Marco Freccero, blogger e scrittore, autore della Trilogia delle Erbacce: Non hai mai capito niente, Cardiologia e La follia del mondo (cliccando sui titoli potete leggere le mie impressioni di lettura). Ecco il resoconto della nostra chiacchierata.
1. Benvenuto su Chiacchiere e distintivo, Marco. Vuoi raccontare qualcosa di te ai lettori del blog?
Grazie a te Roberto per lo spazio che mi dedichi sul tuo sito. Sono un ligure nato negli anni Sessanta, e ho svolto diversi lavori. Magazziniere, aiuto magazziniere, operaio, addetto alle vendite, corriere, e altro ancora. Da qualche anno mi occupo di produrre contenuti per siti che si occupano di commercio elettronico (si chiama, la mia professione, “Web editor”). Nei ritagli di tempo leggo e racconto storie. Che pubblico in maniera indipendente.
2. Che cos’è, per te, la scrittura?
Un sistema a buon mercato per andare a scovare dove si nasconde ancora l’umanità. Questo è un mondo dove l’essere umano o è una specie di “creatura da circo”, un caso umano insomma da mostrare in televisione. Oppure viene ignorato (a meno che non sia un Vip). Io nelle mie storie cerco di mettere sul palco persone che “tirano a campare”, senza aspettarsi sconti o favori. Sanno che le cose vanno male, e che probabilmente non miglioreranno. Ma questi non sono sufficienti motivi per mollare, o arrendersi. Questo andare avanti nonostante tutto mi piace. È un mistero (no, non è testardaggine o stupidità), e io cerco di celebrare quel mistero.
3. Sembra che tu sia specializzato in racconti, è un formato nel quale ti trovi più a tuo agio rispetto al romanzo?
Adesso ho quasi terminato di scrivere un romanzo! Ma per molti anni ho considerato i racconti un sottoprodotto: in alto il romanzo, e poi molto più in basso i racconti. È stato Raymond Carver a spingermi a rivalutare questa forma d’arte. E a insegnarmi a osservare la realtà, ad amarla. Quindi sì, mi trovo a mio agio con i racconti, ma anche col romanzo. Dico spesso che il racconto è come camminare nella savana, e sbucare in una radura dove ci sono un gruppo di leonesse affamate, che ti puntano. Il romanzo è come camminare nella savana e sbucare in una radura dove c’è un rinoceronte. È vero che non vede molto bene, ma essendo grosso, attacca tutto quello che considera un nemico o una minaccia; la sua mole glielo consente. In entrambi i casi, sei fregato.
4. Hai optato per l’autopubblicazione: scelta di ripiego o consapevole?
Per un certo periodo l’ho considerata un ripiego. Poi ho capito che il mio modo di considerare la letteratura mi condurrebbe comunque ai margini, perché il mio sarcasmo (il mio pessimo carattere, in realtà, la mia intransigenza), mi garantirebbe nemici a profusione. Quindi perché puntare a una casa editrice, quando con l’autopubblicazione puoi pubblicare quello che vuoi tu, quando vuoi tu, infischiandotene di come reagirà il pubblico, i critici, e il bel mondo delle Lettere? L’autopubblicazione qui da noi non viene considerata per quello che è: una scelta che garantisce libertà. Qualcuno potrebbe osservare: se non vendi nulla che libertà è? Ma neppure nell’editoria “ufficiale” non ci sono garanzie, di nessun tipo. Quindi l’autopubblicazione è l’ecosistema perfetto per permettere a un autore di costruire il proprio mondo senza compromessi.
Assolutamente a favore. Nonostante i limiti che comunque ha, ma sono i limiti che certi autori costruiscono, pubblicando pessimi libri, e “intossicando” questo ecosistema. Quello che si fatica a capire è che un autore può, con l’autopubblicazione, avere il pieno controllo delle sue opere, essere davvero il padrone di sé stesso senza dover sottostare a “diktat” editoriali, o di altro genere. Occorre però una mentalità differente, da “imprenditore” per riuscire sul serio a fare self-publishing. Per molti infatti vuol dire pubblicare la propria opera; ma questo è solo il punto di arrivo di una strategia che nasce molto, molto prima. Se non si comprende questo, il self-publishing non potrà scatenare il suo potenziale.
