Questa volta facciamo quattro chiacchiere con Alberto Tristano, autore del romanzo “Il diario di Giovanni Ponte” e di numerosi racconti pubblicati in antologie.
1. Ciao Alberto, benvenuto sul mio blog. Per iniziare vuoi parlarci un po’ di te?
Sono un primiparo attempato nel senso che il mio figlio letterario è stato partorito nel mezzo del cammin della mia vita, superati gli anta insomma. Ora sono un cinquantenne, serio nel lavoro finanziario che svolgo (la finanza creativa porta guai), ma ludico in tutte le altre attività. Scrivere è per me vivere un grande amore.
2. Come nasce la tua passione per la scrittura? E quali sono i tuoi scrittori preferiti, magari qualcuno a cui ti sei ispirato.
Mia madre era una donna estremamente creativa e mio padre era un cultore della forma espressiva. Ho ereditato qualcosa dai due e l’ho messa su carta. Non ho velleità di gran letterato e perciò i miei idoli sono abbastanza prosaici: da ragazzo sono stato folgorato dalla prosa scanzonata di Frédéric Dard: il padre del commissario Sanantonio. L’autore francese è una mirabolante esplosione di calembour, di climax funambolici, di precarie piramidi lessicali. Più di una volta ho sentito il bisogno di raccogliere e incorniciare i suoi più creativi paragoni. Assolutamente geniale, leggerlo mi procurava un esilarante godimento. Comunque il libro che ha segnato la mia discesa (senza freni) nella scrittura è stato Klito, il capolavoro di Giuseppe Carlotti. Ne consiglierei la lettura al liceo, altro che Melania Mazzucco! Se mi chiedi (me lo chiedi?) qual è il mio punto di riferimento, qual è lo scrittore che sarei voluto essere, ti rispondo senza dubbi: Niccolò Ammaniti. Crea personaggi e storie verso i quali mi è impossibile non provare empatia. Tutte le volte che lo leggo mi sorprendo a pensare: vorrei averla scritta io questa storia.
3. Nel tuo libro, Il diario di Giovanni Ponte, hai scelto la cifra dell’ironia per raccontare il complicato rapporto di un single quarantenne con le donne, quanto c’è di autobiografico?
Mi piace vivere la vita in maniera allegra. Non mi prendo mai sul serio e non sopporto chi lo fa. L’autoironia è la dote che amo e che apprezzo di più nel prossimo. Giovanni Ponte sono io. Le storie che vive, invece, sono un patchwork di episodi capitati ai miei conoscenti o a me in prima persona filtrati da una lente grottesca e tragicomica. E comunque sfido le tue lettrici a non ritrovarsi in almeno uno dei miei personaggi femminili.
4. Stai lavorando a qualche nuovo progetto in questo momento?
Dopo aver scritto Il Diario di Giovanni Ponte, ho frequentato tre scuole di scrittura. La prima mi ha dato una visione filosofica e psicologica dello scrivere. La seconda è stata molto utile perché estremamente tecnica, e la terza si è tenuta alla corte di una scrittrice di successo e quindi interessantissima sotto il profilo reale del lavoro. Da circa un lustro, annualmente, partecipo a una stimolante iniziativa: un torneo per penne affilate chiamato ping pong letterario. Si scrive un romanzo breve in coppia con un partner sconosciuto e con il quale non si può parlare per tutto il torneo. Al momento, ho in odore di pubblicazione due “piccoli miracoli” partoriti in questo contesto con partner diversi ma egualmente empatici : “Profumo A(r)mato” e “Per ogni mia rosa”. Quest’ultimo, un pulp sul tema del femminicidio, ha vinto il premio della critica al IV Torneo: un riconoscimento che ha dato un significato alla mia passione. Ho infine fatto stampare, ma senza pubblicarla, una raccolta di racconti nerissimi (Un Rewash) diametralmente opposti al genere di Giovanni Ponte. Scriverli è stato faticoso e doloroso e quindi deciderò in seguito se proporli alla platea dei lettori.
5. Il self publishing per te è una scelta o un ripiego? E cosa ne pensi della situazione dell’editoria in Italia?
Il self publishing è senza dubbio un’immensa opportunità. In un contesto dove la grande editoria non investe in esordienti, o ti fai sorprendere a letto con la Merkel e quindi strappi passaggi tv e contratti per scrivere “memoir” oppure ti autopubblichi, curando moltissimo il tuo libro, senza fretta e faciloneria. La versione cartacea di Giovanni Ponte uscita nel 2008 per Boopen editore, print on demand non più attivo, peccava di editing. Nella riedizione ebook del 2013 con Narcissus.me la cura dei particolari da parte mia è stata maniacale. Il prodotto naturalmente ne ha tratto grande giovamento.
6. Che mezzi usi per promuovere le tue opere? Pensi che i social network siano d’aiuto per un autore indipendente?
In primis decido di applicare un prezzo stracciato. (Il diario di Giovanni Ponte in versione ebook è nei cataloghi di oltre 50 librerie on line al prezzo di 99 centesimi). Scrivo per piacere e per i riconoscimenti dei lettori e il lucro è l’ultimo dei miei desideri. Anche perché, come quasi tutti gli esordienti sanno o scoprono, pubblicare in proprio tramite POD o con EAP (editori a pagamento) non rende quasi mai. I social network sono di grande aiuto nella promozione come tutto il web. Se non esistesse internet, il print on demand o facebook, se non ci fossero blog come il tuo che informano, intrattengono e divulgano, cinquecento persone non avrebbero riso alle spalle del povero Giovanni Ponte. PS: ho anche millantato di offrire una serata in mia compagnia alle prime cinquanta donne che “scaricavano” Giovanni Ponte, ma l’iniziativa non ha riscosso successo (perché mai?)
7. Quali sono le tue aspettative come scrittore?
Continuare a divertirmi nel trasporre su carta le mie storie. Sorprendere me stesso nel partorire qualcosa che mi piaccia davvero. Far trovare la donna della sua vita al povero Giovanni in un potenziale sequel.
Grazie per la chiacchierata. Ci puoi indicare qualche link dove trovare i tuoi libri?
Con piacere:
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