o restare a leggere un buon libro, dimenticandosi dei cocci sparsi per terra e del latte che macchia il tappeto.
Non posso far altro che dire BRAVO, dopo la “vita è dura nei dettagli”, Bonfanti non si perde, anzi costruisce una storia difficile, complicata, dalle mille sfaccettature e colpi di mano, la trama raffinata e originale, il modo di scrivere che non si perde e resta quello matematicamente caotico del prequel, un modo di scrivere che ti avvolge trasportandoti fino alla fine, anzi che ti spinge a finire il romanzo per capire il senso di tutto ciò che si è letto.
Un libro “Cose che si rompono” che riesce a farti restare a casa un pomeriggio della settimana, lasciando tutto il mondo fuori, che posso dire di più, non ci riusciva nemmeno la mia ex.
Assolutamente consigliato.
(Massimo Ginestri)
Cose che si rompono è un romanzo che può essere letto autonomamente, ma si tratta in realtà di una ripresa della storia già narrata in “La vita è dura nei dettagli“. Il mio consiglio è di leggerli entrambi, partendo ovviamente dal primo.
Dalla fine della prima storia è passato un anno e la vita di Claudio, avviata su un binario di tranquilla felicità, viene sconvolta da avvenimenti nuovi e inaspettati. Il passato qualche volta torna a farci una visita e cadaveri già sepolti possono turbare i nostri sonni. Così infatti accade in questo romanzo e ancora una volta le strade e le storie si intrecciano. Lo stile narrativo somiglia un po’ a quello del primo libro e nella narrazione si passa di volta in volta da un personaggio all’altro. Al contrario del primo romanzo tuttavia, non viene ripresa più volte la stessa linea temporale, tornando al punto di partenza per ogni personaggio, ma il flusso scorre in maniera tradizionale ed è di conseguenza molto più semplice da seguire.
Ritmo, storia e stile sono quelli di un thriller, che funziona molto bene, ci prende, non cede troppo alle necessità di lieto fine, lasciando che i cattivi lo siano fino in fondo. Personaggi che stimolano sentimenti forti, segno di una buona caratterizzazione degli stessi. Una gradevole lettura, con qualche spunto di riflessione sulla vita, sui rapporti e su quanto poco possiamo fare a volte per riprendere in mano le redini del nostro destino. L’intreccio è portato avanti con abilità e c’è il giusto mix di sorpresa e intuizione nel seguirlo. Consigliato.
(Mario Pacchiarotti)
Le vicende dei protagonisti de "La vita è dura nei dettagli" proseguono in questo romanzo, che ha gli stessi pregi del precedente, fra cui, mi piace ribadirlo, la scrittura pulita ed essenziale ma sempre precisa che caratterizza i testi di Bonfanti.
In “Cose che si rompono” i personaggi, coinvolti loro malgrado in una vicenda delittuosa dagli esiti inattesi, mostrano ancora una volta e di più la loro umanità: difetti, dubbi, paure. È evidente, in particolare, la difficoltà che hanno a comunicare e a esprimere, senza essere fraintesi, ciò che sentono, perfino alle persone a cui tengono di più: una problematica con cui più o meno ci scontriamo o ci siamo scontrati tutti e che perciò ce li fa sentire particolarmente vicini.
(Ant)
Dopo aver apprezzato "La vita è dura nei dettagli" non potevo farmi sfuggire il seguito.
Il romanzo è avvincente come il primo ed è riuscito a mantenere alto il mio interesse fino alla fine.
I personaggi che già conoscevo sono cresciuti di spessore e sono delineati in maniera molto vivida e reale.
La storia si fa sempre più intrigante e non mancano i colpi di scena inaspettati.
Consigliatissimo, ora aspetto il terzo!
(Sara)
La conferenza mediatica del Professor Leonard Knowall Anteprima
Il Professor Leonard Knowall è un personaggio difficile. È scontroso, arrogante e suscettibile. Non se la prendano troppo con lui i sociologhi di professione, gli stimati e riconosciuti maestri dell’analisi comportamentale, se ha osato invadere il loro campo d’azione. In fondo le sue riflessioni e i suoi pensieri sono superficiali e qualunquistici. Lui non è altro che un parvenue della cultura, un uomo che sfrutta la sua notorietà per esprimere delle opinioni davanti a una platea, con modi poco ortodossi e informali, esattamente come farebbe con gli amici al bar. Ama pavoneggiarsi sotto i riflettori e gode del consenso del suo pubblico. Un simpatico cialtrone, insomma. Ma lasciamolo divertire, come direbbe il Poeta.