6. Veniamo ai tuoi racconti: come nascono? Ti ispiri a episodi reali o sono esclusivamente frutto della tua immaginazione?
A un certo punto vedo una scena. La seguo. È così che sono nati i miei racconti della “Trilogia delle Erbacce”. Non so mai quale sarà il finale, non so nemmeno cosa ci sarà nella pagina seguente. È una specie di lavoro di recupero. Mi piace pensare di essere una specie tutta particolare di archeologo che trova dei frammenti, dei resti, e allora scava, scava, e trova una vita che merita di essere raccontata. Io cerco “solo” di non fare danni, di raccontare la storia al meglio delle mie possibilità.
7. Uno dei temi ricorrenti delle tue storie è quello delle difficoltà economiche, lavorative e sociali dei tuoi personaggi. In pratica racconti i nostri tempi segnati da una crisi ormai più che decennale, con tutti i risvolti che ne conseguono; immagino sia un argomento che ti sta molto a cuore.
Mi sta a cuore anche perché non viene mai affrontato per davvero. La televisione mostra “casi umani”. I personaggi delle mie storie non sono mai “casi umani”, ma persone. Non sono simpatiche, divertenti. Spesso si girano dall’altra parte, non hanno tempo da perdere per “migliorare il mondo”. Hanno la loro vita da salvaguardare, e il mondo non li interessa, giustamente. A me interessano tantissimo le persone che nessuno considera, perché tutti sono impegnati a elogiare i Napoleoni di turno. Sono loro, questi sconosciuti, che meritano una pagina. Io cerco solo di restituire quello che spetta loro. Non tutto, non molto; ma è meglio del silenzio. È il mio dovere.
8. Cosa ne pensi delle prospettive dell’ebook e del self-publishing nel panorama editoriale Italiano?
Sono fantastiche e meravigliose, soprattutto perché le case editrici, grandi, medie o piccole, sembrano incapaci di coglierne ancora il potenziale. Si preoccupano solo del DRM Adobe e della pirateria. Scannerizzano (male) il cartaceo e lo chiamano “pubblicazione digitale”. Gioiscono quando una ricerca afferma che le vendite di ebook scendono e crollano; pure io, perché questo li terrà distanti dal mercato dell’ebook e meno loro bazzicano in questo “mare”, più spazio ci sarà per me. Credo che chi fa autopubblicazione in Italia è una specie di “carbonaro”. Lavora per il successo dei prossimi, non di sé. Pazienza, a qualcuno tocca.
9. Quali strategie adotti per la promozione delle tue opere? E quali, fra queste, ti sembrano le più efficaci?
Il tasto dolente! Le strategie per la promozione delle mie opere non ottengono grandi numeri perché per fortuna sbaglio parecchio. Io mi sono avventurato nella scrittura di una trilogia di racconti (non di una raccolta: ma di 3!), ed è una follia. Il mercato non apprezza questo genere di narrativa. Inoltre io ho uno stile che non ama molto “strizzare l’occhio” al lettore, o alle mode e ai temi del momento. Quindi sono destinato alla nicchia, ma a me sta bene. Questo mio modo di fare mi ha comunque garantito sino a questo momento uno “zoccolo duro” di lettori e lettrici che mi seguono con grande attenzione (e non finirò mai di ringraziarli per questo). La mia strategia in fondo si può riassumere in questo: sii te stesso e scrivi. Il successo non è importante. È importante divertirsi. E io sì, lo confesso: mi diverto. Mi diverto a scrivere queste storie che per molti sono cupissime. Ma se non ti diverti, finisci con lo smettere di scrivere.
10. Quali sono gli autori che apprezzi particolarmente? Qualcuno di loro ha influenzato il tuo stile narrativo?
Ne ho già parlato in precedenza. Per me Raymond Carver è stato uno spartiacque, c’è un prima e un dopo. Quindi lui per me è stato e rimane uno scrittore straordinario, colui che mi ha aperto gli occhi sulla realtà, che mi ha insegnato ad amare questi essere sciagurati e cattivi che siamo, e che sono (i personaggi). Poi adoro Flannery O’Connor e condivido in toto la sua idea di scrittura. Tutti quelli che vogliono scrivere dovrebbero leggere “Nel territorio del diavolo”. Degli altri non parlo perché sarebbe davvero un elenco troppo lungo.
