venerdì 24 ottobre 2014

Autori a confronto: Sulla stessa barca

Questo articolo esce in quattro parti sui blog Antonella Sacco, Queste pagine, Pagine sporche e Chiacchiere e distintivo


Parlando di self publishing si finisce sempre a stilare una lista dei pro e dei contro, contrapponendo la pubblicazione “fai da te” a quella assistita da una casa editrice. Concentriamoci su alcuni dei contro: l’assenza delle figure dell’editor, del correttore di bozze e del grafico che realizza la copertina, ruoli chiave nell’editoria tradizionale. Ci dobbiamo rassegnare quindi a produrre libri con refusi e frasi zoppicanti, copertine raffazzonate e impaginazioni sconclusionate? Non necessariamente, anzi, proprio per niente. Visto che le schiere degli autori “indie” annoverano fra le loro file persone molto abili nella grafica, nell’editoria ed esperti di grammatica e linguistica, perché non approfittarne, perché non chiedere aiuto a chi ne sa più di noi in un determinato settore? In poco più di un anno, da quando ho fatto il mio ingresso nel mondo del self publishing, ho incontrato diverse persone che condividono questa mia passione e, con alcune, ho intrapreso dei rapporti di collaborazione e “mutuo soccorso”. Ci scambiamo opinioni e consigli sulle nostre opere, parliamo di letteratura in generale e di tante altre cose, alla fine diamo un senso al nostro “navigare” fra le parole e in rete (e qui si chiarisce il senso del titolo di questo articolo). Con tre autori in particolare ho instaurato una sorta di piccola comunità letteraria che sta dando buoni frutti, sia per quanto riguarda l’attività di blogger che quella di scrittura vera e propria: stiamo portando avanti un progetto particolare di scrittura a più mani, quello di far incontrare e dialogare alcuni nostri personaggi, per il momento mi sembra che il risultato non sia per niente male, chissà cosa ne verrà fuori…

Su questo blog, insieme ai miei “colleghi”, ho affrontato in passato più volte l’argomento, per chi volesse approfondire ecco i link:



