Nel rutilante universo mediatico in cui tutti siamo ormai immersi, sottoposti a un continuo bombardamento di immagini e nozioni, ci sono notizie, articoli di giornale, reportage televisivi, che dovrebbero richiamare la nostra attenzione, farci soffermare a riflettere più a lungo dei canonici cinque minuti che dedichiamo loro, prima di passare a qualche nuovo sensazionale avvenimento, ma… La capacità media di emozionarsi, provare indignazione, sgomento o pietà, è ormai livellata al punto tale da non distinguere più l’ordine di grandezza delle cose: le stragi dei conflitti dimenticati in qualche sperduto paese del terzo mondo vanno sullo stesso piano della sconfitta della squadra di calcio preferita, la morte di un senzatetto interessa meno del nuovo flirt dell’attricetta di turno.
Fortunatamente non per tutti è così.
Riccardo Gavioso compone una galleria di temi che meritano attenzione e ce ne dà una duplice lettura. Una più giornalistica, di quel giornalismo “alto”, che non si limita a fornire notizie e dati, “numeri”, appunto, ma che osserva con occhio critico e ci porta nel cuore dei fatti, scavando fra le pieghe di storie di cui non cogliamo che la grezza superficie. L’altra, più letteraria, con racconti che rimettono umanità in dimensioni che spesso l’hanno dimenticata. E lo fa con una prosa di altissimo livello, spaziando all’occorrenza fra i vari registri narrativi, dal drammatico, all’ironico, al poetico, al surreale.
Un sentito grazie a Riccardo, per aver scritto un libro che ridimensiona le nostre comode certezze, che dà voci e volti agli ultimi, agli esclusi, ai dimenticati, a chi cerca di sopravvivere ai margini del mondo cosiddetto “civile”. Numeri a Perdere è un ricostituente per le nostre coscienze indebolite.
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