11. Che consigli daresti a un giovane che si approccia alla scrittura?
Innanzi tutto di cercarsi un lavoro. Qui in Italia ci sono un sacco di guru de noartri che vendono ricette vincenti per piazzare migliaia di copie e diventare ricchi, come se l’editoria fosse un mercato guidato dalla logica e dalla matematica. Niente del genere. Poi di leggere quei 600/700 libri che sono la base. Infine di provarci; no, non sono uno di quelli che consiglia di lasciar perdere. Anche perché buona parte degli scrittori divenuti poi dei “grandi” all’inizio scrivevano cose da “mani nei capelli”. Quindi: provateci, gente. C’è spazio e posto per tutti. Nella maggior parte dei casi non riuscirete mai a ottenere nulla, ma non credo che sia un valido motivo per mollare.
12. Oltre che scrittore sei un blogger, hai anche pubblicato testi che riguardano questa attività. Quanto tempo dedichi al blog? Ritieni che sia uno strumento importante per un autore?
Ormai siamo nel XXI secolo. Se una persona vuole affrontare l’autopubblicazione deve per forza “muoversi”. E il blog è il mezzo più indicato per muoversi: vale a dire? Vale a dire: per stabilire una conversazione tra autore e lettore. Il bello del blog è questo: stabilire una conversazione. Mentre le reti sociali (Twitter, Facebook, Instagram, eccetera), non lo permettono, il blog invece è perfetto. Scrivere un post mi porta via di solito 3, 4 ore, anche perché adesso ho deciso di produrre post molto lunghi e completi, ma pubblico solo una volta alla settimana. Non credo ce sia un tempo “rubato” alla scrittura. È un tempo che dedico alla costruzione della mia piattaforma di lettori, che sarà piccola e che cerco di crescere, un lettore alla volta.
13. Stai lavorando a nuovi progetti in questo momento?
Sto terminando di scrivere un romanzo che dovrebbe arrivare a giugno. Ormai siamo alle battute finali. Rispetto a quello che ho scritto sino a ora, è differente. Niente disoccupati, niente disperati, nulla del genere. Eppure è una storia che, chi la leggerà, ci troverà i miei “soliti” temi.
14. Dai uno sguardo al tuo futuro di autore, come ti vedi fra cinque anni?
Tra cinque anni? Mi vedo a gestire il mio blog, a vendere poche copie delle mie opere, e a preparare la mia uscita di scena. Non ho più molte storie: due, tre al massimo e poi: Sipario!
Grazie per la chiacchierata Marco. Per finire ci puoi indicare qualche link dove trovare il tuoi libri?
La Trilogia delle Erbacce è su Amazon: Non hai mai capito niente; Cardiologia; La Follia del Mondo. Ma anche sulle altre piattaforme (Kobo, Bookrepublic, iBook Store, eccetera eccetera). Basta cercarle digitando il mio nome nel campo di ricerca.
Bella questa intervista. Adesso scopro di avere alcune esperienze lavorative in comune con Marco. Altra cosa in comune, pur trattando generi diversi, è l'approccio con la scrittura. Complimenti a entrambi: intervistato e intervistatore.
RispondiEliminaGrazie Massimiliano, dopo aver letto i racconti di Marco ero sicuro che sarebbero venute fuori delle riflessioni interessanti da questa intervista, e non mi sbagliavo.
EliminaConosco Marco Freccero tramite il suo blog e ovviamente ero a conoscenza della sua attività. Complimenti a Marco e anche a te che dai sempre spazio agli autori autoprodotti, la visibilità è sempre un aspetto importante per chi non ha una casa editrice alle spalle.
RispondiEliminaGrazie Ariano. Hai proprio ragione, la visibilità è il punto cruciale. Seguo i tuoi yonkoma e ho preso il terzo volume manga, appena lo avrò letto ti dirò le mie impressioni.
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