giovedì 25 ottobre 2018

THE COVER EXPERIENCE Pt. 1 di Nathan K. Raven

Ospito sul mio blog le considerazioni del buon Nathan K. Raven riguardo alla ri-creazione della copertina del primo episodio delle avventure di Spazz-Never, intitolato, con sommo sforzo di originalità dall'autore stesso: "Le mirabolanti avventure di Spazz-Never". Ma ora lascio la parola a Nathan...

THE COVER EXPERIENCE Pt. 1

Lo sai che esistono tante guide per realizzare una copertina? Spettacolare! Io me ne sono accorto solo dopo averne ideate ufficialmente tre-barra-quattro e solo perché me ne ha parlato Roberto Bonfanti, l’entità provvidenziale che ha curato la realizzazione grafica delle mie.

Non mi sento proprio nessuno per redigere una guida. Ho rispetto per chi lo fa e trovo che siano risorse utili, avendone usata una anch’io per formattare un testo. Però se mi mettessi a buttare giù due righe schematiche non dico che mi sentirei arrivato, quantomeno penserei di aver fatto il punto su un argomento e penso che questo potrebbe rovinarmi la digestione.

Perché tutta la mia espressività artistica è frutto del suo stesso divenire e si trova stretta nelle regole e negli schemi. Anche in quelli di una guida. Quindi eccomi qui a scrivere quello che una guida non è, piuttosto, mettiamola così, ti racconto un’esperienza. Ovvero quello che abbiamo passato Rob e io per le copertine della Saga di Spazz-Never, che al momento è costituita da tre libri e tantissime imprecazioni.    

Chi sono io? Nathan K. Raven.

P.S.: E chi razz’è, Nathan K. Raven? Leggi qui.

     L’ANTEFATTO

Ovvero “Vabbè, Rob, famme ‘sta copertina”. Parlo un romanaccio così stereotipato che dovrebbe essermi proibito per legge.


Eravamo quasi a metà dell’anno della disgrazia 2014 e da ormai più di due anni al grido di “BUY MY BOOK OR DIE” vendevo ‘Le mirabolanti avventure’ nella loro agghiacciante versione con copertina brutta – storia vera. Vera e triste. Perché raschiando il fondo dell’utenza di un sito di vendite online con sempre meno utenti, due soldi me li ero fatti pure, abbastanza da sentirmi tranquillo e non considerare alternative che al tempo nemmeno conoscevo. Tipo Amazon. 

Anno della disgrazia 2014 perché, considerando il numero di lettori come una parabola tristemente discendente, per la prima volta, a inizio 2014, si è sentita la differenza con il volume di lettori cui ero abituato nel 2012. Intendiamoci, rispetto alla situazione attuale era oro. La spietata tristezza delle parabole tristemente discendenti è che quando scendono chissà se poi risalgono. Se continua così, tempo sei mesi e a leggere saremo rimasti in quindici, contravvenendo in pieno alla risposta giusta per ogni domanda. 42. Sono già schiacciato dal peso dell’eventualità di un simile paradosso! 

Sarà la volta buona che dimagrisco. Bisogna sempre trovare il lato positivo, in particolar modo se sei un elettricista.

Ma di che stavo parlando? Ah, già. La guida. Che guida non è. 

Insomma, nel 2014 la nave non stava affondando. C’era solo una falla larga quanto un pianoforte obeso e qualcuno si era messo a fare esperimenti con accendini e lanciafiamme nella polveriera. 

Ora, io sono proprio l’ultimo a voler limitare la scienza, ma il pensiero delle mie tristi membra e delle mie stanche chiappe sparse a pezzettoni a dritta e pure a babordo non mi entusiasma ora come non mi solleticava allora.

Per questo quando il buon Rob mi ha suggerito di migrare su Amazon ho acconsentito subito. Dopo appena una settimana, giusto il tempo di vedere se c’era davvero un figlio dell’ignoranza a condurre esperimenti esplosivi in una polveriera. Beh, c’era. Non conosco il suo nome, ma in molti lo chiamano “il governo”. Va’ a sapere!

