Una raccolta di racconti brevi, caratteristica della produzione
dell’autrice che li alterna ai romanzi.
C’è qualcosa di kafkiano in queste pagine, in questi
componimenti di stampo surreale, lo ritroviamo nel ribaltamento di prospettiva
dei protagonisti, nella rarefazione delle atmosfere narrative che, pur nella
diversità di genere, mantengono delle unità stilistiche, quelle solite della
penna di Antonella: incomunicabilità e ineluttabilità degli eventi, un’imperscrutabile
e caotico karma che non ha bisogno di trovare una sua logica per imporsi come protagonista
dei suoi scritti.
Il gatto nero della copertina si ritrova in due storie,
entrambe con una deriva soprannaturale che sarebbe piaciuta a Poe.
Il racconto che ho apprezzato di più è l’ultimo, La giacca,
perfetta sintesi fra quotidianità e irrazionale.
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