domenica 13 aprile 2014

Recensione: Nero di memoria di Concetta D'Orazio


Gran brutta cosa la guerra. Per chi la fa e per chi rimane a casa ad aspettare, a coltivare la speranza e a cercare di tirare avanti senza sapere se ci sarà un domani migliore, se un giorno i propri cari faranno ritorno o quel vuoto rimarrà incolmabile. Nella tragedia dei soldati italiani fatti prigionieri dai nazisti dopo l’8 settembre 1943 si inserisce la storia di Tonino e Filomena, lui diventato un numero in uno sperduto campo di prigionia, lei giovane mamma rimasta sola con tre figli piccoli, ad affrontare la fame, le miserie e le privazioni. Donna forte anche quando non vorrebbe esserlo, quando avrebbe voglia di lasciarsi andare, quando l’angoscia non lascia spazio a nessun altro sentimento. La forma, lo stile dell’autrice, fatto di frasi e parole chiave ripetute, da esattamente il senso di giorni tutti uguali, tutti vissuti nell’oscurità e nei lavori forzati per Tonino, tutti colmi di umiliazioni ed espedienti per mettere insieme il pranzo con la cena per Filomena. Gran brutta cosa la guerra. Soprattutto per chi la deve subire e non ne afferra le motivazioni, per chi la vede come un mostro astratto e senza volto, come una calamità biblica, come una catastrofe naturale e inevitabile. Da leggere, perché: “coloro che non conoscono la storia sono condannati a ripeterla” (George Santayana).

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