Questo articolo esce in quattro parti sui
blog Antonella Sacco, Queste pagine, Pagine sporche e Chiacchiere e distintivo
Parlando
di self publishing si finisce sempre a stilare una lista dei pro e dei contro,
contrapponendo la pubblicazione “fai da te” a quella assistita da una casa
editrice. Concentriamoci su alcuni dei contro: l’assenza delle figure dell’editor,
del correttore di bozze e del grafico che realizza la copertina, ruoli chiave
nell’editoria tradizionale. Ci dobbiamo rassegnare quindi a produrre libri con
refusi e frasi zoppicanti, copertine raffazzonate e impaginazioni
sconclusionate? Non necessariamente, anzi, proprio per niente. Visto che le
schiere degli autori “indie” annoverano fra le loro file persone molto abili
nella grafica, nell’editoria ed esperti di grammatica e linguistica, perché non
approfittarne, perché non chiedere aiuto a chi ne sa più di noi in un
determinato settore? In poco più di un anno, da quando ho fatto il mio ingresso
nel mondo del self publishing, ho incontrato diverse persone che condividono
questa mia passione e, con alcune, ho intrapreso dei rapporti di collaborazione
e “mutuo soccorso”. Ci scambiamo opinioni e consigli sulle nostre opere,
parliamo di letteratura in generale e di tante altre cose, alla fine diamo un
senso al nostro “navigare” fra le parole e in rete (e qui si chiarisce il senso
del titolo di questo articolo). Con tre autori in particolare ho instaurato una
sorta di piccola comunità letteraria che sta dando buoni frutti, sia per quanto
riguarda l’attività di blogger che quella di scrittura vera e propria: stiamo
portando avanti un progetto particolare di scrittura a più mani, quello di far
incontrare e dialogare alcuni nostri personaggi, per il momento mi sembra che
il risultato non sia per niente male, chissà cosa ne verrà fuori…
Su
questo blog, insieme ai miei “colleghi”, ho affrontato in passato più volte
l’argomento, per chi volesse approfondire ecco i link:
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