Il romanzo prende spunto da una credenza nata ai tempi della peste di Venezia del 1576, quella dei cosiddetti “masticatori”, sorta di vampiri che tornano dalla tomba per vendicarsi di torti subiti in vita. È ad uno di questi mostri che vengono attribuiti alcuni efferati delitti, compiuti all’interno di chiese della Serenissima, mentre nella città infuria il terribile morbo nero. Ma Orso Pisani, un Signore di Notte (l’equivalente di un moderno commissario), non crede all’intervento di un essere soprannaturale e, con l’aiuto di Nane Zenon, figura a metà fra l’esorcista e il negromante, cerca di fare luce sul misterioso serial killer, mentre le loro vicende si intrecciano con quelle dell’ambigua e affascinante Diamante/Adamas.
Il libro è ben scritto, un buon thriller storico, con il giusto equilibrio fra tensione e contesto, belle caratterizzazioni dei personaggi e dialoghi credibili, interessante anche la Venezia dei Dogi che non fa solo da sfondo alla narrazione, talvolta ne diventa protagonista; non faccio spoiler, ma il finale l’ho trovato forse un po’ troppo precipitoso, comunque il mio giudizio su “Il vampiro di Venezia” è ampiamente positivo.
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