giovedì 20 dicembre 2018

Recensione: Le chiavi di Platone di Marco Tempestini


Edoardo ha passato gli ultimi anni della sua vita come barbone, condividendo le difficoltà di quella condizione con altri diseredati, con i quali ha strinto forti legami, soprattutto con Antonio, detto Platone. Alla morte di quest’ultimo Edoardo decide di tornare al suo appartamento e alla sua esistenza “normale”. Sì, perché era diventato un senzatetto per scelta e non per necessità; nel corso della narrazione si scoprono i motivi che lo avevano spinto a lasciare la sua vita agiata, sia professionale che affettiva. Il nostro si improvvisa detective per fare luce sulla sorte dell’amico, una ricerca che lo porterà a incontri inaspettati, un nuovo amore, amicizie con figure dal passato ambiguo e viaggi sulle tracce dei pochi indizi che Platone gli ha lasciato in eredità: un portasigari d’argento e un biglietto con un indovinello dalla difficile soluzione.
Il romanzo, ambientato a Roma nel 1963, negli anni del boom economico e della Dolce Vita, intreccia le vicende personali del protagonista agli eventi storici del periodo: la guerra fredda, la morte di Papa Giovanni XXIII e del presidente Kennedy.
Marco Tempestini, al suo esordio come romanziere, dimostra una maturità letteraria notevole, tratteggia personaggi ben caratterizzati con i quali il lettore trova subito empatia e porta avanti la trama di questo thriller particolare fra colpi di scena e momenti più riflessivi. Una volta iniziata la lettura è difficile staccarsi dalle pagine di Le chiavi di Platone, fino alla fine.
Un ottimo romanzo che consiglio.



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