Fabio, il protagonista del romanzo, ci racconta la sua vita
di bambino nato “troppo presto”. Una storia fatta di piccole e grandi conquiste,
di sofferenza e di amore. Per tutto il racconto assistiamo alla sua straordinaria
voglia di superare i propri limiti, con l’aiuto delle persone che gli stanno
vicine, la madre, i nonni, una famiglia amorevole nella quale spicca l’assenza
del padre, sublimata dai disegni partoriti dalla fantasia del bambino, e di
medici e insegnanti che riescono a cogliere capacità e possibilità dove altri
vedrebbero solo disagio e emarginazione. Particolarmente azzeccata mi sembra la
scelta di colorare di fiaba la crescita di questo piccolo eroe, che vuol essere
Fabio, Fabio e basta.
La bravura dell’autrice è quella di commuovere senza
impietosire, scegliendo un registro narrativo che ci porta nell’intimo universo
di una diversità che troppo spesso siamo portati a relegare in un contesto di
compassione, negando la legittimità dei desideri e delle speranze di chi deve
lottare più di noi, cosiddetti “normali”, per affermare la propria unicità, il diritto
di trovare il proprio posto nel mondo.
Non mi sorprende che questo libro sia stato finalista a
Sanremo Writers, anzi, non mi spiego perché non abbia ottenuto maggiori
consensi in quel concorso.
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