mercoledì 30 aprile 2014

Novità in ebook: Se amar non puoi di Manuel Sgarella


IN USCITA IL 5 MAGGIO su Amazon. 


“SE AMAR NON PUOI”. È la storia in tre atti di un amore intenso, ingabbiato, impossibile. Un amore capace però di rendere liberi e animare le RIVOLUZIONI che nella prima metà del 1800 sconvolsero tutta Europa. Passioni, amori, desideri che diedero vita al vero ROMANTICISMO. 

Trama
Giuditta ha un talento: sa cantare e ha una bellissima voce. Ma ha anche un difetto: non riesce a esprimere chiaramente i suoi sentimenti. Riesce a farlo solo sul palco attraverso le opere liriche di cui è protagonista. Ed è proprio questo che, agli inizi del 1800, la rende presto famosa nei teatri di tutta Europa, da Milano a San Pietroburgo. 
Il periodo storico, però, non la aiuta ad affrontare la sua difficoltà a esprimere quello che prova. Il Neoclassicismo aveva raffreddato tutte le emozioni, la Restaurazione aveva spento le passioni rivoluzionarie; ma nei cuori delle persone stava nascendo il Romanticismo, un’esplosione di sentimenti di cui Giuditta ne diventa inconsapevole portavoce. 
Giovanissima è costretta a sposare un uomo che non ama, ma il suo cuore batte per qualcun altro. Un giovane di nome Vincenzo Bellini, compositore animato da due passioni: una per la musica, l’altra per Giuditta. Ma anche qui Giuditta non riesce a esprimersi, ci prova, cerca una soluzione. Ma i suoi doveri la riportano quasi sempre alla realtà.
Intanto stanno per nascere i primi moti rivoluzionari, non solo in Italia. I sentimenti stanno dominando le azioni, la ribellione dei popoli porta a creare un binomio fondamentale per la nascita del Risorgimento: amore e libertà. 
Può quindi l’amore rendere liberi? Riuscirà Giuditta a uscire dalla sua "gabbia"?

L’autore
Manuel Sgarella è un giornalista professionista. Da 15 anni lavora per il quotidiano online Varesenews. La passione per il cinema lo ha portato ad approfondire la narrazione delle storie. Nel 2013 è stato finalista al Premio Solinas. Ha pubblicato in ebook su amazon "Il testamento del maratoneta: una storia vera", che racconta la grande avventura di Carlo Airoldi che nel 1896, per partecipare alla prima Maratona, senza un soldo in tasca, si fece da Milano ad Atene a piedi, duemila chilometri da percorrere in poco più di un mese.

martedì 29 aprile 2014

Il (re)censore


Uno spettro si aggira per amazon, è lo spettro del self-publisher. Tutte le potenze della vecchia editoria si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: Le Case Editrici e le Agenzie, i lettori di best-seller e i colleghi scrittori… Ma il nemico più subdolo di questo spettro, quello più agguerrito e al quale amazon stessa ha offerto le armi più affilate è lui: il (re)censore.
Appena uno scrittore self si affaccia nell’empireo della top 100 il (re)censore fiuta la preda, si avventa come un falco sull’ignaro ebook e lo ferisce a morte con recensioni a una stella. Il (re)censore è un rapace notturno, agisce coperto dall’oscurità e dall’anonimato che amazon consente a chiunque, colpisce e si dilegua. Si moltiplica in innumerevoli entità chiamate “nickname”, che agiscono una volta sola e con metodo ad personam infieriscono sul povero scribacchino, reo di aver plagiato le menti di qualche centinaio di ignari lettori innocenti. Il (re)censore non ha bisogno di esprimere motivazioni valide per la sua stroncatura, gli basta superare le 20 canoniche parole che il colosso di Seattle impone.
Seguono esempi:
“Non sono riuscito a finirlo. Non compratelo, non sa scrivere. Preferirei una visita dal dentista piuttosto che leggere un'altra pagina di questo libro.”;
“Questo è il terzo libro che leggo di X, i primi due non mi sono piaciuti e li ho abbandonati a metà, ma questo è anche peggio.”;
“Senza capo ne coda, ho smesso di leggerlo dopo 10 pagine. Ma forse sono io che ho sbagliato genere. Comunque non lo consiglio.”;
“Un libro noioso e inutile, non sono riuscito a finirlo, 99 centesimi buttati. Per forza è un ebook, nessuno lo stamperebbe.”;
“Totalmente inverosimile e illeggibile, sembra scritto da una bambina di 10 anni, evitatelo se vi piacciono i libri belli e ben scritti.”
Potrei andare avanti, queste sono le recensioni tipiche del (re)censore, ovviamente depurate dai frequenti errori grammaticali e ortografici, vero marchio di fabbrica del soggetto. Come potete notare non si accenna mai alla trama né allo stile dello scrittore, se non con termini assolutamente denigratori, non c’è critica ma invettiva, non c’è analisi ma scherno. Un’altra caratteristica ricorrente del (re)censore è il non riuscire mai a finire i libri che recensisce, sarà troppo impegnato a stroncarli per poterli leggere?


Ogni riferimento a persone e fatti reali è puramente casuale. Nessun scrittore è stato maltrattato nella stesura di questo articolo.

lunedì 28 aprile 2014

Consigli sulla scrittura #3

Altri scrittori famosi che ci danno consigli...

Mark Twain


1. Una storia deve seguire un disegno e approdare da qualche parte.
2. Gli episodi narrati nella storia devono fare necessariamente parte della storia  stessa e servire per svilupparla.
3. I personaggi di una storia devono essere vivi, esclusi i cadaveri, e il lettore  deve riuscire sempre a distinguere i cadaveri dagli altri.
4. I personaggi di una storia, vivi o morti, devono avere un motivo sufficiente  a giustificare la propria presenza nel romanzo.
5. Quando i personaggi di una storia affrontano una conversazione, il dialogo deve sembrare effettivamente un dialogo tra esseri umani: devono emergere comportamenti plausibili per le circostanze, un significato e un fine individuabili, e una certa attinenza con l’argomento affrontato in quella sede.  Inoltre, il dialogo deve risultare interessante per il lettore e servire allo sviluppo della storia e interrompersi quando ai protagonisti non viene più in mente nulla da dire. 
6. Quando l’autore descrive le caratteristiche di un personaggio della storia, la condotta e il modo di esprimersi di quel personaggio devono essere coerenti con la descrizione. 
7. Se, all’inizio del paragrafo, un personaggio parla come se si trovasse in un’elegante fiaba illustrata – con segnalibro dorato e rilegata in vitello, realizzata a mano, venduta al prezzo di setto dollari - non può poi concludere lo stesso volume parlando come l’improbabile imitazione di un servitore negro.
8. L’autore quanto i protagonisti della storia non devono annoiare i lettori con scemenze grossolane come “la destrezza del taglialegna, la delicata arte della foresta”. 
9. I personaggi di una storia si limitino a fare cose materialmente possibili lasciando perdere i miracoli; oppure che, se si avventurano nel campo dei miracoli, l’autore faccia in modo di renderli convincenti agli occhi del lettore. 
10. L’autore deve suscitare sul lettore un profondo interesse per i personaggi e per il loro destino e spingere il lettore ad amare i buoni e odiare i cattivi della storia.
11. È necessario, inoltre, che l’autore: dica ciò che intende chiaramente, senza confondere le acque; utilizzi la parola giusta e non una sua cugina di secondo grado;  rinunci a ciò che non serve; non ometta dettagli essenziali; eviti qualsiasi sciatteria formale; faccia uso di una grammatica corretta; impieghi uno stile semplice e diretto.