lunedì 20 ottobre 2014

L'angolo del distopico #7

Jonathan Swift – I viaggi di Gulliver

Immagino già alcuni di voi che storceranno la bocca vedendo questo romanzo inserito nella rubrica l’angolo del distopico. Ma come? – si chiederà qualcuno – Gulliver è un libro per ragazzi, al limite un romanzo di proto-fantascienza, che c’entra con la distopia? Non sono del tutto d’accordo con queste affermazioni, ma ci tornerò più avanti.
Il protagonista del libro, Lemuel Gulliver, si imbarca su una nave come dottore di bordo, in seguito a un naufragio si sveglia legato a terra e circondato da uomini piccolissimi, sull’isola di Lilliput. In un primo momento Gulliver entra nelle grazie dei sovrani, poi cade in disgrazia a causa di intrighi di palazzo (anche l’aver spento un incendio che minacciava di distruggere la reggia orinandoci sopra non lo rende popolare agli occhi della regina!), prima di essere esiliato e condannato a morire di fame riesce ad imbarcarsi su una nave di passaggio.
Abbandonato su un’altra isola fa la conoscenza del popolo di Brobdingnag, uomini alti in media 22 metri, quindi si trova una situazione inversa a quella vissuta coi lillipuziani. Anche in questo caso conquista la stima dell’imperatore di questo popolo, mentre i figli del monarca lo considerano poco più di un pupazzo e lo tormentano con i loro giochi. Nel corso di un viaggio, la scatola in cui viene trasportato viene ghermita da un’aquila gigante e abbandonata in mare. Gulliver viene salvato da una nave di passaggio che lo riporta in Inghilterra.
Poco dopo in nostro eroe riprende il mare imbarcandosi in un viaggio verso le indie, ma il vascello viene attaccato dai pirati che lo gettano in mare. Gulliver si risveglia su un’isola volante, popolata da gente dedita alla musica, all’arte e alla scienza, ma del tutto priva di senso pratico. Visita altre isole volanti e anche il Giappone (all’epoca altrettanto misterioso e sconosciuto per gli occidentali quanto le terre precedentemente descritte), dove ha modo di discutere di filosofia e politica con i fantasmi di personaggi famosi del passato.
Il suo ultimo viaggio porta Gulliver nella terra degli Houyhnhnms, cavalli parlanti e intelligenti, più saggi e civili degli esseri umani, che in questo mondo sono animaleschi e brutali, chiamati Yahoo. Esiliato dal concilio supremo degli Houyhnhnms, che temono la sua natura “umana”, fa ritorno in Inghilterra, dove avrà difficolta a riprendere la sua solita vita, tormentato dalla nostalgia per una società, quella dei cavalli, che ritiene superiora alla propria.
Tornando alle considerazioni che facevo all’inizio, I viaggi di Gulliver è stato spesso considerato un libro per ragazzi, evidenziandone un aspetto marginale e favolistico, quello che  pone il protagonista come un gigante in mezzo a esseri piccolissimi e poi, a sua volta, un nano in mezzo ai giganteschi Brobdingnag. Sono spesso queste le due avventure più conosciute del libro (mentre le altre hanno meno “appeal” e notorietà) tanto da aver generato il termine “lillipuziano” entrato nel lessico comune.
Swift (e qui rientriamo nei canoni classici della distopia che, ricordiamolo, è la rappresentazione fittizia dell’estremizzazione dei difetti della civiltà) usa le avventure del suo protagonista come metafora e critica delle peggiori distorsioni della società del tempo, in particolare dell’oppressiva politica imperialista dell’Inghilterra nei confronti della sua Irlanda. Non a caso è famoso un suo sarcastico e paradossale phamplet “A modest proposal”, in cui la “modesta proposta” e quella di risolvere il problema della misera condizione dei suoi connazionali usando i bambini poveri irlandesi come cibo per i ricchi inglesi.
La critica parodistica di Swift non si limita alla società e alle miserie dei potenti, regnanti ed ecclesiastici, la sua opinione su tutto il genere umano è improntata al più nero pessimismo, lo scrittore ha scarsa fiducia nell’uomo e si fa beffe dei difetti e dei vizi più comuni del suo prossimo, la superbia, la presunzione, la vanagloria.

“Poi dopo, ripensando a quell' incedere incalzante
dei viaggi persi nella sua memoria,
intuiva con la mente disattenta del gigante
il senso grossolano della storia
e nelle precisioni antiche del progetto umano
o nel mondo suo illusorio e limitato,
sentiva la crudele solitudine del nano
nell' universo quasi esagerato,
due facce di medaglia che gli urlavano in mente:
da tempo e mare non s'impara niente...”
(Gulliver – Francesco Guccini)

sabato 18 ottobre 2014

La mia intervista su Giallo e cucina


Incontriamo Roberto Bonfanti che ha recentemente pubblicato “La vita è dura nei dettagli” e “Cose che si rompono”, i primi due romanzi di una trilogia ancora da ultimare. Intervista a cura di Alessandro Noseda (continua a leggere)

Murales #7

Anche le scritte sui muri ci raccontano qualcosa...

Come dagli torto? E perdoniamogli pure l'accento mancante.


lunedì 13 ottobre 2014

Recensione: Se amar non puoi - Melodramma storico in tre atti di Manuel Sgarella.


