venerdì 30 maggio 2014

Intervista a Sergio Bertoni

Abbiamo il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Sergio Bertoni, autore di numerosi ebook, fra i quali ricordiamo: Tra realtà e mistero, Cleoth e Arkh, Paride Passacantando, Pasquinate romanesche, Delitti misteriosi e L'Anatema di Tihuta.

1. Ciao Sergio, benvenuto sul mio blog. Ci vuoi raccontare qualcosa di te?
Be’ personalmente credo di avere un carattere abbastanza orso, schivo e riservato, anche se ho un'attività di blogger ormai ultradecennale. Sono abbastanza vecchio e mi giudicherei decrepito e ormai pronto a tirare i remi in barca se non avessi l’esempio consolatorio di Andrea Camilleri (ha qualche annetto più di me)  che continua a dimostrarsi autore fecondo, creativo e pieno di “verve”.  Talvolta  mi sembra di essere uno degli ultimi, o dei penultimi, dinosauri;  testimone storico dei cambiamenti che si sono susseguiti nel corso di quasi un secolo. Ringrazio Roberto Bonfanti per questa cortese intervista, ma mi riesce difficile parlare di me, che cosa potrei raccontare? Potrei probabilmente parlare di quando ero bambino, ma… bambino? Credo di non esserlo mai stato, o forse solo nei miei primissimi sei o sette anni, giusto il tempo di indossare la divisa di “figlio della lupa” e ascoltare la maestra magnificare la figura del re soldato. Un re che avrebbe pochi anni dopo fatto la fine forse più squallida e triste di tutti i discendenti della casa Savoia. Quella era l’epoca dell’Italia imperiale, di un paese che noi bambini eravamo condizionati a vedere come il più civile e il più potente del mondo. Eravamo gli eredi dell’antica Roma e del suo luminoso destino sul quale ci aveva incamminati l’uomo della provvidenza: il duce, il possente guerriero a cavallo, quasi un semidio dal cuore forte e dall’animo gentile. L’uomo che si preoccupava di regalare un violino a un bimbo povero che adorava la musica e che si era rivolto a lui. Era per noi un mito che i ragazzi d’oggi non potrebbero mai immaginare: quasi una via di mezzo tra Superman e Wolverine, l’uomo che lavorava sempre e non dormiva mai. Il mito che alleandosi con il baffuto caporale austriaco, e con i suoi folli sogni di dominio, avrebbe in seguito condotto l’Italia alla rovina. Poi, devastante, scoppiò la guerra e vi furono le città bombardate, la paura, il rombo degli aerei, le distruzioni e gli incendi, la fuga e lo sfollamento in piccoli sperduti paesi del nord e infine la fine dell’infanzia. Dagli otto anni in poi dovetti crescere in fretta, imparare a lottare e difendermi dai selvaggi e ostili contadinelli miei coetanei, imparare a spaccare la legna per accendere il fuoco nella “cucina economica”, tirare la fune per estrarre l’acqua potabile da un pozzo con un pesantissimo secchio di zinco che pesava quasi più di me, aiutare mia madre a fare la spesa, scendendo da una zona collinare periferica, sperduta tra i campi, al centro del paese per comprare dello schifoso pane nero e alcuni viveri razionati dai bollini della “tessera annonaria”. 