Raymond Chandler

Consigli sulla scrittura noir in particolare.

1. Devono essere credibili sia la situazione iniziale che l’epilogo.
2. Devono essere tecnicamente validi i metodi di omicidio e di indagine.
3. Devono essere realistici i personaggi, l’ambientazione e l’atmosfera. La storia deve parlare di persone vere nel mondo reale.
4. Ci deve essere “sostanza” al di là del puro intrigo. Ad esempio l'indagine stessa deve essere un'avventura che meriti di essere letta anche a prescindere dall’elemento “giallo”.
5. La storia deve essere abbastanza semplice ed essenziale da poter essere raccontata facilmente.
6. Deve saper confondere un lettore ragionevolmente intelligente.
7. La soluzione deve sembrare inevitabile una volta rivelata.
8. Non bisogna provare a fare tutto in una volta sola. Se la storia si muove in un'atmosfera equilibrata e piuttosto fredda, non può trasformarsi anche in un'avventura violenta o in una storia d'amore passionale.
9. Il criminale deve essere punito in un modo o nell’altro, non necessariamente attraverso vie legali… Se il detective fallisce nella soluzione del caso, la storia rimane irrisolta e lascia irritazione dietro di sé.
10. La storia deve essere onesta nei confronti del lettore.


Haruki Murakami

1. Scrivere semplicemente ma con molta cura: “La scrittura sembrava apparentemente semplice, ma una lettura attenta rivelava il fatto che fosse calcolata e costruita con estrema cura.”
2. Rimuovere ogni parola che non è necessaria: “Nessuna delle sue parti era troppo ricca, ma nello stesso tempo tutte avevano tutto ciò che era necessario.”
3. Focalizzarsi sulle descrizioni realistiche: “Le espressioni metaforiche erano ridotte al minimo, ma le descrizioni rimanevano vivide e ricche.”
4. Toccare tematiche oscure: “Una particolare oscurità pervadeva il suo stile… assomigliava a una di quelle fantastiche storie per bambini, eppure, nascosta in profondità, scorreva qualcosa di potente e di oscuro.”
5. Scrivere una prosa musicale: “Soprattutto lo stile aveva una straordinaria musicalità. Anche senza leggerlo ad alta voce, il lettore avrebbe riconosciuto la sua profonda sonorità.”



E, infine, le ironiche regole di 
Umberto Eco

1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: «Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu».
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. La litote è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe - o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento - affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.

domenica 27 aprile 2014

Consigli sulla scrittura #2

Secondo appuntamento con i consigli degli scrittori professionisti.

Neil Gaiman


1. Scrivi.
2. Metti una parola dietro l’altra. Trova la parola giusta, scrivila.
3. Finisci ciò che stai scrivendo. Anche se hai altro da fare, finisci, finisci.
4. Mettilo da parte. Poi leggilo facendo finta di non averlo mai letto prima. Fallo vedere ad amici di cui rispetti il giudizio e a cui piacciono cose del genere.
5. Ricordati: quando qualcuno ti dice che qualcosa non va o a suo parere non funziona, ha quasi sempre ragione. Quando ti dice esattamente cos’è che non va secondo lui e come dovresti aggiustarlo, ha quasi sempre torto.
6. Aggiusta ciò che hai scritto. Ricorda che affinché tu possa eventualmente raggiungere la perfezione, dovrai lasciar stare, passare ad altro, cominciare a scrivere un’altra cosa. La perfezione è come inseguire l’orizzonte. Non smettere mai di muoverti.
7. Ridi delle tue battute.
8. La regola principale della scrittura è che, se hai abbastanza sicurezza e fiducia, puoi fare tutto quello che ti pare. (Questa potrebbe essere una regola sia per la vita che per la scrittura. Ma per la scrittura funziona davvero.)


Ray Bradbury

1. Mettersi al lavoro. Tu non sai quello che si può fare fino a quando non si tenta. Gli scrittori invece di chiedere che cosa devo fare? Devono domandarsi che cosa sono io? E iniziare a scrivere da quella risposta. 
2. Visita la biblioteca spesso. La visita a una biblioteca è essenziale per diventare un buon scrittore, è un luogo pieno di sorprese, a volte è meglio sbarazzarsi del computer e di Internet. 
3. Guardare buoni film. Aiuta a migliorare la scrittura. 
4. Dieci cose che amo, dieci cose che odio. Fare una lista di dieci cose che si amano, dieci cose che si odiano e dieci cose di cui si ha paura. Nella scrittura bisogna quindi esaltare ciò che si ama e uccidere ciò che si odia e fa paura. 
5. Scegliete con cura ciò che si legge. È fonte di creatività.    
6. Tenete lontano i vostri idoli. Va bene avere scrittori che si ammirano, ma si corre il rischio di copiarli sia consciamente che inconsciamente, quindi è essenziale trovare la propria identità. 
7. Iniziate scrivendo brevi testi. L'ansia è comune in coloro che si avviano nel mondo della scrittura. Bisogna essere pazienti prima di dedicarsi a scrivere un romanzo: è preferibile partire scrivendo racconti brevi e imparare la l’arte. Se ci si imbarca sulla scrittura di un romanzo è difficile sapere come sarà il risultato finale. Invece, se si scrivono testi brevi, si può vedere il risultato alla fine della settimana e l’autostima ne trarrà beneficio. 
8. Scrivi la prima cosa che viene in mente. Bradbury, per combattere il blocco dello scrittore, aveva un cartello che diceva di non pensare proprio accanto alla macchina da scrivere. Se la mente è completamente vuota è perché si sta facendo qualcosa di sbagliato e non si sta divertendo e allora è consigliabile tornare alla linea di pensiero in cui eravate prima di perdere l'ispirazione. 
9. Alimenta la tua fantasia. Una tecnica per mantenere la mente sveglia è quella di leggere un racconto, una poesia e un saggio ogni sera prima di andare a dormire: è un metodo utile per integrare le informazioni ed alimentare la creatività. 
10. Mantenete la distanza da persone che non credono in te. State lontano dalle persone che non credono nel talento che avete.  
11. Non pensate a fare soldi: vi disamorereste del mestiere. 
12. Scrivete con uno scopo. Chiedetevi che cosa si vuole creare con la vostra scrittura. Ci sono persone che cercano di lasciare un messaggio, altri per creare qualcosa di bello, alcuni per ritrarre una certa realtà. Lo scopo di Bradbury è stato quello di essere amato per quello che ha fatto. 
13 . Godete. Pensate alla scrittura - più che a un lavoro - a un processo gioioso e non qualcosa di serio. Tanto è vero che uno scrittore famoso disse di non aver mai lavorato un giorno in vita sua.