Manuel Sgarella sembra particolarmente portato per romanzare gli eventi e i personaggi storici. Avevo apprezzato questa sua qualità nel suo bel libro d’esordio: Il testamento del maratoneta. In questo caso l’autore affronta gli eventi che vanno dal 1817 (in piena restaurazione, dopo il tornado Napoleone che aveva sconvolto l’Europa) al 1835, con un epilogo datato 1848, quando il tricolore sventola su Milano, in tutta la penisola ci sono fermenti rivoluzionari e l’unità d’Italia, benché portata a compimento solo tredici anni più tardi, è ormai più che un semplice sogno.
Su questa solida base storica si innesta la tormentata storia d’amore fra Giuditta Negri, una cantante lirica, e il giovane compositore Vincenzo Bellini, passione sbocciata dopo un fugace incontro nei camerini di un teatro d’opera. La giovane soprano rinuncia a questo sentimento e sposa Giuseppe Pasta (adottandone il cognome da quel momento), un avvocato e mediocre tenore, che la famiglia ha scelto per lei, un matrimonio di convenienza con un uomo che non ama, da cui nascerà l’adorata figlia Clelia. Nel corso degli anni le strade di Giuditta e Vincenzo si incrociano diverse volte, ma il carattere chiuso e determinato della donna la porta a tacitare la voce del cuore, anche nei momenti in cui intreccia una proficua collaborazione artistica con l’ormai affermato compositore, mentre la figura del marito si  defila sempre più, nell’infruttuosa ricerca di un improbabile successo che, invece, Giuditta coglie grazie al suo straordinario talento. Fra trionfali tournée all’estero e ritorni in una Milano oppressa dagli austriaci, dove ha modo di intrecciare le proprie vicende con i primi carbonari, fra cui Piero Maroncelli e Silvio Pellico, la donna pian piano prende coscienza del suo ruolo come simbolo di libertà e di cambiamenti e, alla fine, decide di aprirsi a quella felicità che per troppo tempo ha delegato solo ai personaggi a cui da voce sul palcoscenico. Ma come ogni eroina tragica che si rispetti… (niente spoiler).
Manuel, all’interno di un grande affresco storico, ci regala un’intensa storia d’amore, scandita dalla musica del melodramma di Rossini, Donizetti e Bellini, e intervallata dai carteggi epistolari dei protagonisti.
Romanzo appassionante e ottimamente scritto. Da leggere.

Casta Diva, che inargenti
Queste sacre antiche piante,
A noi volgi il bel sembiante,
Senza nube e senza vel…

Sono disponibili i 3 ebook separati e un volume unico che riunisce la trilogia.

Se amar non puoi #1: Atto primo, la ragione su amazon.it
Tra amore e pregiudizio: Se amar non puoi #2 su amazon.it
La libertà e l'amore: Se amar non puoi #3 su amazon.it
Se amar non puoi (la trilogia completa) su amazon.it



mercoledì 8 ottobre 2014

Recensione: Il disertore di Marco Bonafede


Un romanzo particolare, senza un dialogo, fatto solo dai pensieri e le considerazioni del protagonista, con un bel tema: la difficoltà di essere contro, non solo contro la guerra, evocata ma in lontananza, ma soprattutto contro la propria natura, il conflitto di un uomo più che normale di fronte alle scelte, al dover decidere fra sentimenti e convenienza. Un po' claustrofobico ma interessante, con solo due personaggi, il protagonista e una ragazza che incontra e con cui divide alcuni giorni della sua vita di disertore, fra difficoltà di comunicazione e istinto di sopravvivenza.
Riesce a catturarti fino all'ultima pagina senza ammiccamenti al lettore, solo un flusso di pensieri, da quelli più banali a quelli più profondi, del protagonista senza nome.


domenica 5 ottobre 2014

Recensione: Emozioni parallele di Luisanda Dell'Aria



Vittoria, una scrittrice di successo; Alfredo,  il suo editore; Sara, impiegata nella stessa casa editrice; Leone, un chirurgo di fama. Il romanzo di Luisanda Dell’Aria ruota in torno a questi quattro personaggi e ai loro intrecci sentimentali. Il punto di vista narrativo è quello di Vittoria che, con un flusso continuo di pensieri fra il presente e il flash back, mostra tutto il conflitto dei suoi sentimenti, fra la passione travolgente (e travagliata) per Leone e la complicità intellettuale ed emotiva con Alfredo. Le riflessioni della protagonista  ci accompagnano per tutto il libro, disegnando un personaggio ben caratterizzato e assolutamente reale, una donna forte ma vulnerabile, combattuta fra le pulsioni del cuore e le scelte della ragione. Il finale rimane aperto, facendo presagire la possibilità di sviluppi futuri… Non so se questo romanzo sia esattamente definibile come “rosa”, di solito parlando di questo genere si pensa a libri dedicati a un pubblico di lettori adolescenti; in Emozioni parallele, invece, l’autrice usa un linguaggio maturo e attuale, una bella scrittura che lo rende godibile per chiunque. Consigliato.

mercoledì 1 ottobre 2014

FUORI DAL LIBRO Capitolo II – Le storie

Questo articolo esce contemporaneamente su quattro blog:
Queste pagine, Ant Sacco, Chiacchiere e distintivo e Pagine sporche.