2. Leggendo i tuoi libri risulta evidente che ti diverte narrare storie. Oltre a un abile uso della lingua, curi con particolare attenzione gli aspetti scientifici, storici e culturali. Ci vuoi parlare del tuo rapporto con la scrittura, che importanza ha nella tua vita, quali sono i tuoi metodi, che ricerche fai per documentarti ecc.
Forse, più che con la scrittura, il mio principale rapporto è stato con la lettura, anche se non credo di amare  un libro particolare o di avere un autore preferito. Sono onnivoro, leggo di tutto purché si tratti di narrativa o di storia. Mi attira anche la fantascienza, la fantasy e il paranormale. Ho adorato il ciclo di libri di Asimov, ma fin da bambino (avevo circa otto anni e leggevo di nascosto di notte alla luce di una candela) divoravo la piccola biblioteca di mio padre, e sono passato dai libri dell’ormai dimenticato Luciano Zuccoli, al Decamerone, alle Mille e una notte, ai libri di Merežkovskij: La morte degli dei, e La resurrezione degli dei, senza dimenticare Tolstòj,  Márquez, Poe, King e centinaia di altri autori. Ovviamente non trascuro il genere poliziesco, i cosiddetti “gialli”, e recentemente ho trovato molto interessante l’ultimo che ho letto: “La condanna del sangue”, del bravissimo nuovo autore napoletano Maurizio De Giovanni.  Purtroppo, per mia vergogna, il libro che non sono mai riuscito a terminare è considerato il più importante della letteratura del 20° secolo: l’Ulisse di J. Joyce. Non l’ho certamente trovato noioso ma l’ho trovato incomprensibile e, molto probabilmente, non finirò di leggerlo, mai. Ovviamente mi piace anche scrivere; a scuola i temi di italiano rappresentavano per me un momento di serenità e di svago. Nell’era di Internet Il blog ha costituito per me uno stimolo e una palestra nella quale mi potevo confrontare con gli altri con pensieri e racconti. È così, grazie anche alle sollecitazioni di alcuni amici virtuali, che i miei scritti hanno iniziato a prendere forma e consistenza. Non ho un sistema o un metodo particolare, anche perché sono estremamente pigro; se mi viene un’idea, un argomento che mi attira particolarmente, comincio a scrivere senza un “canovaccio” senza una “scaletta”, ho solo un’immagine generica e, spesso, non ho la minima consapevolezza di come proseguirà o di come andrà a finire la narrazione. In una cosa, questo sì, sono alquanto pignolo: quando si tratta di inserire fatti o eventi reali, mi documento e cerco di evitare imprecisioni o gravi errori diatopici o diacronici come, ad esempio, quello di far colloquiare  un personaggio storico con altri personaggi noti, ma appartenenti a epoche o a località  ben lontane da quella del protagonista. 

3. Hai scritto libri di vario genere, dal fantasy storico, al racconto umoristico, alla raccolta di versi, al racconto del mistero, in quale forma di narrazione ti trovi più a tuo agio?
Forse in quelle che coinvolgono la fantasia, il mistero, e anche determinate situazioni storiche.

4. Il tuo interesse per il paranormale nasce da qualche indizio o qualche esperienza particolare vissuta personalmente? E il tuo interesse per la storia di Archimede di Siracusa, che hai romanzato in Cleoth e Arkh, che origini ha?
Negli anni 50 l’arrivo nelle edicole della rivista Urania e dei successivi romanzi di fantascienza aveva stimolato in molti di noi giovani l’interesse per il paranormale in generale e per gli ipotetici poteri della mente studiati da Karl Zener e Joseph Rhine presso la Duke University. Personalmente sono stato sempre alquanto scettico in materia e l’unica esperienza, apparentemente inesplicabile, da me vissuta è stata la breve percezione di un forte profumo nel corso di una visita alla chiesa di padre Pio a S. Giovanni Rotondo. L’ interesse per Archimede (a parte il mio amore per la storia) probabilmente nasce dalla lettura, su di una rivista specializzata, dell’eccezionale ritrovamento del palinsesto Archimede (1998) contenente sette trattati di altissimo interesse scientifico e matematico (vedi: http://www.archimedespalimpsest.org/about/). Altri suggerimenti li ho tratti dal libro “Il teorema del pappagallo” di Denis Guedj, un romanzo per certi aspetti noioso ma di notevole interesse per gli amanti della matematica, oltre a una consistente serie di altre notizie sulla vita del grande scienziato riportate da alcuni studiosi siracusani.