Christopher Paolini

1. Leggi molto. Ma non basta leggere per piacere; prendi un libro che sai che è ben scritto e studia come l'autore costruisce le frasi e i paragrafi. Inoltre, esamina come lui o lei mantiene coinvolti emotivamente i lettori, attraverso uno stile coinvolgente, le situazioni dei diversi personaggi, o la combinazione di entrambi i fattori.
2. Scrivi su ciò che ami di più. Questo ti spingerà a scrivere il meglio e a mantenerti a lavoro nel caso perdi temporaneamente la fiducia. Prendi le idee e i sentimenti che sono per te importanti e usali come base per la storia. Se la prospettiva della stesura di una tua storia non ti infiamma il sangue di entusiasmo, trova una professione più semplice. La scrittura è un'ossessione.
3. Conosci intimamente il mestiere. Parte di tutto questo proviene dalla lettura intensiva e dallo scoprire come gli altri autori utilizzano la propria lingua parlata, ma il resto comporta lo studio della grammatica per imparare ciò che è appropriato e ciò che non lo è. Utilizza un dizionario di sinonimi per ampliare il tuo vocabolario.
4. Evita i clichè. Semplice, ma allo stesso tempo difficile. Quando scrivi una descrizione, un dialogo, o la caratterizzazione dei personaggi, la prima frase che ti viene in mente potrebbe essere qualcosa di banale, già vista così tante volte che si è fissata nel tuo cervello. Prova a raccontare cosa vuoi dire semplicemente a parole tue.
5. Evita le voci passive. Invece di "La scadenza non è stata rispettata dal candidato" scrivi "Il candidato non ha rispettato la scadenza". Il sostantivo dovrebbe reggere il verbo in modo semplice. Esistono poche eccezioni.
6. Sii consapevole del tuo punto di vista. A meno che non si stia utilizzando un punto di vista esterno, resta sugli avvenimenti che il personaggio e il lettore sta vivendo, e non scrivere su ciò che il personaggio non potrebbe sentire, vedere o conoscere. Se si cambia il punto di vista, sia in prima che in terza persona, assicurati che venga fatto in modo chiaro e che ci siano buone ragioni per farlo.
7. Impara a tracciare una storia. Le cose che accadono in un libro devono essere realistiche. Per avere senso, gli eventi vengono solitamente disposti in modo lineare, dal più piccolo al più importante. 
8. Evita parole in eccesso. Dì solo quello che serve per trasmettere il tuo pensiero.
9. Non avere paura di pesanti modifiche. Nessuno fa le cose bene la prima volta. Chiedi ad un autore, un insegnante, o ad altre persone competenti di leggere e modificare il tuo manoscritto. Non essendo emotivamente legati al libro, lui o lei saranno in grado di indicarti la vita per migliorare il tuo lavoro. Non prendere i commenti sul personale, ma cerca di imparare da loro.
10. Perseveranza. Questo è il punto più difficile da padroneggiare. Scrivere costantemente è il modo migliore per migliorare. Scrivi, scrivi, scrivi fino a quando le parole non sembreranno più stonate, fino ad avere confidenza nell'affrontare le varie parti del mestiere - dialogo, descrizione, azione, grammatica - e fino a quando riesci ad ottenere il miglior effetto o emozione che desideri trasmettere.


Consigli sulla scrittura #1

Niente di nuovo o inedito, ho solo cercato di raccogliere i consigli di alcuni grandi scrittori. Non tutti sono praticabili, alcuni sono utili, molti sono interessanti, ma lasciamo parlare gli autori...

Elmore Leonard

1. Mai iniziare un libro parlando del meteo
2. Evitare i prologhi
3. Mai usare un verbo diverso da “ha detto” per riportare un dialogo
4. Mai usare un avverbio per modificare il verbo “ha detto”
5. Tenere sotto controllo i punti esclamativi
6. Mai usare le espressioni “improvvisamente” o “si scatenò l’inferno”
7. Utilizzare con parsimonia i dialetti regionali
8. Evitare le descrizioni dettagliate dei personaggi
9. Non entrare nei dettagli precisi della descrizione di luoghi e oggetti
10. Cercare di lasciare da parte ciò che il lettore tende a scartare



Jonathan Franzen


1. Il lettore non è un avversario o uno spettatore, ma un amico.
2. Se un romanzo non racconta l'avventura personale dell'autore in una dimensione spaventosa o sconosciuta, allora non vale la pena di scriverlo, se non per soldi.
3. Non usare mai la parola “poi” come congiunzione, abbiamo già “e” adibita a questo scopo. Utilizzare “poi” è la non-soluzione che lo scrittore pigro o mediocre dà al problema di una pagina con troppe “e”.
4. Scrivi in terza persona, a meno che una voce in prima persona non ti si imponga con forza irresistibile.
5. Quando l’informazione diventa libera e universalmente accessibile, una ricerca ampia per scrivere un romanzo viene svalutata, e così anche il romanzo stesso.
6. La narrativa autobiografica più pura richiede invenzione pura. Nessuno ha mai scritto una storia più autobiografica de La metamorfosi.
7. Puoi osservare più cose stando seduto immobile che rincorrendole.
8. È improbabile che chiunque abbia una connessione Internet quando lavora stia scrivendo delle buone storie.
9. Di rado i verbi interessanti sono davvero interessati.
10. Devi amare prima di essere implacabile.


Kurt Vonnegut 

Consigli su come scrivere un racconto.

1. Fate in modo che i vostri lettori non pensino di aver sprecato tempo per leggervi. 
2. Date al lettore almeno un personaggio per cui possa fare apertamente il tifo. 
3. Ogni personaggio che si rispetti deve volere qualcosa, fosse anche solo un bicchiere d’acqua.
4. Ogni frase deve fare una di queste due cose: rivelare un personaggio o portare avanti l’azione.
5. Iniziate la narrazione il più possibile vicino alla fine.
6. Siate sadici. Non importa quanto sia dolce, amabile e simpatico il protagonista del vostro racconto: fategli accadere cose terribili, in modo che il lettore possa vedere di che è pasta è fatto.
7. Scrivete pensando di essere graditi a un lettore solo. Se si pensa di poter piacere a tutti, non si piacerà a nessuno.
8. Date al lettore più informazioni possibili, il più presto possibile. Al diavolo la suspense. I lettori devono avere una completa comprensione di ciò che accade, del quando e del perché. Dategli l’impressione che potrebbero aver scritto loro stessi la vostra storia, con facilità.


