Quattro chiacchiere con Michael Tangherlini, autore di Venus at the Mirror e SteamLily, di cui trovate le mie recensione nel blog (fate click sulle cover)
Ciao Roberto, grazie per l’invito. Ho 30 anni, sono un biologo marino con la passione per le cose strane e convivo con la miglior donna che possa esistere al mondo.
2. Come ti sei avvicinato alla scrittura e cosa rappresenta per te?
Scrivo in modo “serio” da qualche anno, ma in modo o nell’altro ho sempre inventato storie. Da piccolo per addormentarmi o per tenermi compagnia, da ragazzino come passatempo e ora… sempre come passatempo, solo in modo più preciso, organizzato e con degli obiettivi.
3. Hai pubblicato come self-publisher, una scelta o un ripiego?
Un ripiego per diversi motivi, ma ammetto che è una cosa che dà le sue soddisfazioni. Ho provato a mostrare il mio primo romanzo, “Venus at the Mirror,” ad alcune case editrici e in concorsi, ma, quasi certamente a causa delle tematiche e dello stile decisamente poco curato, non è mai interessato. Però ormai la frittata era fatta, e sarebbe stato un peccato lasciarlo lì. Da quel momento è stato tutto in discesa, per così dire.
4. Veniamo ai tuoi romanzi: Venus at the Mirror e SteamLily. I protagonisti sono dei… tipi particolari; ce ne vuoi parlare?
Sono cresciuto a pane e animali antropomorfi, fra cartoni Disney, Tartarughe Ninja e il resto della compagnia: non potevo aspettarmi che la cosa non mi influenzasse minimamente. Li uso regolarmente, sia quando scrivo, sia quando disegno, e trovo che non solo siano divertenti ma anche che possano essere molto utili per affrontare alcune tematiche, come la diversità, da punti di vista insoliti.
In “Venus at the Mirror” alcuni dei personaggi sono antropomorfi e altri umani, e la cosa è stata uno spunto per parlare di chi siamo, di come vediamo noi stessi e gli altri, il “diverso” sotto molti punti di vista. C’è anche la tematica del corpo, dell’immagine di sé e della percezione distorta che a volte abbiamo di quello che lo specchio ci restituisce, ma rispetto al tema della xenofobia è meno importante.
In “SteamLily” ho voluto invece avere un approccio molto più giocoso. Un po’ come nel “Robin Hood” disneyano, tutti i personaggi sono animali, e ho cercato di fare in modo che le loro usanze somigliassero alle nostre solo quanto bastava perché ci si potesse identificare. Come dicevo, in quel romanzo ho giocato molto e su fronti diversi: ci sono svariate citazioni dal mondo musicale di hard-rock e metal, in special modo quello più old-school come Ronnie James Dio e i Black Sabbath, c’è un pizzico di steampunk (con cui non ho molta dimestichezza e che quindi ho appena tratteggiato) e c’è un rimaneggiamento in chiave “animalesca” per così dire dell’atteggiamento conservatore del periodo.
Entrambi i romanzi possiedono gli stessi due protagonisti, una cosa che mi ha molto divertito e che ripeterò in un progetto futuro che ho iniziato a imbastire nei giorni scorsi.
5. Come valuti la tua esperienza come autore e i riscontri dei lettori? C’è qualcosa che, col senno di poi, faresti in modo diverso?
Sicuramente, se potessi mi interfaccerei volentieri con un editor, cosa che purtroppo non posso permettermi. Ma per il resto mi ritengo enormemente soddisfatto: il self-publishing è una realtà che consente di interfacciare l’autore direttamente con i lettori, ed è una cosa che stimola e responsabilizza completamente l’autore. Il che vuol dire che critiche e complimenti sono dovuti solo ed esclusivamente a ciò che hai potuto fare con le tue mani, per buono o brutto che sia.
6. Come giudichi la situazione dell’ editoria italiana?
Pessima in generale con ottime, piccole “punte” di eccellenza. In generale c’è un appiattimento su pochi temi di largo dominio che porta alla produzione di lavori fatti “con lo stampino,” scopiazzature di pochi autori esteri che hanno prodotto cose a mio parere di scarsa qualità ma di ampio successo – come “50 sfumature di grigio,” “Twilight” e comprimari per citarne solo alcuni. Ci sono però alcune piccole realtà che stanno avendo un buon riscontro a seguito di iniziative sicuramente coraggiose, come quella dei ragazzi di “Vaporteppa,” che stanno portando in Italia autori di generi normalmente ignorati come il new weird e stanno facendo di pari passo crescere giovani autori italiani meritevoli, il tutto nel contesto del publishing digitale. Mi auguro che, in futuro, altri seguano le loro orme.
Assolutamente sì, per quanto non con la velocità che alcuni auspicano, soprattutto nel nostro Paese, per l’arretratezza culturale che lo caratterizza.
8. Come sono i tuoi rapporti con i “colleghi”, gli altri scrittori indipendenti?
Assolutamente ottimi. Purtroppo ho avuto poche occasioni di scambio con altri autori nel panorama italiano, anche se conto di approfondirle nel breve futuro. In compenso, ho avuto la possibilità di interfacciarmi più regolarmente con degli autori statunitensi, fra cui ho trovato una grande disponibilità e simpatia.
9. Stai lavorando a qualcosa di nuovo in questo momento?
Oltre alla revisione del seguito di “Venus at the Mirror” sto lavorando a un romanzo fantasy con diverse fonti d’ispirazione e sto abbozzando diversi altri racconti fra noir, dieselpunk e fantasy metropolitano, quest’ultimo ambientato in Italia.
Grazie per la chiacchierata, Michael. Ci puoi indicare qualche link dove trovare i tuoi libri?
La mia produzione è praticamente tutta su Amazon
Altre cose sono reperibili dal mio account di GoodReads
Non ho un blog vero e proprio, ma aggiorno appena posso la pagina di Google+ che ho dedicato ai miei lavori
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