(Per saperne di più) Il nostro esperimento di scrittura a più mani

Capitolo I - Personaggi smarriti



FUORI DAL LIBRO 
Capitolo II – Le storie

(Martin) Chiamatemi Martin, Martin Juppiter. Non è il mio vero nome, ma tanto, qui, di vero cosa c'è?

(Iolanda) Martin Juppiter, temo non ci sia nulla di vero qui, hai ragione, noi siamo menzogne calate in questo parco immaginario.
Tu da dove vieni? Come era la tua vita prima di arrivare qui?

(Martin) La mia vita era normale. Cioè non proprio. Stavo bene, la gente comprava i miei libri, c’era Juliette… Accidenti, ma perché sto usando il passato? Questa specie di incubo mi sta facendo impazzire. La mia vita c’è ancora, basta che mi svegli, basta che questa cosa finisca. Lo sentite anche voi, no? Che è solo una sorta di sogno.

(Iolanda) Martin Juppiter, non credo che questo sia un sogno. Ci troviamo in una realtà diversa, certo, ma è pur sempre una realtà. Non ti angosciare, fatti coraggio.

(Antonio) Neanche io penso che sia solo un sogno, anche se tutto è molto strano. Per dire, voi per caso avete appetito?

(Martin) Come potete pensare a una cosa del genere adesso?

(Antonio) Be’, io comincio a sentire un filino di fame. E questo non sembra deporre a favore dell’ipotesi del sogno. Succede solo a me?

(Iolanda) Ora che mi avete liberato dalle catene che mi opprimevano, sento di essere tornata di nuovo alla vita. Antonio, anch'io ho fame, ma cosa potremmo mangiare qui?

(Martin, allargando le braccia) Non vi capisco. siamo in un sogno, o, peggio, in un incubo, se non addirittura in una realtà diversa dalla nostra e voi avete fame? A me si è chiuso lo stomaco.

(Iolanda) Martin, non conosco la tua realtà, così come non capisco quella di ognuno di voi. Il vostro abbigliamento è strano, anche il modo di esprimervi. Il vostro linguaggio è diverso dal mio. Eppure lo comprendo. Cosa ci sta succedendo? E tu, Martin, vuoi provare a spiegarmi a quale realtà appartieni? Cosa fai nella vita? Anche a te piace andare nel bosco a raccogliere bacche per ricavarne tisane? Oppure fai un altro mestiere?

(Martin) Senta signorina, cioè, senti Iolanda, cosa intendi con questi discorsi? Mi sembra che se qui c’è qualcuno di strano quella sei tu, e non tanto per i vestiti.

(Iolanda) Non lo so cosa vuoi dirmi, Martin, mi sento così confusa. Tra voi sono io la persona diversa ma non riesco a rendermi conto di niente. A te non piace andare in giro per i campi a raccogliere le erbe? Fai qualche altro lavoro? Modelli il legno?

(Martin) A raccogliere le erbe? Quando ero bambino mi ha portato mio nonno, una volta. Ma sono caduto in mezzo all’ortica e non ci sono andato più. (Sbuffa) E certo che faccio un altro lavoro. Scrivo. Libri. Perché mi guardi così? (Si volta verso il prof e Antonio a cercare comprensione, poi torna a guardare Iolanda). Libri: sai cosa sono, no?

(Professore) Aspetta Martin, la signorina Iolanda è turbata, credo che i nostri discorsi le siano poco chiari.