Allego estratto del dialogo con Roberto, a riprova della veridicità dei fatti:

«Vieni su Amazon.»
«Ok.»

Che non sarei andato da nessuna parte con quella copertina era chiaro pure a un mandrillo narcolettico e analfabeta funzionale. Quindi ci ho messo solo cinque giorni a capirlo.

Ed è in questo frangente che, dopo non so quanta pressione dal buon Rob – che io immagino cattivissimo – nasce la seconda stavolta bella copertina de ‘Le mirabolanti avventure di Spazz-Never’.

Non so se si è trattata di vera e propria concezione creativa da parte mia, ricordo solo il mio “Vabbè, Rob, famme ‘sta copertina” seguito dal suo “usa questa”.         

Ma cos’era successo in mezzo? Era passato così tanto tempo da farmi desistere dal bere? Nah.

     THE FIRST COVER IS THE NEETEST

Va bene anche Neatest. Vedi, a sapere l’inglese e le canzoni? Che poi io ne conosco solo due. Quella [The First Cut Is The Deepest] e Jingle Bells. Ma non tutta, solo il ritornello. E anche lì, non proprio tutto tutto. Solo quella parte che fa “Jingle Bells, Jingle Bells” poi improvviso. Anche se di solito mi sparano prima.

La vecchia copertina, quella brutta, quella che quando sarò famoso varrà più o meno ventordici strilliardi, vedeva John Spazz-Never davanti alla tv con in mano un telecomando che NON sembrava un telecomando e una bandierina triangolare dei Califoggia Schiappers, l’ormai celebre – ma chi te conosce – squadra di football brocca e sfigata.

Sì perché, come ogni eroe di questo mondo, Spazz-Never a un certo punto deve lottare contro le vere insidie. Tipo la troppa pubblicità durante i programmi e le partite di football. E quindi eccotelo ritratto in copertina con la strabordante ‘NO WAY!’ racchiusa in un balloon. Più meta-cinema e meta-fumetto di così non si può. 

E infatti non si poteva. Roberto prende il NO WAY e lo schiaffa sulla maglietta del nostro errore, pardon, “eroe”. Una maglietta rivelata dall’insolente spostamento di giacca e camicia, con quella faccia strafottente lì che ha solo Spazz, fedele alla tracotanza che regna indisturbata nello spirito del libro. È l’uomo in ribellione che si toglie il cappio del conformismo. È l’animo punk rock che viene fuori. È Spazz-Never, al grido di Chi se ne frega! 

Abbiamo ragionato sui font per creare un effetto distaccato, da locandina autoironica e caricaturale; ho detto a Rob di rimpicciolire il nome autore per metterlo in secondo piano rispetto al resto; e poi fondo nero. Perché real men wear black.   

Ed eccola lì. Ce l’avevamo. La cover perfetta. 

Un andare indietro spingendosi in avanti. Si respira l’aria del 1895 ai tempi di Yellow Kid e le sue maglie espressive, ma allo stesso tempo si fa un passo avanti rispetto alle ben note copertine dei libri. 

Questa è vettoriale ma non troppo, parla chiaro al lettore e non te le manda a dire. Ti fa capire cosa trovi nel libro, il registro, l’atteggiamento. Ti dice che se cerchi la solita lettura stucchevole ed emotiva è meglio se ti fai un giro. Possibilmente lontano.

Spazz-Never quando scala la montagna non perde il fiato per la sfacchinata perché ha un fisico irrisore delle difficoltà e non lo perde nemmeno per ammirare il panorama – incantevole, peraltro – perché troppo determinato e concentrato sull’obiettivo non aveva certo tempo per queste minchiate.

Avevamo per le mani una copertina onesta con il lettore e questo ha ripagato, facendo del primo episodio della Saga un libro che viene acquistato volentieri anche dopo oltre quattro anni dalla sua seconda edizione. 

(Continua... forse)

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