Joe Lansdale
















1. Leggi tanto. 
2. Scrivi con costanza. 
3. Se ti è possibile abbi un tempo fisso per lavorare. 
4. Se non puoi averlo, trova il metodo che ti si adatti. 
5. Dimenticati l’ispirazione. Sei tu la tua musa. Se scrivi la musa si rinforza e arriva ogni giorno. 
6. Ciò detto, alcuni giorni sono meglio di altri, ma anche i giorni che non ti va bene come negli altri, qualche volta sono migliori di quello che ti saresti atteso. Questo ti riporta ai punti 2 e 3.
7. Finisci ciò che scrivi. Qualche volta puoi rimuginare altri progetti per quando il tempo te li permetterà, ma abbi un progetto principale e finiscilo. Se fai una verifica a fine anno e ti trovi con un assortimento di frammenti incompleti, probabilmente qualcosa è andato storto. 
8. Ricordati che non è quanto a lungo lavori o quanto bene lo fai. Meglio avere un obiettivo piccolo che puoi portare avanti giorno per giorno che non un progetto troppo grande che ti darà solo frustrazioni e delusioni costantemente. 
9. Non permettere ad alcuna regola di governarti. Eccetto quella del leggere e dello scrivere. Buona fortuna.


Aforismi #3


mercoledì 23 aprile 2014

Oggi è la giornata mondiale del libro


Oggi 23 aprile, è la giornata mondiale del libro, quale modo migliore di celebrarla se non acquistando, regalando o semplicemente leggendo un libro?

martedì 22 aprile 2014

Intervista a Ant Sacco

Quattro chiacchiere con Ant Sacco, scrittrice, che ha al suo attivo tre raccolte di racconti: Lo specchio; Tre brevi storie con delitto e altri racconti; Un grande fuoco. Ha scritto inoltre alcuni libri per ragazzi: Un evento memorabile; La torre della papessa; Lidia, che odia la matematica.



1. Ciao Ant, benvenuta sul mio blog. Vuoi parlarci un po’ di te? Per esempio, Ant, sta per…?
Ant sta per Antonella, un nome un po’ lungo per i miei gusti. Ant mi sembra più scattante, nonché più comodo per firmare…   È una “sintesi” che ho scelto dai tempi della scuola media,  quindi ormai è un’abitudine che si perde nella notte dei tempi. Per altre faccende biografiche mi appello alla teoria di Italo Calvino: di un autore conta ciò che emerge dai suoi scritti...

2. Come hai scoperto la passione per la scrittura?
Credo che sia nata poco dopo aver scoperto la passione per la lettura. Per me le due cose sono strettamente legate, l’una alimenta l’altra. Sono entrambe connesse a una sensazione di scoperta, di approfondimento, talvolta di evasione.

3. Adesso autopubblichi i tuoi libri, ma mi sembra che tu abbia delle esperienze precedenti con delle case editrici, vero?
Ho pubblicato tre romanzi per ragazzi; il primo di questi ha vinto un premio che consisteva anche nella pubblicazione. In tutti e tre i casi i romanzi hanno ricevuto un discreta serie di rifiuti prima di venire apprezzati dagli editori che poi li hanno pubblicati. 
Lavorare con un editore è un’esperienza interessante, l’attività di editing aiuta a leggere quello che hai scritto con gli occhi di qualcuno che non è coinvolto quanto te ed è in grado di dare una visione più oggettiva. Questo non significa accettare passivamente ogni suggerimento, tutt’altro; è però importante riconsiderare il proprio testo cercando di capire se effettivamente siamo riusciti ad esprimere  il nostro pensiero.
Scrivere per ragazzi per certi aspetti è più difficile che scrivere per adulti, perché, pur mantenendo un linguaggio appropriato e  non banale, non ci si può abbandonare a periodi troppo complessi e a termini troppo difficili.


4. Ci parli un po’ dei tuoi libri? Cosa ti ispira, qual è il tuo metodo di scrittura ecc.
L’ispirazione può venirmi da qualunque cosa: un'immagine, una sensazione, una scena, un pensiero, un ricordo. Delle tante idee solo qualcuna viene tradotta in qualcosa di più concreto: a volte un appunto, a volte una scaletta, a volte una storia più o meno lunga. 
Molte sono le storie che ho iniziato e che aspettano una conclusione; diverse sono quelle concluse che necessitano di una riscrittura. Alcune, da ragazzi, che considero concluse, sono “in giro per editori”.
In tutti i casi il processo della scrittura per me è solitamente lungo e, come dicono molti grandi, solo per una piccola parte è ispirazione, per il resto è duro lavoro… che comunque continua ad appassionarmi.


5. Che ne pensi del “movimento” self publishing?
Indubbiamente si tratta di un movimento interessante e coerente con i tempi. 
Mi sembra che offra una grande libertà (sia per chi scrive che per chi legge) e questo è un aspetto davvero positivo; nello stesso tempo proprio la grande liberà porta con sé, inevitabilmente, una certa confusione: è difficile per un lettore districarsi fra le tante pubblicazioni e non sempre le classificazioni in un genere, le recensioni e le posizioni in classifica sono d’aiuto.

6. E infine una domanda classica: sogni nel cassetto?
I sogni ci sono sempre ed è bene che ci siano: anche in questo caso sono d’accordo con tanti grandi che hanno affermato che si smette di vivere quando non si hanno più sogni. 
Relativamente alla scrittura il mio sogno non è certo originale: essere letta e apprezzata da molte persone.



Grazie per la chiacchierata, Ant. Ci puoi indicare qualche link dove trovare i tuoi libri?

I libri cartacei si trovano sia su IBS che su Amazon, gli e-book al momento sono pubblicati solo su Amazon.
A questo link ci sono i miei e-book:

A questi i libri per ragazzi:

lunedì 21 aprile 2014

Aforismi #1


Intervista su #NOstore

#NOstore, libreria indipendente ebook, ha pubblicato la mia intervista.


L'INTERVISTA a Roberto Bonfanti (La vita è dura nei dettagli)

1) Qualche mese fa, tramite le classifiche Amazon, ho scoperto i tuoi libri. Attualmente quanti eBook hai in vendita? Come ti trovi su Amazon?

