Due parole sulla trama, senza dilungarmi troppo: Marco,
dodici anni, scompare nel nulla, dopo un pomeriggio passato a giocare con gli
amici. Per Barbara, la madre, giovane vedova, una persona come tante, è l’inizio
di una discesa all’Inferno, l’inizio della sua trasformazione in Rian, una
sorta di angelo vendicatore. La caccia ai colpevoli, la voglia di giustizia che
sconfina nella più efferata vendetta, diventa l’unico scopo dell’esistenza di
Rian, sempre in bilico fra autodistruzione e ricerca della verità. Nel suo
cammino incontra Leonardo, personaggio misterioso e sfuggente, che all’inizio
sembra un suo antagonista ma, che nel prosieguo del suo percorso diventerà un
prezioso alleato. Non voglio anticipare il finale, per certi versi amaro, per
altri inevitabile.
Irma Panova Maino è abile nel disegnare una figura di donna
segnata dal dolore, in un romanzo molto duro, costellato di scene di
ultra-violenza e sangue, tanto sangue. Certe parti del libro non sono adatte ai
deboli di cuore, la tensione è sempre altissima, il clima letterario è dalle
parti della narrativa “pulp”, ciononostante il racconto è sempre credibile e
non si può fare a meno di parteggiare per la protagonista, e comprendere il suo
oltrepassare il “punto di non ritorno” come unica scelta possibile.
Consigliato.