(Voce narrante) La giovane rimane immobile. Lo sguardo perso, come se fosse alla ricerca di qualcosa di indefinito.

(Martin, rivolgendosi al prof e accennando con il capo a Iolanda) Non si sarà mica… insomma non sarà sotto l’effetto di qualche roba?

(Antonio) A me pare solo molto confusa. D’altra parte, se questo non è un sogno, o un’allucinazione, se voi siete reali, allora qualcosa di molto strano ci è accaduto. Io sono molto razionale, devo trovare sempre una ragione e un motivo per tutto, vogliamo provare a capire insieme? 
Per cominciare potremmo confrontare le nostre esperienze, da dove veniamo, come è il mondo che conosciamo, così tanto per capire se condividiamo almeno le stesse esperienze generali…

(Professore) Hai ragione, Antonio. Vuoi cominciare tu, Martin?

(Martin) Vengo dalla città di ***, dove sono nato e ho sempre vissuto. Ero nel mio studio, ve l’ho detto, e all’improvviso è sparito tutto, mi sono trovato in un parco, ma non il solito parco con a fianco la solita strada: intorno a me non c’erano che erba e alberi. Mi sono inoltrato lì, del resto ERO lì, che altro potevo fare? Subito dopo ho incontrato il professore e insieme siamo arrivati qui. Per quanto riguarda le mie esperienze ecco: dopo la laurea ho iniziato a pubblicare dei racconti e anche dei romanzi, ma intanto lavoravo, prima come postino e poi come responsabile del reparto romanzi di avventura della libreria Oltrebook; quando un mio libro ha avuto un discreto successo e mi ha fatto guadagnare abbastanza da lasciare l’impiego ho iniziato a dedicarmi solo alla scrittura. Tutto qui. Non c’è mai stato niente di strano nella mia vita, fino ad oggi.

(Professore) Quindi anche tu sei uno scrittore… E cosa scrivi, Martin?

(Martin) Romanzi di avventure, mistery. A volte sono in mostra nelle vetrine delle librerie. Almeno lo erano fino a qualche tempo fa.

(Professore) Romanzi, capisco… Una volta che questa storia sarà finita, avrai un buono spunto per un nuovo libro.

(Voce narrante) La giovane Iolanda è rimasta in silenzio, gli occhi fermi sul viso dei suoi compagni che continuano a parlare. Li ascolta, ma quei discorsi sono incomprensibili per lei. Quella realtà le è ancora più ostile di quanto non lo sia per gli altri tre.

(Iolanda) Perché parlate così? Che significato hanno le vostre parole? Mistery, romanzi, postino? Questo mio sogno mi sta diventando intollerante davvero. 
Perché io sto sognando, non ci sono dubbi.

(Martin, sospirando) Abbiamo stabilito che non è un sogno. (Borbotta fra sè) Forse. O forse no.

(Antonio) Raccontaci di te Iolanda, da dove vieni, cosa fai nella vita, quanti anni hai, forse capiremo il motivo per cui ti sembriamo tanto strani.

(Iolanda) Cosa potrei dirvi di me? Sono una ragazza semplice, mi piace correre nei campi, attraversare i boschi. Lì trovo sempre le mie erbe, quelle che la vecchia mi ha insegnato a separare dalle altre, per preparare i medicamenti. La mia vita era felice. Poi, all'improvviso, sono venuti da me. Non li conoscevo. Mi hanno legata e portata lontano. Mi hanno spinto dentro. Non riesco a ricordare tutto ciò che ho subìto a causa di quelli di cui neppure io conosco il nome. So soltanto che sono stati crudeli con me. I miei capelli... Vedete? Me li hanno tagliati.

(Voce narrante) La giovane si piega sulle ginocchia, inizia a singhiozzare. Con le mani si strofina la testa, come se volesse ritrovare i capelli lunghi di un tempo.