Ho pubblicato finora 6 ebook; Storie di ordinaria fonia, una raccolta di racconti fra il serio e il faceto, ispirati alla mia attività lavorativa... (clicca per leggere l'intervista completa)

domenica 20 aprile 2014

Il futuro


Il futuro arrivò improvvisamente una notte di primavera.
La sera precedente la gente era andata a dormire nel solito vecchio presente e non si accorse di nulla fino al mattino dopo.
I pochi nottambuli che assistettero all’evento, in seguito furono concordi nel dire che il futuro era arrivato alle quattro, undici minuti e trentadue secondi (tale precisione è facilmente spiegabile: nel futuro l’esattezza è la norma, non l’eccezione).
Fra i primi a rendersi conto della situazione ci furono i redattori dei quotidiani, che cambiarono in tutta fretta le prime pagine, come al solito dedicate al malgoverno, all’aumento della criminalità e allo sport, per dare risalto al sensazionale avvenimento; nonostante l’ora riuscirono a far arrivare i giornali puntualmente in edicola al mattino (un miracolo, potrebbe pensare qualcuno, ma non dimentichiamoci che ormai si era nel futuro).
“Comincia una nuova era”, “Il futuro è Qui”, “Viviamo nel futuro”; i titoloni a nove colonne si sprecavano, anzi, no, erano giusti, nel futuro non ci sono sprechi.
Anche senza i titoli dei quotidiani la gente si accorse subito che le cose erano cambiate; intendiamoci, niente era cambiato, la vita sulla terra procedeva esattamente come prima, con una sostanziale differenza: tutto funzionava alla perfezione.
Dopo secoli e secoli di attesa, di previsioni, di modelli di sviluppo, di teorie su un costante ma progressivo miglioramento, il futuro era arrivato di colpo, ed era alla portata di tutti.
Quella notte scomparve dai vocabolari e dall’immaginario collettivo la parola “progresso”: il progresso era un mezzo, quando il fine è raggiunto che senso hanno i mezzi?
Le guerre cessarono di colpo, i beni vennero ridistribuiti fra gli uomini in maniera egualitaria, cessarono le carestie, scomparvero il cancro e l’AIDS, i politici portarono avanti efficacemente i programmi esposti nelle campagne elettorali, splendeva il sole e la pioggia cadeva solamente quando ce n’era bisogno, la squadra del cuore vinceva sempre ed il lavoro era diventato un piacevole passatempo, la vita scorreva come un meccanismo ben oliato e secondo l’ordine naturale delle cose.
Il crimine era scomparso, l’uso delle armi dimenticato, il sopruso rimosso dall’indole umana, il benessere era il fondamento della vita quotidiana di ognuno.
In un primo tempo i leader delle grandi potenze mondiali fecero a gara ad attribuirsi i meriti della situazione, finché qualcuno fece loro garbatamente notare che, nel futuro, non c’era più bisogno di leader, di governi e di superpotenze: costoro (fra gli ultimi ad apprezzare i benefici della nuova vita) chiesero scusa a tutti e si dedicarono ad altre attività più divertenti, mentre la gente prese ad amministrarsi da sola, in piena libertà e nell’assoluto rispetto delle libertà altrui.
La morte arrivava in tarda età e serenamente, senza dolore ne traumi per il morituro e per i parenti e gli amici, che salutavano il defunto con grandi feste nelle quali si celebrava la vita piacevole che aveva condotto e che rimaneva per i vivi.
Lo studio della storia era serenamente tollerato nei confronti di pochi eccentrici i quali, poveretti, avevano voglia di tenere vivo il ricordo degli errori del passato; “Che spreco di tempo”, pensava la gente “ricordare il passato, proprio ora che siamo nel futuro!”, ma li lasciava fare, rispettando, senza capirlo, il loro pensiero.
Loro, i dietrologi, cercavano di minimizzare in pubblico la propria “diversità”, ma, intanto, tramavano nell’ombra.
“Non capite quello che ci è stato tolto!” arringavano i nuovi adepti al loro movimento, “La scienza è morta, la ricerca si è fermata, la tecnologia si è piegata ai capricci e alle voglie più ingenue dell’uomo, l’umanità è ridotta ad una massa di pecore incapaci di esprimere la loro individualità, rassegnate ad una vita incolore. Altro che nuova vita, altro che futuro! Questo è un ritorno alla vita primitiva, ad una condizione animalesca, un imbarbarimento!”
Nella semiclandestinità il verbo dietrologo si diffuse e guadagnò sempre più consenso, ciecamente tollerato dalla massa che viveva spensieratamente nel futuro, acquistando discepoli soprattutto fra gli intellettuali, una minoranza pericolosamente sottovalutata, che veniva considerata come una specie di reliquia dei tempi che furono.
Il Partito del Tempo Presente, dunque, crebbe e divenne sempre più forte, nell’indifferenza generale, fino al punto di scendere per le strade a mostrare il proprio dissenso.
“Il futuro è un bluff”, “Fuori dal Limbo”, “Progresso e Libertà”, tuonavano minacciosi e destabilizzanti gli slogan dei dietrologi, che colsero impreparata la popolazione mondiale, costringendola a destarsi dal torpore futurista.
“Rivogliamo il passato, con i suoi dolori e le sue gioie, i suoi splendori e le sue miserie. Siamo stanchi di questo futuro asettico, torniamo ad una vita più vera, forse peggiore ma più intensa”, dicevano i manifestanti, e sembravano decisi a tutto.
La maggioranza si sentiva tradita da questa strana protesta: “Ma perché questa gente non si gode la vita come tutti, invece di perdersi nei sofismi e nelle elucubrazioni mentali?”, si chiedevano le persone di buon senso.
Si cercò di capire, di parlare con i dimostranti e spiegare loro l’assurdità delle loro proteste, ma il dissenso non accennava a placarsi e rischiava di compromettere l’equilibrio perfetto a cui nessuno voleva rinunciare.
Alla fine venne messo insieme un corpo di polizia, un’istituzione di cui si era quasi perso il ricordo, per riportare l’ordine e la calma nella società.
Non si sa con esattezza chi fu a cominciare, ma quel che è certo è che fu il primo omicidio a scatenare la catastrofe: le cronache del tempo raccontano che un anonimo poliziotto, forse provocato, forse accerchiato dai manifestanti e spaventato da una violenza alla quale non era abituato, perse la testa e si accanì contro un giovane dietrologo, picchiandolo selvaggiamente con il manganello, finché non lo vide morto, per terra.
Alla vista del sangue la folla si fermò per alcuni istanti, come sopraffatta dall’orrore e dallo stupore, poi la rabbia esplose incontrollabile e prese il sopravvento sulla ragione.
La rivolta si espanse a macchia d’olio e ne volgere di poche ore in ogni piazza, in ogni strada e quartiere, in ogni città della terra infuriava la guerra civile.
Fucili, pistole, coltelli ed ogni tipo di arma di cui si era dimenticato l’uso tornarono alla luce e furono usati in una lotta fratricida e barbarica, della quale ben presto non si conoscevano più le ragione che l’avevano scatenata.
Riemersero dall’oblio antichi odi e rancori ad alimentare un bagno di sangue che si protrasse per giorni e giorni, in ogni angolo del pianeta.
Gli uomini si macchiarono di ogni tipo di delitto e di efferatezza, finché, decimati dalla lotta, cominciarono a riunirsi in tribù e a negoziare una tregua.
Lentamente e faticosamente si arrivò ad una relativa stabilità, si contarono i morti e cominciò la ricostruzione di quanto travolto dalla furia devastante del conflitto.
Progressivamente la vita riacquistò una parvenza di normalità, anche se i focolai di guerra non erano del tutto spenti, si doveva combattere la piaga della criminalità, le malattie e le carestie mietevano vittime fra i sopravvissuti, la giustizia era amministrata in modo imperfetto e il lavoro era tornato ad essere una schiavitù per gli uomini.
La ricostruzione fu lunga e faticosa, ma non appena la scienza e la tecnica si poterono indirizzare verso altri scopi, si cominciò ad ipotizzare un futuro migliore nel quale si sarebbero corretti gli errori del passato.