Recensioni:
Il professore Leonard Knowall è impegnato a tenere una conferenza "sui generis". Accompagna le sue dissertazioni con la musica, alternando brani sul suo pc. Interagisce con il pubblico, rendendosi simpatico, con battute divertenti. Le argomentazioni della sua trattazione sono molteplici: la passione per la scrittura e la lettura, la resa cinematografica di opere letterarie, l'informatica e la musica.
Il professore è un personaggio particolare ma lo si ascolta (lo si legge) con attenzione.
Io l'ho seguito senza interruzione, affascinata dalla sua abilità ad avvicendare gli argomenti di discussione, stimolando sempre nuova curiosità a proseguire nella lettura di quelle sua insolita e stravagante prolusione.
Ho trovato davvero piacevole la prosa, molto curata e rifinita. Apprezzabili e molteplici le informazioni.
Leggerò sicuramente altre opere di questo autore.
(Codi)
A leggere questo breve ebook sembra davvero di assistere ad una conferenza. Ma non ad un video o al film di una conferenza girato da un più o meno famoso regista ed interpretato da un più o meno famoso attore, no, al libro di una conferenza, a quel libro da cui hanno tratto o avrebbero potuto trarre il film, al quel libro che era meglio del film, se avessimo letto e visto entrambi. Al libro che ci ha fatto girare un film nella nostra testa, con la nostra immaginazione, quel film che nessun regista avrebbe potuto fare meglio di come ce lo siamo immaginati noi.
Roberto Bonfanti, l'autore, si presenta, "ci" presenta se stesso. E lo fa a chi non lo conosce e a chi forse lo conoscerà in altri scritti, in altri libri, in altri film girati nella nostra mente.
Lo fa raccontando la storia di "un" autore, un autore fra gli autori, un autore che potrebbe essere lui come potrebbe pure essere un altro o come potresti esserlo anche voi.
Mettetevi comodi, anche se non dura molto.
Ce l'avete il tempo per prendere un caffè con lui nel bar della vostra mente?
Un caffè virtuale, magari regalato dalla rete o pagato di tasca vostra più al distributore che all'autore.
L'autore è pronto per raccontavi la "sua" storia.
E se vi sarete trovati bene in sua compagnia probabilmente vi verrà voglia di offrigli qualche altro caffè o magari una birra, come è venuta a me, visto che qui, al bar Amazon, ci sono altri suoi ebook/libri a menu e un tavolino con scritto "riservato" che porta il suo nome e quello di ognuno degli avventori.
(Wirton Arvel)
Come un granello di sabbia e altre storie Anteprima
Racconti del periodo 1990-2002
"Era bello stare sulla spiaggia a non fare niente, a tenerci per mano e a raccontarci la nostra infanzia e tutto quello che ci passava per la mente.
Era bello, e quella felicità mi appagava, senza che dovessi fare progetti, pensare al futuro, mi sentivo come un granello di quella sabbia addormentata, vivevo il presente, e mi sembrava che non ci fosse gioia più grande."
Recensioni:
Questo libro di racconti si legge in un baleno, ma non per questo si dimentica. Bonfanti ci sa fare con la scrittura e lo dimostra anche in questa raccolta, dove storie normali di persone normali sono elevate da uno stile sobrio e accattivante. Uno scrittore che vale la pena seguire e di cui leggerò volentieri ancora.