(Professore) Povera ragazza… Visto? Che vi dicevo? Mi sembra evidente che la nostra Iolanda non appartenga al nostro tempo. Ci troviamo in questa strana situazione, noi tre fuori dal nostro contesto, lei addirittura fuori dal suo tempo. Per quanto bizzarro ci possa sembrare, lo dobbiamo accettare, prima lo faremo e prima saremo in grado di capire come uscire da qui, o almeno come comportarci. Forza, Iolanda, calmati adesso, nessuno di noi ti farà del male, e i tuoi capelli ricresceranno. Anzi (parlando fra se), forse c’è un modo per capire da dove, o meglio, da “quando” vieni. (Rivolto a Iolanda) Ti ricordi chi è il pontefice? Sai il nome del Papa che vive a Roma?

(Iolanda) Brunilde mi parlò del pontefice, Bonifazio VIII. La vecchia parlava poco, mi dava solo notizie vere ed importanti. Mi disse del papa, lo ricordo bene.

(Professore) Bonifazio, o Bonifacio VIII… Se non ricordo male è stato uno dei Papi più influenti del medioevo, del 1200 o 1300, credo… quindi, come sospettavo, la nostra signorina Iolanda è un po’ più lontana da casa di tutti noi. Ora capisco meglio anche le sue allusioni alle erbe curative e agli uomini che le volevano fare del male. (rivolgendosi sottovoce agli altri) Mi sa che la ragazza è stata sospettata di stregoneria…

(Martin) Medioevo! La situazione è davvero preoccupante, ancora più di quello che sembrava. Si sono confusi anche i tempi, oltre che i luoghi...

(Iolanda) Io non lo so chi siete, vi prego lasciatemi capire. (sospira e piange)
(Professore) Su, su, Iolanda, non abbatterti! Non ti preoccupare, ci capiamo poco noi in questa situazione, figurati tu. Antonio, tu che ci racconti di te? Mi sembri un uomo dei nostri tempi, vero?

(Antonio) Be’, guardando come siamo vestiti direi di sì, anche se la presenza di Iolanda che sembra provenire da tutt'altra epoca ci potrebbe far supporre che anche noi, per quanto più vicini, potremmo non essere del tutto contemporanei. Basterebbe però che ognuno di noi dicesse che giorno ritenga sia quello di oggi per poterci confrontare con precisione. Tuttavia c’è un piccolo problema, per quanto mi sforzi, io non riesco assolutamente a ricordarlo.

(Iolanda) Io non so dirlo, mi dispiace, ma che importanza ha? L’epoca in cui siamo finiti è senza tempo, senza risposta, né significato. Prima ero confusa ma ora sto cercando di riprendere le forze e la lucidità. Tutto sommato, io adesso sto meglio, sono finalmente libera dalle catene e non vedo più quelle fiamme che fino a poco tempo fa sembravano così vicine. Voi avete idea di cosa possa significare sentire l’aria intorno che si fa via via più calda? L’atmosfera che diventa asfissiante?

(Antonio) Forse Iolanda ha ragione quando dice che questo è un luogo senza tempo, tuttavia io non penso che quanto ci accade sia senza significato. Ho la sensazione di essere qui per un motivo, eppure più mi sforzo di svelare questo mistero, più sembro allontanarmi dalla soluzione…

(Professore) Magari sarebbe meglio accettare questa situazione senza farsi troppe domande sulla natura di questo posto, almeno per il momento. Se c’è un motivo importante per il quale noi, e proprio noi, ci siamo ritrovati qui, forse dipende dalla nostra natura… Iolanda è una ragazza di un altro tempo, esperta di erbe e di pozioni curative, Martin è uno scrittore, come me in fondo. Sono anch’io un letterato, ho pubblicato saggi e romanzi e tengo conferenze sulla scrittura e sull’arte. Che cosa ci accomuna? Tu, Antonio, sei un falegname, giusto? C’è qualcos’altro che ci vuoi raccontare di te? Tanto per capire i legami che ci uniscono...

