Manuel Sgarella sembra particolarmente portato per romanzare gli eventi e i personaggi storici. Avevo apprezzato questa sua qualità nel suo bel libro d’esordio: Il testamento del maratoneta. In questo caso l’autore affronta gli eventi che vanno dal 1817 (in piena restaurazione, dopo il tornado Napoleone che aveva sconvolto l’Europa) al 1835, con un epilogo datato 1848, quando il tricolore sventola su Milano, in tutta la penisola ci sono fermenti rivoluzionari e l’unità d’Italia, benché portata a compimento solo tredici anni più tardi, è ormai più che un semplice sogno.
Su questa solida base storica si innesta la tormentata storia d’amore fra Giuditta Negri, una cantante lirica, e il giovane compositore Vincenzo Bellini, passione sbocciata dopo un fugace incontro nei camerini di un teatro d’opera. La giovane soprano rinuncia a questo sentimento e sposa Giuseppe Pasta (adottandone il cognome da quel momento), un avvocato e mediocre tenore, che la famiglia ha scelto per lei, un matrimonio di convenienza con un uomo che non ama, da cui nascerà l’adorata figlia Clelia. Nel corso degli anni le strade di Giuditta e Vincenzo si incrociano diverse volte, ma il carattere chiuso e determinato della donna la porta a tacitare la voce del cuore, anche nei momenti in cui intreccia una proficua collaborazione artistica con l’ormai affermato compositore, mentre la figura del marito si defila sempre più, nell’infruttuosa ricerca di un improbabile successo che, invece, Giuditta coglie grazie al suo straordinario talento. Fra trionfali tournée all’estero e ritorni in una Milano oppressa dagli austriaci, dove ha modo di intrecciare le proprie vicende con i primi carbonari, fra cui Piero Maroncelli e Silvio Pellico, la donna pian piano prende coscienza del suo ruolo come simbolo di libertà e di cambiamenti e, alla fine, decide di aprirsi a quella felicità che per troppo tempo ha delegato solo ai personaggi a cui da voce sul palcoscenico. Ma come ogni eroina tragica che si rispetti… (niente spoiler).
Manuel, all’interno di un grande affresco storico, ci regala un’intensa storia d’amore, scandita dalla musica del melodramma di Rossini, Donizetti e Bellini, e intervallata dai carteggi epistolari dei protagonisti.
Romanzo appassionante e ottimamente scritto. Da leggere.
Casta Diva, che inargenti
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