(cris)
Sarà il mio debole per la narrazione che procede per dialogo ma Bonfanti è irresistibile.Intanto è divertente pur non facendo uso soverchio di terminologia da trivio come oggi spesso si tende a fare per dare un taglio popolare e discorsivo al modo di esprimersi dei personaggi, usandone invece quanto basta per far sorridere di gusto qua e là. Inoltre ha una fluidità tale che come niente ti ritrovi alla fine della storia con l'unico rimpianto che sia finita troppo "a secco". UN ritmo veloce da sceneggiatura caratterizza tutti i racconti di questo libro e quantunque da ognuno di essi si possa cogliere la gran facilità di scrittura e la voglia di comunicare dell'autore,quella che spicca fra tutti anche per l'armoniosa unione stile e contenuto, è la storia del giovane che cerca lavoro e che si imbatte in una mediocre associazione a delinquere i cui componenti sono dipinti che pare di vederli e di conoscerli(specialmente il povero SFI)...anziché solo come le stereotipate macchiette che abbiamo già visto. Condivisibile l'uso del dialetto, toscano, nell'ultimo scritto, una commedia,efficace in questo caso, invece, più per come è scritta che per il contenuto,come certe barzellette che bisogna raccontare bene perché strappino l'ilarità, al dilà del contenuto...e Bonfanti, senza dubbio, sa raccontare.
(flor de vidrio)
Otto divertenti racconti quasi tutti in prima persona, alcuni sotto forma diaristica.
Sono scritti con abbondanza d’ironia, simpatia ed intelligenza.
Ci fanno divertire ma anche riflettere, sognare e a tratti forse arrabbiare ma mai annoiare.
Bravo l’autore a tenere incollati alla lettura dalla prima all’ultima riga.
(Vilma Venturi)
Il primo a tornare fu il cane Anteprima
Il primo a tornare fu il cane.
Quel meticcio piccolino, sempre affamato, con il ringhio perenne che modulava per esprimere le sue emozioni canine, mi era sempre piaciuto. Il suo modo di dimostrare diffidenza, nascondendosi sotto il tavolino o sotto una sedia in presenza di estranei, non mi era mai sembrato indice di cattivo carattere, lo vedevo come il suo prendere le distanze dal mondo, l’esprimere un certo controllo su quello che riteneva il suo territorio esclusivo, valutandone l’eventualità di prepararsi a difenderlo. Ricordavo quando mio fratello l’aveva portato a casa, un cucciolotto malconcio e sporco, che aveva anche tentato di morderlo, mentre lo salvava da una fine certa, togliendolo di mezzo a una strada trafficata. Ci vollero diversi giorni prima che si persuadesse a farsi toccare o accarezzare, anche solo ad avvicinarsi alla ciotola del cibo in nostra presenza, all’inizio si decideva a mangiare solo quando era sicuro che non lo guardavamo. Poi, col tempo, cominciò a tollerarci, il suo carattere ribelle si addolcì, almeno un poco, e divenne il nostro compagno, indipendente ma fedele.
Recensioni
Roberto Bonfanti sa scrivere in modo da tenere desta l'attenzione pagina dopo pagina. In questi racconti trasporta il lettore su una linea di confine incerta: tra vita e morte nella storia intitolata come la raccolta, tra antiche superstizioni e moderni populismi in "La strega", tra sobrietà e cupidigia ne "L'uomo del banco dei pegni". I brevissimi "2037" e "Le nostre passeggiate notturne" sono più dei divertissment che però hanno ugualmente lo scopo di spiazzare il lettore.
Una narrativa di intrattenimento che non intende proporre dialoghi sui massimi sistemi, ma solo farsi onestamente leggere e, tra le righe, fornire anche qualche spunto di riflessione sulla vita quotidiana e sulla società contemporanea.
(sdpv)
Racconti ben scritti, assolutamente intriganti e avvincenti; con un mix di ironia, occhio critico sul mondo che ci circonda, e, alcuni, una deriva surreale.
Hanno un finale “che spiazza” in più di un caso, come è nei migliori racconti. Quindi che altro dire? È una lettura che consiglio.
(Ant)
Anche in questa, purtroppo breve, raccolta di racconti, Roberto Bonfanti conferma la sua bravura di scrittore ricco di fantasia. Nei suoi scritti, sempre di notevole spessore, non mancano elementi esoterici nei quali si nasconde una sottile ironia e, quasi sempre, un colpo di scena inatteso e spiazzante. Non accenno alle varie trame perché già ben descritte e evidenziate da altri recensori. Posso solo confermare il mio rammarico per non aver potuto leggere di più e ancora. Le emozioni, lo stato d’animo, la psicologia dei vari personaggi coinvolgono il lettore che non vorrebbe mai arrivare alla fine.
(Sergio Bertoni)
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