(Antonio) Oh be’ proprio un falegname forse è troppo, lo faccio per divertimento, non come un vero lavoro, da quando sono andato in pensione. Mi piace lavorare il legno, è una materia viva, quasi ti parla, non puoi semplicemente piegarla alla tua volontà, devi studiarlo, capirlo e solo dopo puoi cominciare a tagliare, piallare, dipingere. Forse hai ragione credo di essere diventato un falegname…

(Iolanda) Antonio, come sei arrivato qui? Mi sembra di conoscerti ma non riesco a ricordare dove e quando ti ho incontrato. Forse, in realtà, non ci siamo mai visti ma ci sentiamo vicini per altri motivi? Che strano destino il nostro.

(Antonio) Per me è tutto confuso. Anche io sono certo di averti già incontrato, appena ti ho visto mi è venuto alla mente un ricordo di noi due persi in questa nebbia. E infatti l’ho detto, è la seconda volta che ti incontro, e conoscevo anche il nome. Ma ora in questo parco la nebbia si è almeno un po’ diradata, mentre quella nella mia mente sembra infittirsi. Anche i ricordi, anche i ricordi si intrecciano. Sono un falegname, lo so, ricordo gli strumenti e il profumo del legno, ma altri ricordi confusi vengono a galla, che non so neanche se siano i miei.

(Iolanda) In questo momento non credo abbia importanza riuscire a capire dove ci siamo già conosciuti, Antonio. Ora abbiamo bisogno tutti di trovare il modo di uscire da qui. Non lo pensate anche voi, Martin e Professore?

(Martin) Uscire di qui? Certo, la sola cosa che conta è tornare. Tornare… perché mi suona strano usare questa parola? Forse perché io non sono andato da nessuna parte. Mi sono trovato qui e non so cos’è questo qui e perciò che significato assume la parola “tornare” in questo contesto?

(Professore) Ma rimpiangete tutti così tanto la vita, la situazione in cui vi trovavate? Iolanda, per esempio, non credo, mi sa che sia più tranquilla e sicura qui, o sbaglio? E tu, Martin, a quali impegni inderogabili sei costretto a rinunciare rimanendo qui? Io penso che dovremmo vivere questo evento come un’esperienza nuova e insolita, forse un’occasione per vivere un’avventura inaspettata e, tutto sommato, non proprio sgradevole. Intanto ci siamo incontrati, e questo mi sembra già una cosa positiva. Conoscere persone nuove ed estranee al nostro solito ambito io lo considero importante.

(Iolanda) Io sono tranquilla adesso. Mi sento fra persone che non vogliono farmi del male, che non mi accusano, non mi legano e non accendono fuochi intorno a me.

(Antonio) Professore non avevo pensato alla cosa da questo punto di vista. Abbiamo la possibilità di vivere una situazione eccezionale in un mondo di cui non sappiamo nulla. E se invece di preoccuparci di tornare lo esplorassimo? Magari troviamo anche qualcosa da mettere sotto i denti...

(Professore) Hai ragione, Antonio, siamo stati qui fermi anche troppo a lungo. Ci sono molti sentieri in questo parco, scegliamone uno e incamminiamoci, ovunque ci porterà sarà sempre meglio che rimanere ad aspettare chissà che cosa. E, devo confessare, che anch'io inizio a sentire un certo languorino...

(Martin, rassegnato ma nello stesso tempo determinato, più di quanto non lo sia stato fino a quel momento) D’accordo. Anche perché mi sto convincendo che “tornare” sia impossibile: non è per nostra volontà che ci troviamo qui e non sarà per nostra volontà che potremo andarcene. Perciò anch’io credo con non ci resti altro da fare che cercare di conoscere meglio questo luogo.

Racconto: Le nostre passeggiate notturne

Ho scritto un breve racconto per  il concorso letterario "Ombre" del blog Books Hunters, si chiama "Le nostre passeggiate notturne". Se vi piace votatelo, oppure votate gli altri racconti in concorso, ce ne sono tanti che meritano.
Per farlo basterà accedere a questo link:

Concorso letterario "Ombre": si vota!

Leggete i racconti e nei commenti lasciate un voto da 1 a 5 (dove 1 è il voto più basso e 5 quello più alto). Avete un mese di tempo (fino al 31 Ottobre) per leggerli e votarli.
Grazie.