Roberto Bonfanti - 1992                    



Tratto da: Come un granello di sabbia e altre storie

Disponibile su amazon in formato cartaceo e ebook.

Novità in ebook: Risky lovin' di Emily Susan Bell

Risky lovin'
Autore: Emily Susan Bell

Formato: Kindle
Pag. 146
Prezzo 1,99 €

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Da poco su amazon il romanzo d'esordio di questa misteriosa scrittrice.






Sinossi

«Allora, raccontami tutto di questo Ethan», Nicole siede sul bordo della sedia e tamburella con le dita sul tavolo per l’impazienza. 
«Cosa ti devo raccontare?» Rispondo volutamente svagata. 
«Buongiorno. Cosa vi porto?» La cameriera si avvicina sorridendo. 
«Per me un caffè e una ciambella», cinguetto. 
«Io prendo solo un caffè, grazie», ribatte Nicole. 
Appena la cameriera si allontana mi apostrofa:«Da quando ti conosco non ti ho mai e dico mai sentito ordinare una ciambella! Hai sempre detto che quella roba unta ti dà il voltastomaco» 
«Diciamo che in questi giorni sto bruciando molte energie, perciò posso concedermi anche qualche piccolo peccato di gola», rispondo sorniona. 
«Adesso smettila e raccontami tutto, dall’inizio. Chi è, che lavoro fa, è separato o celibe, insomma, tutto». 
Resto interdetta. In verità non so rispondere a nessuna di queste domande. Cioè, so che si chiama Ethan e che non è sposato, almeno credo, ma il resto? 
Nicole coglie la mia incertezza e ne approfitta per calare l’asso:«Tu hai fatto sesso con un perfetto sconosciuto? E gli hai fatto pure conoscere i bambini?» 
«Non è uno sconosciuto! Ci eravamo già incontrati un paio di volte. Mi aveva pure regalato delle scarpe costose». Protesto. 
«È pure peggio! Pensaci, chi è che riceve regali dagli sconosciuti, eh? Eh?», mi parla come si fa con i bambini testardi, «Tu non lo conosci. Punto. Magari è un pazzo che si finge l’uomo perfetto e poi, quando meno te l’aspetti…zac!» Fa un gesto inquietante con il cucchiaino del caffè. 
Mi è passata la fame e lo stomaco mi si attorciglia in deliziosi fiocchetti. 
«Eppure dovrebbe esserti bastata l’esperienza con Alex» 
Vai con la bastonata finale. 
«Con Alex è stato diverso. Ero giovane», mi difendo debolmente. 
«Emma, avevi qualche anno in meno di ora, non venti». 
«Sì, ma ero giovane dentro». 

Novità in ebook: Eroi imperfetti - Minaccia letale di Wally G. Fin

Eroi imperfetti - Minaccia letale
Autore: Wally G. Fin

Formato: Kindle
Pag. 217
Prezzo 0,99 €

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Uscito da poche settimane su amazon il quarto romanzo della serie d'azione Eroi imperfetti di Wally G. Fin.





Sinossi

Questo quarto romanzo indipendente delle serie Eroi Imperfetti, si svolge quasi tutto - fra isole di sogno e stupendi paesaggi tropicali - nel meraviglioso mare delle Andamane, ove si annida un pericolo incredibile, una minaccia letale e perversa. Bia e Marco, richiamati in servizio dall'Intelligence Tailandese, stavolta devono compiere una semplice perlustrazione. Fingendosi una qualunque coppia di turisti a bordo di uno yacht a noleggio, devono individuare un'isola nello sconosciuto Arcipelago Mergui, a largo della Birmania, ove pare sia in preparazione qualcosa di sospetto. In realtà la minaccia che i nostri eroi dovranno affrontare è talmente globale, insidiosa, maligna e immensa che è quasi impossibile riuscire a immaginarla. In breve la missione si trasforma in un incubo: Bia e Marco, con l'aiuto della bellissima detective australiana Ashley, sono costretti a trasformarsi in truppe d'assalto per smantellare una base segreta che sta sviluppando un nuovo virus letale, protetta da mercenari armati fino ai denti.

Riusciranno a cavarsela?

Novità in ebook: Clavis Angelica di J. Shoulderblade, Anita P., G. Van Loon, Alessandro Pellizzer


Clavis Angelica
Autori: J. Shoulderblade, Anita P., G. Van Loon
Illustratore: Alessandro Pellizzer

Formato: Kindle
Pag. 80
Prezzo 0,97 €

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Appena uscito su amazon il nuovo romanzo di J. Shoulderblade, autore di racconti e romanzi di fantascienza, realizzato in collaborazione con altri scrittori.




Sinossi

Cinque Persone, sparse per l'Italia, collegate da cinque parole venute dal passato. Un uomo misterioso che vuole riunirle tutte. 
Quattro città a fare da sfondo: Torino, Lecce, Napoli e Venezia. 
E un solo, inspiegabile enigma mai svelato: il Quadrato del Sator. 
--- 
Quattro gli scrittori, italiani, che si sono cimentati nello scrivere questo thriller che vi terrà con il fiato sospeso fino all'ultima pagina; un unico e originale esperimento narrativo che catapulterà il lettore in un'avventura avvincente, che vedrà la sua conclusione nel prossimo capitolo della saga 'Clavis Angelica'. 

Novità in ebook: Io sono gay... Almeno così credo di Salvatore Savasta



Io sono gay... Almeno così credo
Autore: Salvatore Savasta

Formato: Kindle
Pag. 157
Zisa edizioni
Prezzo 0,99 €

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Da pochi giorni è disponibile su amazon il nuovo romanzo di Salvatore Savasta, già autore de La segretaria dell'anima.



