Quanto ci appaiono lontane le (dis)avventure di Carlo Airoldi, il corridore che si fece 2.000 chilometri a piedi da Milano ad Atene per inseguire un sogno, quello di partecipare alla maratona della prima olimpiade moderna, nel 1896, ma anche per dimostrare a una donna di meritare il suo amore. Quanta differenza con gli atleti di oggi, così attenti all’immagine e allo sponsor, preparati da equipe di allenatori e coccolati come star. Nella straordinaria impresa di questo piccolo grande eroe, guidato da una volontà incrollabile, c’è tutta la voglia di superare i propri limiti, di non farsi abbattere dalle difficoltà, c’è qualcosa di epico e ormai irripetibile ai giorni nostri. L’autore ci presenta il racconto come una sorta di memorie dello stesso Airoldi, con uno stile asciutto e quasi giornalistico, mantenendo l’attenzione sulla narrazione di questa folle e, purtroppo, sfortunata impresa. Un libro che appassiona.
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