5. Stai lavorando a qualcosa di nuovo in questo momento?
Ho un paio di idee in mente: l’una riguarda un romanzo poliziesco (ma non so se ne sarò capace) e l’altra è il vecchio progetto di riuscire a scrivere un saggio storico che narri, sia pure in breve, la nascita, l’evoluzione e la fine dei cavalieri del Tempio, cercando solo e soltanto di riportare elementi reali e sfrondando e demolendo l’infinita serie di racconti fantastici, leggende e calunnie varie che sono già stati scritti al riguardo. Si tratta di un’impresa che in parte mi spaventa considerate le numerosissime e minuziose ricerche necessarie e gli approfondimenti che richiederanno ore e ore di impegno nelle varie biblioteche.

6. Hai pubblicato sia con case editrici che come self publisher: pro e contro dei due metodi?
Un volume cartaceo lo tocchi, lo rileggi, lo conservi, lo ami o lo maltratti, puoi regalarlo o venderlo, puoi lasciarne traccia ai tuoi figli o ai tuoi nipoti, ma è fisso e immutabile nella sua stesura, salvo la possibilità di farne una seconda edizione riveduta e corretta (cosa non facile). Il self publisher, per contro, è particolarmente portato verso il libro elettronico che può rivedere, correggere, ampliare e modificare con relativa facilità. Inoltre, le attuali possibilità della rete, consentono di sottoporre i propri lavori al giudizio di una platea molto più vasta di quella cui potrebbe aspirare un autore sconosciuto con il solo mezzo cartaceo.

7. Come giudichi l’attuale momento dell’editoria in Italia?
In Italia l’editoria non ha mai avuto una vita particolarmente facile, ancor più in questi tempi di crisi che hanno purtroppo visto la scomparsa di molti gloriosi piccoli editori storici che spesso sono stati, in passato, i mentori di giovani autori di successo. Siamo in un periodo in cui l’e-book contende il passo al cartaceo, probabilmente in futuro troveranno una conveniente coesistenza, così come la televisione non ha portato alla scomparsa del cinema. 

8. In base alla tua esperienza, che consigli daresti a un giovane scrittore?
Leggere, leggere e leggere molto. Sprofondarsi nella lettura di autori di un certo spessore, ascoltare e meditare le critiche che sono mosse agli scrittori esordienti nei siti specializzati, evitare come la peste i luoghi comuni e le frasi eccessivamente dolciastre e languorose, usare la lingua in modo corretto, evitare, se possibile, periodi lunghissimi ed estenuanti, evitare la ripetizione ravvicinata delle stesse parole e l’eccessivo uso degli avverbi che terminano in ‘mente. Tutto ciò, com’è ovvio, non ha alcun valore se il proprio scritto non coinvolge, non dice nulla di nuovo e non affronta problematiche che suscitino l’interesse o la curiosità del lettore. Utilizzare la verifica automatica dell’ortografia e della grammatica è utile, ma senza fidarsene troppo perché talvolta, invece di correggere, induce a modifiche errate  

Grazie per la chiacchierata, Sergio. Ci puoi indicare qualche link dove trovare i tuoi libri?

I miei e-book si trovano nella piattaforma di Amazon libri e basta digitare il mio nome nella ricerca. Chi desidera una copia cartacea può andare sul mio blog Memorie - Racconti - Considerazioni e nella colonna laterale destra troverà tutte le indicazioni per prenotarle nella propria città nelle librerie fisiche IBS.IT indicando titolo, autore e codice ISBN. Può anche, se vuole, ordinarle direttamente alla Photocity Edizioni

3 commenti:

  1. Intervista molto interessante per le domande e utile per le risposte. Aiuta un esordiente a meditare prima e dopo la scrittura e un lettore alla comprensione del lavoro che c'è dietro la realizzazione di un libro e magari anche al rispetto della persona dietro un autore.

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  2. Sergio....orso e schivo credo di non averti visto mai! Evidentemente a tanti di noi hai riservato il MEGLIO di te!
    Riflettevo sul fatto che, probabilmente, molti scrittori sono partiti dalla fine!
    Molti iniziano a scrivere senza aver mai letto ....e si vede!

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  3. Le domande e risposte 1) e 4) mi suonano sorprendentemente familiari!!!

    http://teladoiolanarrativa.blogspot.it/2013/06/il-segreto-della-balena-intervista.html

    Comunque gran personaggio S.B. sia come autore che in quanto a umanità

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