Sinossi

Finalista al Sanremo Writers Festival 2014, quest'opera è un diario, che racconta un problema contemporaneo. Un ragazzo, nel pieno dell'adolescenza, dovrà affrontare un temibile rompicapo: comprendere la propria sessualità. Insieme a lui e ai suoi racconti quotidiani conosciamo i suoi genitori adottivi, le sue relazioni omosessuali ed eterosessuali, le ricadute nell'alcol e la sua disperata ricerca della felicità. Tra dottrine cristiane, società retrograda e controversie familiari, lotterà contro le sue stesse pulsioni prima di dichiararsi consapevolmente omosessuale. Fino all'ultima riga, il romanzo lascerà libera interpretazione di se stesso. Attraverso esso impariamo a conoscere la difficoltà del protagonista nell'accettare e nel fare accettare la propria bisessualità, scopriamo luoghi reali e virtuali della sottocultura gay ed emerge come ancora oggi siamo troppo legati ai pregiudizi e agli stereotipi. Ogni lettore sarà spinto a trovare le risposte che preferisce, senza che queste possano essere considerate verità universali.

Recensione: Tre brevi storie con delitto di Ant Sacco


L’autrice mostra un notevole talento nella scrittura di racconti brevi, ne centra l’essenza e le peculiarità, che sono quelle di rappresentare un particolare, una suggestione piuttosto che una storia, concentrandosi sul nucleo della narrazione, libera dai vincoli tipici del romanzo. E lo fa con uno stile personale ma anche eclettico, spaziando dal surreale al paradosso, passando dall’introspezione psicologica venata di giallo, fino all’ironia del racconto finale che, pur trattando di misteri e cadaveri, alleggerisce l’atmosfera più cupa delle altre storie. Consigliato.

Recensione: Inganni di coscienza di Concetta D'Orazio


Elena è una donna sola, forse per scelta, forse per necessità. E’ riuscita a convincersi che quella sua solitudine sia una difesa sufficiente verso un mondo da cui non vuole farsi ferire, ma basta che lasci uno spiraglio nel quale si insinua il dubbio e il suo “inganno di coscienza” crolla come un castello di carte. Un racconto breve ma di grande intensità. Rimarchevoli, come in tutti i lavori dell’autrice, lo stile e il linguaggio narrativo.

Faltognano, Texas


“Ma tu quanti anni hai?”, mi chiese la ragazzina con il gelato in mano, seduta accanto a me.
Mi voltai in tempo per cogliere quel sorrisetto malizioso sotto i suoi occhi grandi e svegli e i suoi capelli neri, lisci e tutto il resto.
“Troppi”, dissi: ne avevo ventiquattro e lei dodici, ed era cotta di me.
Stavo guardando i vecchi che giocavano a bowling e bevevano whisky distillato di contrabbando, li guardavo e non riuscivo a vederli.
Era la festa del ringraziamento a Faltognano, Texas: centosettanta anime, quasi tutte nere come l’inferno.
Capitavo spesso da quelle parti, i dintorni erano zeppi di posti suggestivi: Cat’s Waterfall, The Big Tree davanti alla chiesa, The Dead’s River, Leonardo’s Birthouse, il residence del mio amico Luke.
“Sei fidanzato?”, riattaccò la ragazzina, con tono apprensivo, come se temesse la risposta, distogliendomi dai miei pensieri.
La lasciai un attimo sulle spine, poi scossi la testa in segno di diniego; lei sorrise e i suoi occhi luccicavano.
La festa stava entrando nel vivo, l’orchestrina aveva attaccato una serie di orrendi standard country, la gente ballava, c’erano un paio di tipi vestiti da autentici cowboy di b-movie, quasi tutti lavoravano nei ranch della zona e viaggiavano con enormi e scassatissimi pick-up di seconda mano.
Vidi Nicolette, se ne stava seduta dietro ad un banco con la scritta “1 Kiss 1 $”: ripensai al nostro “love affair” di un tempo.
“Mi vuoi sposare?”. Guardai la ragazzina e per un attimo valutai seriamente l’offerta.
“Certo”, dissi, “più tardi, però, adesso ho un po’ da fare”, la salutai, presi una sedia e andai a sistemarmi accanto alla bionda dietro al banco.
“Una volta costavi meno”, esordii, “a questi prezzi mi avresti ridotto sul lastrico”.
“Guarda che se stai qui mi rovini gli affari”, disse Nicolette ridendo; era più bella di quanto ricordassi, anche più simpatica.
“Come stai?”, stava bene, non avevamo molto da dirci.
“Ecco cinque dollari!”, guardai il tipo, un vecchio, che si era avvicinato al banco.
“Lei è fuori servizio”, dissi, mentre Nicolette mi dava di gomito, “la sostituisco io”.
“Ehi, amico, non fare il furbo, io ho qui cinque dollari e voglio baciare la ragazza, sono anni che...”
“Senti, nonno, ma perché non te li vai a bere i tuoi soldi? Io ho noleggiato la signorina, per tutta la sera, vero?”. Questa volta detti io di gomito.
“Sì, sì”, disse Nicolette in preda alle risa convulse, il vecchio bofonchiò qualcosa e si allontanò.
Baciai la bionda (gratis) e mi alzai, non pioveva mai in quel cazzo di posto.
Tornai a cercare di vedere i tizi che giocavano a bowling e bevevano whisky, non ci riuscii neanche questa volta, ma nell’intento almeno non sentivo più l’orchestrina country.
Accanto a me c’era la ragazzina con gli occhi grandi e i capelli neri che aveva preso un altro gelato.
“E’ sempre valida la tua proposta?”, lei fece cenno di sì con la testa.


Roberto Bonfanti - 1988

sabato 19 aprile 2014

Murales #5

Anche le scritte sui muri ci raccontano qualcosa...

Beati i miti, perché erediteranno la terra. (Matteo 5,5)


Murales #4

Anche le scritte sui muri ci raccontano qualcosa...

Nostalgia o polemica?


Promozione Pasquale

Tutti i miei ebook in promozione a 0,99 € da oggi fino al 25 aprile.

Su amazon (clicca qui)

Recensione: Le mirabolanti avventure di Spazz-Never di Nathan K. Raven


Eccessivo, surreale, kitsch e ridondante. Ma anche molto divertente. Spazz-Never è un eroico spazzaneve (!) che affronta i problemi della quotidianità, come il cambio della compagnia telefonica o il problema della merenda e le minacce all’umanità sferrate dalla sua nemesi, il Dottor Maleficus, con lo stesso metodo: i colpi micidiali della sua fidata pala. Nel corso del romanzo in nostro eroe affronta le più disparate avventure, da un’ondata di gelo anomala che sovverte le regole di vita di uomini e animali, alle insidie della pubblicità e di Facciachiappe, un perverso social network (vi ricorda qualcosa?), a scontrarsi e poi addirittura allearsi nientepopodimeno che con Babbo Natale in persona (forzuto e manesco, altro che bonario e obeso vecchietto di rosso vestito), arrivando allo scontro finale con il diabolico scienziato pazzo per impedirgli di portare a termine il suo folle piano di dominio del mondo. Nathan K. Raven sceglie la via dell’ironia più goliardica per dispensarci metafore delle nostre contraddizioni e convenzioni, infarcendo tutto il libro di doppi sensi, di riferimenti al suo amato football americano e allo strapotere dei media nella nostra società. Il linguaggio, privo di volgarità eccessive, rende questo romanzo adatto anche ai ragazzi, che sicuramente lo troveranno godibilissimo. Dalla Califoggia con furore! Go Schiappers!!!

