Quattro chiacchiere con Ant Sacco, scrittrice, che ha al suo attivo tre raccolte di racconti: Lo specchio; Tre brevi storie con delitto e altri racconti; Un grande fuoco. Ha scritto inoltre alcuni libri per ragazzi: Un evento memorabile; La torre della papessa; Lidia, che odia la matematica.
1. Ciao Ant, benvenuta sul mio blog. Vuoi parlarci un po’ di te? Per esempio, Ant, sta per…?
Ant sta per Antonella, un nome un po’ lungo per i miei gusti. Ant mi sembra più scattante, nonché più comodo per firmare… È una “sintesi” che ho scelto dai tempi della scuola media, quindi ormai è un’abitudine che si perde nella notte dei tempi. Per altre faccende biografiche mi appello alla teoria di Italo Calvino: di un autore conta ciò che emerge dai suoi scritti...
2. Come hai scoperto la passione per la scrittura?
Credo che sia nata poco dopo aver scoperto la passione per la lettura. Per me le due cose sono strettamente legate, l’una alimenta l’altra. Sono entrambe connesse a una sensazione di scoperta, di approfondimento, talvolta di evasione.
3. Adesso autopubblichi i tuoi libri, ma mi sembra che tu abbia delle esperienze precedenti con delle case editrici, vero?
Ho pubblicato tre romanzi per ragazzi; il primo di questi ha vinto un premio che consisteva anche nella pubblicazione. In tutti e tre i casi i romanzi hanno ricevuto un discreta serie di rifiuti prima di venire apprezzati dagli editori che poi li hanno pubblicati.
Lavorare con un editore è un’esperienza interessante, l’attività di editing aiuta a leggere quello che hai scritto con gli occhi di qualcuno che non è coinvolto quanto te ed è in grado di dare una visione più oggettiva. Questo non significa accettare passivamente ogni suggerimento, tutt’altro; è però importante riconsiderare il proprio testo cercando di capire se effettivamente siamo riusciti ad esprimere il nostro pensiero.
Scrivere per ragazzi per certi aspetti è più difficile che scrivere per adulti, perché, pur mantenendo un linguaggio appropriato e non banale, non ci si può abbandonare a periodi troppo complessi e a termini troppo difficili.
L’ispirazione può venirmi da qualunque cosa: un'immagine, una sensazione, una scena, un pensiero, un ricordo. Delle tante idee solo qualcuna viene tradotta in qualcosa di più concreto: a volte un appunto, a volte una scaletta, a volte una storia più o meno lunga.
Molte sono le storie che ho iniziato e che aspettano una conclusione; diverse sono quelle concluse che necessitano di una riscrittura. Alcune, da ragazzi, che considero concluse, sono “in giro per editori”.
In tutti i casi il processo della scrittura per me è solitamente lungo e, come dicono molti grandi, solo per una piccola parte è ispirazione, per il resto è duro lavoro… che comunque continua ad appassionarmi.
Indubbiamente si tratta di un movimento interessante e coerente con i tempi.
Mi sembra che offra una grande libertà (sia per chi scrive che per chi legge) e questo è un aspetto davvero positivo; nello stesso tempo proprio la grande liberà porta con sé, inevitabilmente, una certa confusione: è difficile per un lettore districarsi fra le tante pubblicazioni e non sempre le classificazioni in un genere, le recensioni e le posizioni in classifica sono d’aiuto.
I sogni ci sono sempre ed è bene che ci siano: anche in questo caso sono d’accordo con tanti grandi che hanno affermato che si smette di vivere quando non si hanno più sogni.
Relativamente alla scrittura il mio sogno non è certo originale: essere letta e apprezzata da molte persone.
Grazie per la chiacchierata, Ant. Ci puoi indicare qualche link dove trovare i tuoi libri?
I libri cartacei si trovano sia su IBS che su Amazon, gli e-book al momento sono pubblicati solo su Amazon.
A questo link ci sono i miei e-book:
A questi i libri per ragazzi:
orrei fare una domanda ad Antonella. Hai pubblicato nelle due "maniere", vale a dire con il patrocinio di una casa editrice e nella modalità selfpublishing. Immagino che siano state entrambe esperienze positive: cosa consiglieresti ad un autore che si affaccia per la prima volta ad esaminare il difficile panorama dell'editoria contemporanea?
RispondiEliminaCiao, Concetta.
RispondiEliminaLe due modalità sono molto diverse.
Cercare un editore (intendo un editore serio che non devi pagare ma che ti paga) implica avere molta pazienza e - salvo casi fortuiti (a me non sono capitati) raccogliere un bel po' di rifiuti prima di trovare qualcuno che crede nella storia che si è proposta.
Optare per l'autogestione è senz'altro un modo più rapido per rendere disponibile agli altri quello che si è scritto, però non è detto che si riesca a raggiugere molta visibilità. Del reso neanche la pubblicazione tradizionale di per sé equivale a successo, anzi.
Forse non tutti i generi sono - ancora - adatti al selfpublishing, qui in Italia. Però non ritengo di avere abbastanza esperienza in nessuno dei due campi per dare un consiglio: la scelta è legata alle aspettative e al carattere di chi scrive.
Ti ringrazio, Antonella, e ti faccio i complimenti per tutta la tua produzione!
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