Murales #3

Anche le scritte sui muri ci raccontano qualcosa...

Come cambiano i tempi.

1977:




2013:


venerdì 18 aprile 2014

Murales #2

Anche le scritte sui muri ci raccontano qualcosa...

Un micro-dramma in due atti.

Primo tempo:






Secondo tempo:


Murales #1


Anche le scritte sui muri raccontano qualcosa...

giovedì 17 aprile 2014

Recensione: Il tocco degli Spiriti Antichi (Oltre i confini - vol 1)


Un fantasy molto originale e ben scritto. L autrice costruisce un universo alternativo e complementare alla nostra realtà, con regole e meccanismi articolati e complessi. Lucilla e gli altri personaggi della vicenda sono ben tratteggiati, come le descrizioni degli ambienti che compongono il mondo oltre i confini. Interessante la tematica ecologista e spirituale che pervade tutto il romanzo. Complimenti anche all'illustratore per le belle immagini. Io ho già preso il secondo volume e aspetto il terzo.

Ridondanza


mercoledì 16 aprile 2014

Come si scrive? #2



Un'altra utile guida da scaricare. Parla dell'uso di abbreviazioni e sigle, a capo, forme derivate, punteggiatura ecc.

Link: Regole per scrivere bene

Scrivere è facile

Scrivere è facile. C’è un fondo di verità in questo, scrivere, dipingere, suonare uno strumento… tutti possono farlo, pochi lo sanno fare con risultati degni di nota. Parlando di letteratura è scontato dire che talvolta vengono pubblicati e hanno fortuna scrittori mediocri e altre volte autentici geni letterari rimangono sconosciuti, ma si sa, raramente la vita distribuisce meriti secondo criteri equi. Questo non significa che ci si debba rinunciare se ci manca o non ci viene riconosciuto il talento, basta non sopravvalutare le proprie doti, farlo per noi stessi e per il personale piacere che proviamo nel farlo, non per affermare la propria identità che rischia di uscirne svilita e fraintesa. Non deleghiamo la nostra realizzazione a qualcosa di così incerto. In fondo può essere anche solamente un gioco, un gioco molto gratificante. Io non mi considero un artista, al massimo un artigiano, taglio, cucio, copio e incollo le mie immagini e le mie suggestioni come un falegname o un sarto della parola, ma penso di saper riconoscere la vera arte, quando la incontro. Volete sapere cosa penso del ruolo dell’artista nella società? L’artista deve indicare la via per la bellezza, deve sorprendere e spiazzare, diffidate dagli scrittori che interpretano i vostri bisogni, se leggendo un libro non fate altro che pensare “ehi, ma è quello che avrei voluto dire io!”, non è un capolavoro, forse è buona prosa, ma niente di più, l’autore scrive per coccolarvi, per farvi sentire a casa, sfrutta le vostre debolezze mascherate da granitiche convinzioni. L’arte deve trascinarvi in sentieri sconosciuti, magari impervi e pericolosi, ma mai consunti come i marciapiedi del vostro quartiere, vi deve aprire porte su nuovi universi, mettere in discussione il quotidiano per mostrarlo sotto un’angolazione diversa. Insomma, deve essere un altro sguardo sul mondo. Più alto. L’arte è simile all’artificio, nel senso che deriva dall’opera dell’uomo, non esiste in natura, nasce prima nella mente di chi la crea, poi va plasmata, modellata dall’abilità e resa disponibile agli occhi degli altri, il processo con cui il vago prende forma, la materia diviene significato, il caos ordine.


Io credo anche che l’arte dovrebbe liberarsi dell’ingombrante personalità dell’artista. L’opera, in particolare in letteratura, avrebbe bisogno di una sua autonomia rispetto all’autore, vivere di luce propria e non nel riflesso di chi l’ha creata. Dovremmo essere in grado di apprezzare “Il giocatore” per quel capolavoro che è, senza subire il fascino della pur straordinaria vita di Dostoevskij. Il libro come entità autonoma, il prodotto dell’artista, non il suo distillato. Certo, dobbiamo permettere a chi crea di sentire la sua vita un tutt’uno con la sua opera, è quasi fisiologico, anzi, talvolta questa sovrapposizione è indispensabile. La verità e che spesso siamo portati a pensare all’artista come a un uomo straordinario, dotato di sensibilità superiore e eccellente in tutti gli aspetti della vita, sublime nelle qualità e diabolico nei difetti. Non lo trovo giusto. Il “cliente”, chi guarda, chi legge, chi ascolta, non deve innamorarsi dell’artista, caso mai dell’arte. Non ha bisogno di trovare l’autore bello, anzi, con un atto di rispettosa misericordia deve permettergli di essere meschino, volgare e con l’alito cattivo, insomma, deve concedergli quei difetti, e pregi, che fanno di lui un uomo e non un libro, un quadro, un concerto in si minore... Magari l’artista, sgravato da così pesanti responsabilità, potrebbe anche esservene grato. Non dico che le vicende umane che si annidano nei risvolti di copertina non siano interessanti, dico solo che Primo Levi non ha scritto “Se questo è un uomo” perché ha affrontato gli orrori di Auschwitz; lo ha scritto perché fra tutti quelli che hanno subito la stessa sorte lui solo aveva i mezzi adeguati per renderci partecipi della sua esperienza, era l’unico grande scrittore. Già… ci stiamo addentrando in territori controversi… che dire allora delle influenze “geografiche”, legate all’ambiente, al background di chi scrive. Parlando dell’occidente gli autori americani, per esempio, tendono a mettere molto di sé e della loro giovane cultura nei romanzi, pensate a Hemingway, cosa sarebbe la sua prosa senza gli eccessi dell’uomo? Ma anche a Bukowski o Melville. Gli europei, gli italiani in particolare, riescono ad essere più neutri, sono più discreti nell’esporsi, certo, è più facile per loro, millenni di storia e tradizione sono dalla loro parte, possono permettersi di osservare le vicende del mondo con più distacco. Gli americani, anche quando affrontano l’argomento storico, lo fanno con l’occhio di Hollywood, scrivono “Spartacus” e immaginano il gladiatore con il ciuffo impomatato di Kirk Douglas. I russi hanno quasi sempre il problema della morale, del tormento interiore, aspirano alla verità, dipenderà forse dal clima? I sudamericani scrivono per metafore, sono affascinati dagli aspetti magici e simbolici, discendono tutti dai Maya e dagli Atzechi. Certo, sto generalizzando, ma si fa pour parler.


                                                                  Roberto Bonfanti - 2010



Disponibile su amazon in versione ebook e cartaceo